Un po’ di mercurio e l’ibis diventa gay

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Di Massimo Mele il 2 Dicembre 2010. Nessun commento

Uno studio svela che un alimentazione a base di mercurio rende questi volatili più inclini all’omosessualità. Ma non funziona così negli esseri umani

Anche minime concentrazioni di mercurio nell’alimentazione degli ibis maschi li portano ad accoppiarsi tra di loro anziché con le femmine della loro specie. Come risultato molte femmine non possono riprodursi e nascono pochi pulcini. È quanto racconta uno studio pubblicato sui Proceedings of the Royal Society B. È la prima volta, come notano gli autori Peter Frederick dell’ Università della Florida e Nilmini Jayasena della facoltà di Veterinaria dell’Università di Paradeniya in Sri Lanka, che si osserva l’influenza di un agente inquinante sulle preferenze sessuali di un animale.

Il mercurio è un elemento estremamente tossico, soprattutto nella forma di metil-mercurio, per tutti gli organismi animali: viene completamente assorbito dal tratto gastrointestinale e può avere gravi effetti neurotossici e danneggiare l’ apparato riproduttivo. Negli uccelli selvatici riduce le capacità di allevamento influenzando negativamente i comportamenti parentali.

Per valutarne gli effetti sull’accoppiamento, i due ricercatori, hanno catturato 160 giovani ibis bianchi ( Eudocimus albus) avvelenandoli sistematicamente con cibo al metil-mercurio. Gli uccelli sono stati divisi in quattro gruppi, tre dei quali alimentati con cibo contaminato con diversi dosaggi del metallo pesante: 0,3 parti per milione (ppm), una concentrazione considerata dalla maggior parte degli Stati Uniti tossica per l’uomo); 0,1 ppm e 0,05 ppm (una dose abbastanza bassa alla quale gli uccelli sono esposti frequentemente anche nella vita selvatica). Il quarto gruppo non ha ricevuto metil-mercurio, servendo da controllo.

Tutti e tre i gruppi “avvelenati” hanno mostrato un’incidenza di omosessualità maschile più alta rispetto al quarto gruppo. Coppie di maschi si sono corteggiate e hanno costruito il nido insieme, cercando inutilmente di riprodursi per diverse settimane. Il gruppo che ha assunto concentrazioni più alte del composto era anche quello con un numero maggiore di coppie omosex: il 55 per cento. Contemporaneamente le coppie eterosessuali trascuravano la prole, come previsto.

Secondo i ricercatori l’unione dell’influenza negativa sui comportamenti parentali e l’assenza di progenie dovuta ad accoppiamenti omosessuali potrebbe avere conseguenze gravi sulla sopravvivenza delle popolazioni: “ Nel peggior scenario possibile la nascita di giovani potrebbe diminuire del cinquanta per cento”, hanno spiegato.

Altri uccelli possono probabilmente essere influenzati alla stessa maniera ma, come spiegano sia Frederick sia Tony Schumancher del National Wildlife Research Center di Ottawa (Canada), intervistato dal New Scientist, non è per niente chiaro se lo siano anche altri gruppi animali. E come sottolinea la rivista: “ non c’è alcuna prova a favore di un aumento dell’omosessualità tra gli esseri umani, conseguente all’assimilazione di mercurio, nonostante siano stati compiuti diversi studi a lungo termine”.

di Caterina Visco, da daily.wired.it, 01 dicembre 2010

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