Sassari: si riparla di unioni civili

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Di Massimo Mele il 24 Maggio 2011. Nessun commento

Primo acceso dibattito in Commissione, il no del presidente Rotella (Upc). Ora la maggioranza ha i numeri per approvare il Registro

SASSARI. Dopo aver decantato per tre anni nel cassetto dei buoni propositi, il registro delle Unioni civili è tornato alla luce: immancabilmente ha fatto discutere.
Che il tema susciti interesse lo si intuisce anche dalla saletta delle commissioni di Palazzo Ducale. In genere alle sedute partecipano non più di dodici consiglieri, per parlare di coppie di fatto si sono ritrovati in trenta.
Era dal 2008 che l’argomento era diventato tabù, da quando cioè il documento che riconosce ufficialmente un nucleo familiare sulla base di legami affettivi si era arenato in Consiglio comunale. Il centrodestra aveva votato contro, e si erano espressi a sfavore anche Psd’Az, socialisti, Cristiano popolari e alcuni componenti del Pd. La coalizione Ganau aveva accusato il colpo, tanto che nelle successive elezioni, quando tirava aria di alleanze, aveva preferito non includere il registro tra le linee programmatiche.
Adesso però i tempi sembrano maturi per riesumare la proposta, nella maggioranza ci sono i numeri per l’approvazione, e i consiglieri Gianpaolo Mameli (Pd) e Raffaele Tetti (Su) l’hanno rispolverata e portata in commissione Affari istituzionali.
Sulla bozza di deliberazione c’è scritto: «Istituzione registro delle unioni civili – approvazione regolamento».
Destino vuole che quel foglio, per essere illustrato, finisca tra le mani della persona che meno avrebbe voglia di leggerlo. Ovvero Giancarlo Rotella, Upc, baldo difensore della famiglia tradizionale ma anche presidente della commissione. Non appena inforca gli occhiali, dunque, mette le mani avanti: «Non nascondo l’imbarazzo col quale mi accingo a esaminare la pratica… – e spiega – la mia educazione cattolica e i miei principi mi impongono di essere contrario a questa iniziativa». Il discorso di coscienza e il proprio credo non fanno una grinza, le argomentazioni politiche invece sono più scivolose: «L’Upc non si è espresso favorevolmente e io mi adeguo anche alla linea del mio partito. Tantopiù che abbiamo appoggiato Ganau consapevoli che le unioni civili non erano state inserite nel suo programma elettorale». Peccato che i colleghi di Rotella che siedono tra i banchi del Consiglio, ovvero Rino Tedde e Luciano Chessa, abbiano sottoscritto il documento. Ma Rotella non sarà solo nella sua battaglia, perché al suo fianco si schiererà probabilmente anche Roberto Ara del Pd. Alla seduta della commissione non era presente, ma tra le firme sul documento all’appello manca la sua.
L’opera di convincimento per un sì unanime non sarà semplice. Dice Tetti: «Tutte le nazioni europee civilmente evolute si sono dotati delle unioni civili». Dice Mameli: «Tirare in ballo gay e lesbiche è fuorviante. Rappresentano solo una piccola minoranza di cittadini interessati dai diritti in questione. Si tratterebbe di far riconoscere alle coppie gli assegni familiari, la successione, l’irreversibilità della pensione, l’assistenza in ospedale, le visite in carcere, l’assegnazione di una casa popolare». Dice Efreen Carta (Ora sì): «Sappiamo che il registro ha solo valenza simbolica, non può interferire con i dati dell’anagrafe o di altri uffici pubblici. Però è un segnale che la città darebbe e che indica la voglia di estendere i diritti delle coppie di fatto». Dice Sergio Scavio (Ora sì): «L’articolo 3 della Costituzione (nessuna differenza razza, religione ecc.) è il terreno migliore per il confronto tra laici e cattolici». Per Desole e Pisanu (Pdl) si tratta invece di uno sforzo inutile: «Solo la legge dello Stato può disciplinare questi temi: un regolamento comunale non avrebbe alcun effetto pratico». E infine Simone Campus (Pd) che tira fuori un esempio: «Prendete i due anziani di Illorai rapinati. Più di 200 anni in due, lui parroco, lei la sorella, vivono insieme da una vita. Secondo voi non è una coppia di fatto?». Qualcuno gli fa notare che la fattispecie non è proprio esatta: «Quella non è unione civile, è unione perpetua». (lu.so.)

Fonte La Nuova Sardegna

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