Pride Cagliari: rassegna stampa

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Di Massimo Mele il 2 Luglio 2012. Nessun commento

Unione Sarda 1/07/2012

Cagliari, seimila al Gay Pride del Poetto. Zedda: ‘Esigenze e diritti da riconoscere’

Una piccola Berlino in riva al mare. Ma nemmeno troppo piccola: sul litorale cagliaritano del Poetto, per il primo Gay Pride in Sardegna, alla partenza si sono ritrovate circa 6 mila persone.

Un successone, e non soltanto per numero di presenze. Due maxi-carri coperti di palloncini coloratissimi e musica sparata a tutto volume, dalla tecno a Madonna passando per l’icona Raffaella Carrà. Tutti in strada contro l’omofobia: gay, lesbiche, bisessuali, trans. Ma anche eterosessuali che vogliono una città e una società che difenda i diritti di tutti. Come è successo mercoledì scorso con la storica approvazione in Consiglio comunale a Cagliari del registro delle unioni di fatto. Una festa con una sfilata sul lungomare sino all’ospedale Marino. Partecipazione popolare. E poi naturalmente le star: i più ammirati e fotografati sono stati una sorta di Marylin Monroe vestito di solo mutandine e reggiseno in pizzo e una dama travestita da specchio. Senza parlare di un ragazzo con il copricapo con vassoio, tazzina e caffettiera.

“Migliaia di persone in strada hanno un solo significato – ha chiarito il sindaco Massimo Zedda, esponente di Sel, poco prima della partenza dei carri – ci sono esigenze e diritti che meritano un riconoscimento. Come è successo con l’istituzione del registro delle unioni di fatto”. Poi alle 18 il via alla sfilata aperta dal rombo di una maxi-moto in testa al corteo.

La Nuova Sardegna 1/7/2012

Gay pride a Cagliari, quattromila in corteo al Poetto

CAGLIARI. I colori dell’arcobaleno accompagnano il corteo. Dietro i carri quattromila uomini e donne che manifestano il proprio orgoglio omosessuale con costumi carnevaleschi e manifesti provocatori: «Babbo, sono trans!» recita un cartellone; «Il desiderio non si norma» esibisce una giovane lesbica; e poi ancora «Il nostro Pride contro i vostri raid», ma anche frasi anticlericali e cartelloni che raccontano storie di chi è stato vittima della violenza prodotta dall’omofobia. Il primo Gay Pride della storia della Sardegna parte alle diciotto da Marina Piccola, sullo sfondo della Sella del Diavolo, e il fiume umano si snoda per tutto viale Poetto.

All’evento non partecipano solo coppie gay, lesbiche, bisessuali, trans e drag queen in paillettes e piume. Il Pride organizzato da Arc all’interno del programma Queeresima ha come motto “Lìberos, respetados, aguàles” ed è una festa per tutte le famiglie. Tanti i genitori con bambini e le coppie etero che appoggiano la lotta degli omosessuali contro i diritti negati e che trovano giusto manifestare anche con le armi dell’esibizionismo e della trasgressione.

«Chi ci critica è represso» dice una drag queen con un vestito succinto e una fluente parrucca bionda. «Vogliamo gli stessi diritti delle coppie etero, vogliamo sposarci e avere pari dignità», dichiara una coppia gay che convive da dodici anni. Due adolescenti si baciano per dimostrare il loro amore e un gruppo di ragazzine urla slogan per la libertà. La sfilata vede in prima linea la parlamentare Paola Concia, che dopo il suo coming out ha iniziato ad impegnarsi per i diritti civili di lesbiche, gay e bisessuali, e il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che ha voluto partecipare al corteo. Dietro di loro, tanti rappresentanti di associazioni: oltre all’Arc e all’Associazione omosessuale sarda, anche Amnesty International, gruppi femministi e l’Associazione Genitori di omosessuali. «Le famiglie devono stare al fianco dei figli – afferma un padre che sventola una bandiera della pace –. Chi li ama desidera che siano felici e che lottino per i loro diritti contro la discriminazione». Dopo il turbine di polemiche politiche e morali che ha seguito l’annuncio del Pride, la Sardegna alla fine ha accolto con favore la sfilata dedicata alla libertà sessuale. «Cagliari è una città abbastanza aperta – ha dichiarato Aldo Canessa, uno degli organizzatori della sfilata –. Tuttavia di fronte alla parola “Pride” riscontriamo ancora reazioni di insofferenza». «Il perbenismo vorrebbe che manifestassimo il nostro orgoglio solo con convegni e iniziative in giacca e cravatta – ha precisato a questo proposito Gigi Cabras di Arc –. Il fatto di indossare costumi in maschera suscita molta diffidenza, ma dopo questa giornata la gente capirà che non c’è nulla di male nel difendere l’uguaglianza».

