Tradizione, identità e provocazione nella performance sulla sessualità di Nicola Mette

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Di Massimo Mele il 2 Ottobre 2012. Nessun commento

Passare attraverso le tradizioni e i suoi luoghi in un viaggio-itinerario che sorprende lo sguardo e i suoi schemi e ribalta i ruoli. Parliamo della performance “Liberatade, Paridade e Sessualidade” di Nicola Mette, giovane artista formatosi a Roma ma originario di Sindia, che si è svolta il 30 settembre.
Giovani donne e uomini in processione per le vie della Sardegna, i loro abiti sono quelli della tradizione dell’isola ma lo sguardo dello spettatore è costretto a fermarsi e guardare i volti degli attori coinvolti, a sorprendersi nel constatare donne che con sicurezza ostentano gambali e pantaloni e vestiti femminili che ricoprono corpi maschili.
Eravamo presenti anche noi del MosInforma, a seguire il corteo lungo l’itinerario che dalle otto del mattino ha fatto tappa a Nuraghe Succoronis (località Macomer); Tamuli, (località Macomer); Sindia (NU); Bosa (OR); Bosa Marina, Turas.

Il lavoro di Mette si snoda su diversi piani: la scelta dei luoghi, la terra, le proprie radici e origini; le tradizioni rappresentate dai costumi antichi, espressione del popolo e delle sue tradizioni, concetti e schemi; gli attori costretti ad impersonare un ruolo altro, ad interrogarsi, a ribaltare lo sguardo su di sé e quindi su ciò che li circonda; infine lo spettatore con la sua visione e reazione. Sì, perchè quando ci si muove sul terreno delle tradizioni e delle identità, rendendo questo mobile, le interazioni e le risposte del pubblico diventano parte dell’opera stessa. Così il ruolo da fatto individuale diventa fatto della collettività, possibilità di ricchezza o espressione di pregiudizio.
Altro dettaglio, molto interessante della performance di Nicola Mette, è che i protagonisti non erano modelli casuali ma i gruppi Folk di Cabras, Sedilo e i Sos Merdule di Ottana.
Portare in scena i temi della sessualità, dei ruoli toccando i nervi della tradizione sarda non poteva che far discutere.
La prima questione riguarda una delle tappe, Bosa. Nello stesso giorno della performance, nel paese è prevista l’ordinazione sacerdotale di un diacono. Tradizioni, sessualità, sacro e profano in un’unica giornata. La questione viene risolta svolgendo la tappa della processione di Mette al mattino, mentre l’ordinazione sacerdotale rimane alla sera. (vedi articolo La Nuova Sardegna)

Nei giorni a seguire il giovane artista ritrova alcune scritte davanti a casa sua e all’entrata del suo paese Sindia: “Vergogna” e “Nicola Mette 6 la vergogna del paese. Gay!” (vedi articolo Unione Sarda)

Immediatamente vengono manifestate attestazioni di solidarietà da diversi fronti della politica e dalla comunità GLBT sarda. L’artista non si lascia intimorire e denuncia sulla sua pagina facebook l’atteggiamento del sindaco di Sindia, che non ha fatto rimuovere tempestivamente le scritte. L’idea portata avanti da Mette, ha sicuramente sortito il suo effetto: ha fatto discutere, porre domande, emergere la discriminazione. All’indomani della performance tutti gli organi di informazione sardi hanno parlato di “Libertade, Paridade e Sessualidade” l’ultima opera performativa di Nicola Mette curata da Barbara Martusciello con Giuseppefraugallery. (vedi articolo Unione Sarda)

Gli inviati del Mos Informa hanno seguito tutto il percorso della performance, nei prossimi giorni il reportage video.

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