Milano: PD allo sbaraglio. L’ala conservatrice per Albertini. SeL: ci preoccupa

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Di Massimo Mele il 18 Novembre 2010. Nessun commento

Mariapia Garavaglia in ginocchio

MILANO. Dopo la sconfitta alle primarie, alza la voce l’ala conservatrice del PD, la stessa che, da anni, ha consegnato la città nelle mani della destra. La sen. Garavaglia, la teo-dem che insieme a Bobba e Binetti ululava contro le Unioni Civili, punta i piedi e chiede al partito di non sostenere Pisapia, vincitore delle primarie. In poche parole la teo-dem sconfessa l’istituto delle primarie: la decisione deve rimanere saldamente nelle mani degli incapaci, come lei, che hanno affossato il partito e perso la gran parte delle regioni e dei comuni. In soccorso della Garavaglia, sommersa dalle critiche, arriva l’altra teo-dem Emanuela Baio “Le primarie? Pisapia non era il nostro candidato. Noi possiamo vincere contro la Moratti (sic!), quindi dobbiamo cercare di individuare il candidato migliore per farlo” e conclude “Questo Pd è diventato il Pds”. A rispondere è Chiara Cremonesi, leader lombarda di Sel: “Noi di Sel pensiamo che siano solo posizioni isolate. Il Pd si è schierato compattamente con Pisapia. Quello che ci preoccupa è che i democratici si sottopongano a una discussione massacrante. Senza il Pd non si vince, ma sono convinta che all’inizio della prossima settimana potremo parlare di coalizione”.
Considerate le intenzioni di voto e la percentuale del PD in caduta libera costante, forse sarebbe meglio espellere l’ala teo-dem e ritrovare un minimo di identità di sinistra o il PD sparirà dal panorama politico insieme a Rifondazione Comunista.

Per ridere un pò, anche se a denti stretti, ecco l’intervista alla senatrice Garavaglia fatta da Fabio Massa per affaritaliani.it

di Fabio Massa

Toni duri, chiari, netti. Parole che dividono, che obbligano a una scelta, quelli di Mariapia Garavaglia, veltroniana doc, già ministro e vicesindaco a Roma. In un’intervista ad Affaritaliani.it la senatrice spiega: “Pisapia? Milano merita un ripensamento. Non ci sarebbe l’unanimità dei consensi del Pd sull’avvocato. Proponiamo di lavorare per la costruzione di un terzo polo. Non possiamo permetterci di gareggiare con Pisapia e perdere le elezioni dopo aver perso le primarie. Ipotesi Albertini sindaco? Dico di sì, è una bella occasione”

Senatrice Garavaglia, le primarie sono state una vera bomba per il Pd…
Le primarie sono state di coalizione, mentre il Pd le ha nel suo statuto per il suo interno. Era la nostra opinione pubblica a dover partecipare, per proporre alle città e al Paese le soluzioni che riscuotono maggior successo in casa nostra. E’ stato un confronto tra quattro gentiluomini veri. Alcuni li conosco personalmente, come Pisapia e Onida.

E quindi?
E quindi si sono trovati ad avere il cappello dei partiti. Questo ha indebolito oggettivamente quella società milanese libera che può avere un vertice amministrativo di centrosinistra, ma che non è una città nè di sinistra nè di destra estrema. E poi c’è il problema dell’asse del partito.

Ecco, questo è il punto fondamentale.
Per quanto Pisapia, secondo me, saprebbe fare il sindaco, ottiene uno sbilanciamento verso sinistra che non è la mia posizione all’interno del Pd.

Cosa succede adesso?
Noi abbiamo lanciato l’idea: Milano ha bisogno di un ripensamento. So che alcuni del Pd pensano che bisogna far vincere Pisapia. Io temo che Pisapia non vinca e il Pd era su Boeri. Quindi non si può di nuovo perdere, prima le primarie e poi le elezioni. Il Partito Democratico, se sostiene Pisapia, costringe anche quelli che vengono da posizioni differenti dalla sinistra, a votare un uomo di sinistra.

Una forzatura, insomma.
Anche dal Pd potremmo non avere – e non avremo – l’unanimità dei consensi su Pisapia. Allora io chiedo una cosa precisa al mio partito locale e al mio partito nazionale.

Che cosa chiede?
Di lavorare affinché se si materializzasse un terzo polo di centro, che raccolga quella borghesia milanese illuminata, moderata, io riterrei che sarebbe la soluzione con la quale il Pd non farebbe brutta figura e che anche io francamente sposerei.

Ma non è un po’ come sconfessare l’istituto delle primarie?
Si sono sconfessati da soli, infatti si sono dimessi tutti. La sconfitta è stata registrata da coloro che si sono dimessi. Io sono fortunata, posso parlare liberamente. Il fatto che abbiano riconosciuto la sconfitta e si sono dimessi è come se ci dicessero: ragioniamo su cosa possiamo fare per rimediare al danno.

Se questo terzo polo ipotetico candidasse Albertini, lei cosa direbbe?
Se ci fosse un pezzo di Pd, o almeno l’astensione del Pd, direi certamente sì.

Quindi ci potrebbe essere un patto di desistenza?
Se serve a vincere a Milano, per un partito che vuole essere nuovo e moderno e non guardare i metodi del passato, sarebbe una bella occasione. Forse potrebbe essere l’occasione per fare del Pd il partito nuovo.

Però contro Albertini avete combattuto per dieci anni…
Erano anche gli anni in cui noi non esistevamo come Partito Democratico. Ogni partito ha fatto la sua battaglia. Avevamo combattuto anche contro Formentini, però poi è passato tra le nostre fila. Oggettivamente e fortunatamente c’è un’evoluzione del Paese. Ci sono però partiti ancorati a metodi della prima repubblica. Il Pd non è ancora riuscito a spiegarsi che non è più il partito della prima repubblica. Forse i fatti di Milano ci potrebbero aiutare a fare ragionamenti diversi.

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