Il primo Pride della Sardegna non è solo uno spettacolo di musica e di colori ma è anche una manifestazione politica che nasce all’indomani del “sì” del consiglio comunale al registro delle coppie civili. «La creazione del registro è un passo importante – ha commentato la madrina della manifestazione Paola Concia – ed è un segnale che dovrà essere di stimolo per il Parlamento».

Anche il sindaco Massimo Zedda si dichiara contento della manifestazione: «La grande partecipazione della cittadinanza è un chiaro segnale del fatto che è giusto garantire maggiori diritti alle coppie di fatto». Ma ad alcuni manifestanti questo non basta: «Vogliamo il diritto all’adozione – ribadisce una coppia gay –. Le famiglie “arcobaleno” esistono nei fatti e in alcuni Paesi d’Europa questo diritto è già riconosciuto».

Unione Sarda 2/07/2012

Gay pride, la città divisa

DOPO LA SFILATA. Fa discutere la colorita manifestazione al Poetto
«Corteo eccessivo», «giusto farlo a Cagliari»

C’è chi ci è andato per pura curiosità e chi perché ci credeva. Chi neppure lo sapeva e chi ha solo letto le cronache sui giornali. C’è chi li appoggia e chi li odia. Dopo il primo Gay pride sardo, che si è svolto sabato pomeriggio nel lungomare Poetto, i cagliaritani continuano a discutere sull’evento. Oltre che sul sito Unionesarda.it , anche per la strada.
LE POLEMICHE A stupire, in alcuni casi, è stata non tanto la manifestazione in sé ma il fatto che abbia avuto il patrocinio del Comune e della Provincia e che il sindaco Massimo Zedda e la presidente Angela Quaquero abbiano sfilato in prima fila con gli organizzatori, l’associazione Arc. «Meno male che non è venuto anche Nichi Vendola», afferma contrariato Salvatore Piras, anziano di San Benedetto mentre prende il fresco in una panchina sotto un albero, «sono andato per curiosità e mi ha fatto schifo, non è giusto che facciano feste così». Posizione simile ha il suo amico Francesco Cicu, secondo cui i gay «hanno diritto a non essere discriminati ma non a mettersi in mostra come ho visto in tv e sui giornali».
Alessia Caiazzo, giovane cagliaritana che ieri parlava del pride con le amiche. «Non sono contraria, ognuno deve esser libero, ho molti amici gay – sottolinea – ma trovo eccessivo manifestare in quel modo esagerato, come se fosse carnevale. Gli eterosessuali per tutelare i loro diritti non manifestano così».
Alla domanda su cosa pensano della questione omosessuale, si stupiscono Belen Rosales e Cristina Perez, due ragazze spagnole che sono in vacanza in città: «Chiunque ha diritto di esprimersi e di essere ciò che è». Questione chiusa. Almeno per loro.
IL CAOS TRAFFICO Favorevolissima alla manifestazione ma critica sulla gestione della viabilità Eleonora Monti: «Se non mi avesse avvisato mia madre sarei rimasta bloccata. È mancata la comunicazione». Concorda con lei il suo amico Marco Palmas che comunque sottolinea l’importanza di aver organizzato anche a Cagliari la marcia per l’orgoglio omosessuale.
I POLITICI Sul Gay pride prendono posizione anche i politici come Giampaolo Diana del Pd, che sabato non c’era per precedenti impegni ma ritiene che «si debba essere dalla parte di chi, ancora oggi, si trova costretto a lottare per il riconoscimento dei propri diritti». Invece c’era l’Idv di Federico Palomba che ricorda come il suo partito ha proposto «l’estensione della legge Mancino (che punisce la discriminazione per motivi razziali) ai fatti determinati da omofobia e transfobia».
Mario Gottardi

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