Non sono gli omossessuali a rovinare la società

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Di Massimo Mele il 6 Gennaio 2011. Nessun commento

Pubblichiamo, con qualche ritardo, un’altra lettera sull’omosessualità che prosegue il dibattito aperto dal sig. Satta Maniga

Rimango allibita nel leggere i continui interventi del collega Emanuele A. Satta-Maniga in riferimento alla omosessualità. Tengo a precisare come le cause nefaste che influiscono sulla società non siano da ricercare nel fatto veramente ininfluente di un amore che può essere omo o etero.
Quali regole vuole porre il gentile interlocutore a riguardo? Quali steccati vuole indicare ai propri e altrui figli? La natura umana non pone limiti, siamo liberi e pensanti e tali dobbiamo essere, nessuno impone e deve imporre atteggiamenti non consoni alle proprie ispirazioni e inclinazioni naturali. Importante è amare, dare e ricevere amore senza che esso sia mercenario. Che importa se l’amore è omo o etero? L’amore è un sentimento intenso e profondo, di affetto, simpatia ed adesione.
È nell’essere la rinuncia a se stessi per un altro che porta alla identificazione del soggetto in un’altra persona e al fatto che il soggetto perde la coscienza di sé e diventa cosciente di questa identità,di essere tutt’uno e di non poter vivere senza l’altro. Ricordo, ancora, che l’uomo è anch’esso un animale, superiore è vero, ma pur sempre animale e razionale, capace di intendere e volere ed è proprio la sua razionalità che lo rende libero di effettuare scelte personali e non conformiste legate ad un sistema che cocciutamente con la sola fede cerca di dimostrare ciò che è impensabile ed innaturale. Non parlo da ex, ma da cattolica credente e praticante, di una chiesa, ciò che di essa ne rimane, corrotta e corruttrice. Mi duole dirlo, ma da quando abbiamo questo papa, con la p minuscola perché non mi rappresenta come cristiana credente, la Chiesa non è più la stessa, non sa più relazionarsi col suo popolo, con i poveri, con le classi sociali povere, con gli emarginati che crescono ormai a dismisura, con gli omosessuali e non riconosce i problemi e i bisogni reali delle persone in quanto tali. È legata al potere, al denaro, alla esteriorità, al lusso, alla figura B. che muove i fili di un teatro ben noto ormai nella nostra Italia. Lo stesso Manzoni nel suo Romanzo, un simil figuro non lo nominava col suo reale nome ma bensì con l’epiteto di “Innominato”. Le cause nefaste della società cerchiamole quindi su chi dirige o vorrebbe ammaestrare le nostre menti, non di certo nell’amore che si nutre verso un partner del proprio sesso.

prof. Fiorenza Pastorino, Sorso. Lettera alla Nuova Sardegna

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