Morto il Regista di Lady Oscar

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Di Massimo Mele il 18 Aprile 2011. Nessun commento

Il mondo del manga è in lutto per la scomparsa di Osamu Dezaki che, tra tanti altri successi, ha lavorato come regista per la serie di Lady Oscar. Cartone animato apprezzato in Italia e famoso per la storia che narra di una giovane spadaccina dai tratti  androgini che, entrata nelle Guardie della Regina Maria Antonietta, veste i panni di una capitana intraprendente, incredibilmente affascinante ed enigmatica e desiderata da uomini e donne. Proponiamo un articolo del Corriere.it con ulteriori dettagli sul decesso del regista giapponese e sulla sua brillante carriera:

MILANO – Il regista giapponese Osamu Dezaki, che ha legato la sua carriera alla regia di popolari cartoni animati come «Lady Oscar», «Remì» e «Lupin IIII», è morto domenica a Tokyo all’età di 67 anni per le complicazioni di un tumore ai polmoni. Il suo nome è parte della storia degli «anime» giapponesi. Pur lavorando sempre su soggetti scritti da altri autori («Jenny la tennista», «L’isola del tesoro», «Astro Boy» tra gli altri), Dezaki è riuscito ad imprimere un segno caratteristico a tutta la sua opera, sia per lo stile, caratterizzato da inquadrature «oblique» ed angolate dal basso nella maniera espressionista, sia per il tipo di storie, spesso permeate di un certo nichilismo di fondo. A lui si deve l’introduzione negli “anime” di soluzioni registiche innovative come lo split screen e l’uso di fermi immagine su disegni particolarmente curati, da lui stesso definiti «cartoline ricordo». Dezaki è stato anche il primo regista a sperimentare l’animazione digitale generata da un computer in una scena panoramica nella serie «Golgo 13». Nato a Tokyo il 18 novembre 1943, dopo il diploma presso il liceo Kitazono, Dezaki entrò nella Mushi Productions di Osamu Tezuka dove si formò come disegnatore e direttore dell’animazione di alcuni episodi delle serie «Astro Boy» (1963), «Kimba il leone bianco» (1965) e «Monkey» (1967)

LA CARRIERA – Il primo passo da regista avvenne solo nel 1970, quando gli venne proposta la direzione della trasposizione sul piccolo schermo del manga di Takamori Asao e Chiba Tetsuya «Rocky Joe», che divenne immediatamente un cult per i ragazzi degli anni Settanta, i quali si rividero particolarmente in quell’orfano che, per riscattare la propria esistenza, vuole diventare un campione della boxe. La serie venne interrotta anticipatamente per gravi incomprensioni con Osamu Tezuka che portarono poi Dezaki a lasciare definitivamente la sua casa di produzione e a fondarne un’altra, la Madhouse, e diventando uno dei più importanti registi della Tokyo Movie Shinsha, avversaria della Toei. A volte noto anche con gli pseudonimi di Testu Dezaki e Makura Saki, passò da una serie animata all’altra: da «Jenny la tennista» (1973) allo storyboard de «Il tulipano nero» (1975) di Masaaki Osumi e Yoshiyuki Tomino, lavoro che poi replicherá anche per la nuova serie di «Astro Boy» (1980) e per una versione della Fox di Peter Pan dal titolo «Peter Pan and the Pirates» (1990) -, da «Giatrus il primo uomo» (1974) a «Le avventure di Gamba» (1975), passando per «Le più belle favole del mondo» (1976), «Capitan Jet» (1977) e «L’isola del tesoro» (1978).

L’AIUTO – Ma i suoi più indelebili e universalmente conosciuti cartoni animati rimangono «Remì» (1977), tratto dal romanzo «Senza famiglia» di Hector Malot, e «Lady Oscar» (1979), ma solo a partire dal 19° episodio in poi, proprio perché la serie era in calo di ascolti durante i primi episodi e per Tadao Nagahama fu necessario un aiuto per risollevare l’audience: quell’aiuto era appunto Osamu Dezaki. A cavallo fra gli Anni Ottanta e Novanta, si trasferì negli Usa, insegnando tecnica dell’animazione alla Fox, realizzando serie tv e pellicole per un gusto più adulto come: gli «SF Space Adventure Cobra» (1982) e «The Mighty Orbots» (1984) e i suriraa «Golgo 13» (1993, molto amato da Quentin Tarantino) e «Golgo 13 – Queen Bee» (1993). (fonti: Adnkronos e Wikipedia)

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