Sassari: dilagano omofobia e razzismo

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Di Massimo Mele il 4 Novembre 2010. Nessun commento

foto di repertorio

Sassari. Si moltiplicano gli episodi di violenza in centro. Ieri un violento pestaggio di un senegalese sotto i portici Crispo e l’assalto, con pestaggio, alla casa di due transessuali, hanno fatto salire il livello, già alto, di violenza in città.

Assalto alla casa di due trans

Un misterioso episodio un’ora dopo in via Gazometro I colombiani sono stati picchiati da tre giovani

SASSARI. Quando il trans ha aperto la porta, i tre si sono catapultati dentro la casa, l’hanno scaraventato sul pavimento e picchiato. «Infame», hanno ulrato in faccia al trans colombiano che, in preda al terrore non riusciva neppure a chiedere aiuto. A salvare lui e l’amico, nascosto in un’altra camera della casetta a pianoterra di via Gazometro, nel cuore del centro storico, a pochi passi dal convento delle Monache Cappuccine, è stato qualcuno che, insospettito dalle voci e dal rumore della porta sbattuta con violenza, ha telefonato al 113. Ma quando l’equipaggio di una «Volante» è arrivato sul posto, i tre (che si erano mascherati con i cappellini e i cappucci delle felpe) si erano già allontanati urlando più volte: «infami». L’aggressione è accaduta intorno alle 21. Uno dei due trans è stato accompagnato all’ospedale ma non ha riportato lesioni serie. La casa dell’aggressione è la stessa presa di mira il 14 ottobre da una banda di balordi armati di spranghe, che avevano fatto irruzione e pestato un altro transessuale. Le indagini della polizia avevano portato all’arresto di due giovani, ancora in carcere. E così l’episodio di ieri sera dovrebbe essere strettamente collegato all’altro. E quell’«infame» vomitato addosso al colombiano fa pensare a un suo coinvolgimento nelle indagini culminate con gli arresti dei picchiatori. (plp)

Un giovane senegalese pestato a sangue

L’aggressione del «branco» ieri sera sotto i portici Crispo davanti a decine di persone

SASSARI. Serata di violenza in centro. Un senegalese massacrato da quattro bulli sotto i Portici Crispo, a pochi passi da piazza d’Italia. Un pestaggio feroce davanti a decine di persone. Pugni e calci anche quando il giovane era già a terra incosciente e con il viso trasformato in una maschera di sangue. Meno di un’ora dopo, un’ altra aggressione. Premeditata. In via Gazometro: due trans colombiani sono stati aggrediti nella loro abitazione da tre giovani.
Mor Ndiaye, senegalese di 26 anni, è entrato nel Caffè Giordano poco prima delle 19,30 con il suo fardello di mercanzie. Con educazione e un sorriso timido, si è avvicinato al bancone dove c’erano quattro giovani vocianti, cappellini in testa, giubbottini blu, jeans e tuta da ginnastica bianca, che stavano bevendo birra a fiumi. L’hanno subito preso di mira, circondato e cominciato a parlargli in sassarese. Lui, disorientato, ha cercato di uscire dal cerchio. Gentilmente, nonostante la paura. Ma è stato inutile. Loro hanno continuato imperterriti, minacciandolo, rubandogli qualche accendino e alzando il tono della voce. Fino a quando non è intervenuta la proprietaria del bar, che ha fatto finire la gazzarra e invitato tutti a uscire dal locale.
Ma i quattro bulli erano ormai stati innescati: avevano trovato l’occasione per scaricare la rabbia. Come già accaduto tante altre sere. Sempre lì, nella zona di piazza d’Italia.
Il senegalese è uscito dal bar e si è diretto verso piazza Castello. Ma quando si è reso conto che lo stavano seguendo, si è infilato nel bar San Carlo. «Era spaventato – ha detto la barista agli agenti -. Ma non ha detto nulla. Da dietro il bancone ho seguito la scena e sono intervenuta quando quegli animali lo stavano massacrando». Mor Ndiaye è tornato sui suoi passi con l’intenzione di allontanarsi, ma appena è arrivato sulla soglia del bar è stato raggiunto da un violentissimo pugno sul viso che l’ha fatto barcollare. Così è iniziato il pestaggio. Feroce. Tra le urla degli avventori del bar seduti ai tavolini e della gente che a quell’ora stava passando sotto i Portici.
Incuranti di tutto, i quattro hanno continuato a picchiare l’ambulante senegalese con inaudita violenza. Pugni, gomitate e poi calci, tantissimi calci al viso e al corpo mentre il giovane era inerme sul marciapiede, in un lago di sangue. Solo il coraggioso intervento della barista del San Carlo, che si è anche presa un pugno di striscio alla nuca, e di alcuni passanti hanno convinto i quattro ad allontanarsi. Una prima parte della fuga lenta, fatta quasi con strafottenza: guardandosi intorno e minacciando tutti. Poi, a passo più svelto verso il Grattacielo e infine nei vicoli dove sono riusciti a far perdere le tracce.
Dopo pochi istanti, sotto i Portici sono arrivate le pattuglie della squadra volante e un’ambulanza del 118. Mor Ndiaye, in stato d’incoscenza, è stato accompagnato all’ospedale, dove i sanitari gli hanno riscontrato un trauma cranico e lesioni al viso e ne hanno disposto il ricovero in osservazione. Le sue condizioni non sono gravi. Nel frattempo, sono partite le indagini. Gli agenti, coordinati dalla dirigente Bibiana Pala, hanno ascoltato numerosi testimoni: un aiuto potrebbe arrivare dalle telecamere delle banche.

Il sindaco Ganau in piazza «Basta, sono necessari interventi decisi»


SASSARI. «Basta, così non si può andare avanti. Sassari non è questa, questo è un fenomeno che dev’essere stroncato sul nascere. Occorrono maggiori controlli. Affronteremo il problema con prefetto, questore e comandante dei carabinieri, perchè è chiaro che non si può continuare così: i ragazzi e le famiglie devono poter uscire da casa e percorrere le vie della città serenamente, senza correre il rischio di essere coinvolti in episodi di violenza. Alcune zone sono diventate off limits». Il sindaco Gianfranco Ganau è capitato sotto i Portici pochi istanti dopo l’aggressione. Ed è stato attorniato da decine di persone infuriate che gli hanno chiesto a gran voce una sola cosa: sicurezza. «Signor sindaco, qui non si vive più. Non ci costringerà a fare le ronde come in continente?», gli ha urlato un giovane. «Ma che città sta diventando? Basta, troppo facile prendere i voti e poi disinteressarsi dei problemi», gli ha detto un gruppo di donne a muso duro. Il sindaco amareggiato non ha potuto fare altro che cercare di rasserenare gli animi e promettere interventi. «Ho immediatamente telefonato al questore e al comandante dei carabinieri – ha detto Gianfranco Ganau -. Se finora il fenomeno era stato minimizzato, quasi circoscritto a bande di bulletti minorenni, credo che questa volta sia stato oltrepassato il limite della tolleranza». (plp)

da La Nuova Sardegna del 4 Novembre 2010

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