Prevenzione sì, ma anche privacy. I test dell’Hiv alla Asl del Sulcis Iglesiente

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Di Massimo Mele il 27 Novembre 2010. Nessun commento

Tra i corridoi della Asl del Sulcis Iglesiente esplode la polemica: c’è anche il test dell’Hiv tra gli esami di routine disposti dalla dirigenza per i suoi dipendenti. E parlare di Aids senza i dovuti accorgimenti, anche oggi che la ricerca in materia ha fatto passi da gigante, scatena sempre una certa agitazione.

Trattandosi di lavoratori del mondo della sanità verrebbe scontato pensare che si tratti di una decisione presa per tutelare al massimo sia i dipendenti sia le persone che quotidianamente vengono assistite dalla Asl. È il buon senso ad autorizzare questa riflessione: basti pensare agli ospedali, ai laboratori e a tutti i centri di cura e assistenza, dove ogni giorno arrivano migliaia di pazienti, per convenire che la prevenzione sia tema sempre fondamentale . Dunque perché non essere certi che nessuno corra rischi soprattutto quando si parla di Hiv?
Detta così suona bene, ma c’è un problema: nessuno avrebbe chiesto il parere dei diretti interessati e nessuno alla Asl 7 avrebbe garantito, così dicono i sindacati, la riservatezza che un simile esame dovrebbe invece – e lo dice una legge specifica – prevedere. I dipendenti della Asl 7 sono semplicemente stati informati del fatto che tra gli accertamenti sanitari sarebbe stato eseguito anche il test per l’Aids. Una lettera di informazione che certo non rappresenta una liberatoria. Abbastanza per scatenare il caos: i sindacati dei dipendenti sono, infatti, insorti e hanno presentato un esposto denuncia alla Procura della Repubblica, al Garante per la protezione dei dati personali e all’assessorato regionale alla Sanità. D’accordo con gli esami di routine, d’accordo con la prevenzione, ma perché non seguire le regole o quantomeno farsi guidare dallo stesso buon senso che ha spinto la dirigenza a richiedere il test? “Il comportamento della Asl – scrivono i sindacati – non tiene in alcun conto che i principi di riservatezza, di rispetto della persona umana, della sua dignità, dei suoi diritti, sono riconosciuti dal nostro ordinamento e dalla Costituzione italiana”.
Insomma, nessuno pensa che i dipendenti della Asl 7 siano contrari alla prevenzione, nessuno più di loro sa quanto importante sia lavorare nella più totale sicurezza: ma questo non autorizza a dare per scontato un consenso. Sarebbe bastato chiederlo per evitare questo ennesimo polverone che avvolge una Asl già da tempo al centro di accese polemiche per un piano di riorganizzazione contestato dai sindacati e dalla maggior parte dei centri del territorio.

Articolo pubblicato il 27/11/2010 da L’UnioneSarda.it di Stefania Piredda

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