Il MOS contro le esercitazioni militari in Sardegna e la logica di guerra

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Di Massimo Mele il 28 Ottobre 2015. Nessun commento

Il Movimento Omosessuale Sardo partecipa alle mobilitazioni contro la Trident Juncture, “ la più grande esercitazione militare dalla caduta del muro di Berlino” e invita tutte e tutti a partecipare alla manifestazione di Sabato 31 a Cagliari e all’azione di Martedì 3 Novembre a Capo Teulada.

mosLa Trident Juncture, che si svolgerà per tutto il mese di ottobre e fino al 6 novembre 2015, è un’esercitazione militare che coinvolge 30 Stati, 36.000 militari, 60 tra navi e sottomarini e 140 tra aerei ed elicotteri.
Le nazioni ospitanti sono Portogallo, Spagna e Italia, in un teatro di guerra “simulata” che, a partire da Gibilterra e dal Mediterraneo occidentale si proietterà verso sud e verso est. Dal 21 ottobre fino al 6 novembre, si svolgerà la fase operativa vera e propria nei poligoni, nei porti e negli aeroporti militari degli Stati ospitanti e nelle acque e nei cieli dell’Oceano Atlantico e del Mar Mediterraneo.
In Sardegna associazioni, gruppi, movimenti e singoli cittadini e cittadini si sono già mobilitati con cortei, assemblee e manifestazioni spontanee. I prossimi appuntamenti in programma sono una manifestazione a Cagliari il 31 Ottobre e un’azione a Capo Teulada il 3 Novembre per cercare di impedire fisicamente il bombardamento della costa sarda.
Gay, lesbiche e soggettività queer sono chiamate alla mobilitazione non solo in difesa della terra ma per lottare contro la logica della guerra: militarismo machista espressione diretta di un sistema capitalista ed eterosessista. L’uso della forza e della violenza non hanno mai permesso la risoluzione dei conflitti ma hanno semplicemente garantito l’affermazione del potere e la strutturazione di un sistema di controllo sociale ed economico. Dalla prima guerra del Golfo ad oggi la situazione medio orientale è esplosa portandosi dietro l’Africa e una lunga scia di cadaveri e di profughi che ora nessuno è disposto ad accogliere.
Ma la guerra ha portato anche un arretramento sociale e culturale nei paesi interessati: pensiamo all’Iraq, all’Afganistan, al Libano o alla Libia. Le timide conquiste sociali ottenute in anni di lotte (nell’Iraq di Saddam esistevano gruppi femministi e persino gay) spazzate via dalle bombe “intelligenti” e da governi fondamentalisti. Fondamentalisti ma “amici” della NATO e soprattutto delle multinazionali che si sono aggiudicate petrolio e ricostruzione. Ora in Iraq, come in Libano e nelle altre aree di guerra, le donne si coprono il viso e vengono lapidate mentre gay e lesbiche vengono lanciati giù dalle torri.
E’ questa la nostra democrazia?

Qui l’appello di femministe e lesbiche alla mobilitazione contro la Trident Juncture

Questo post è disponibile anche in: Sardu

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