L’intervento di Nichi Vendola alla NYU. La poesia al potere

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Di Massimo Mele il 20 Novembre 2010. Nessun commento

di Stefano Vaccara, America Oggi 19-11-2010

Se non più dalla fantasia, in Italia il potere della sinistra potrebbe essere rappresentato dalla poesia? Dopo aver assistito mercoledì sera a due ore di Nichi Vendola alla Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, tutto è possible. Non lo scriviamo per sottovalutare le chance del Presidente della Regione Puglia, al contrario. Lo abbiamo osservato mentre riusciva a tenere incantato un pubblico di giovani e meno giovani (al 99% italiano), tutti pigiati e in piedi. Vendola ha una capacità oratoria, di una intensità “obamiana”, che una sua vittoria nelle eventuali primarie per scegliere il leader dello schieramento di centrosinistra da opporre a Berlusconi (e a Fini) non ci appare più solo possibile, ma probabile. Al segretario del Pd Bersani, in questo caso, spetterebbe il ruolo che fu di Hillary Clinton, favorita e appoggiata dall’establishment, che non riesce ad intercettare la grande domanda di “hope” e “change” da parte dell’elettorato e che invece l’avversario riesce a riflettere alla perfezione.

Vendola, l’attuale leader-fondatore di Sinistra Ecologia e Libertà, il post comunista che venti anni fa rifiutò la svolta di Occhetto e con Cossutta fondò Rifondazione Comunista – abbandonata non tanto tempo fa –  secondo recentissimi sondaggi è il più popolare leader tra gli elettori del centrosinistra, supera non solo Bersani, ma anche Di Pietro.

Nichi, così lo chiamavano tutti alla NYU, dando del tu a chi è Presidente della Regione Puglia da cinque anni. Perché Vendola, come Obama nel 2008, trasmette accessibilità. Ha una super presenza su internet, con video messaggi che rimbalzano nei network sociali che lo hanno fatto balzare nell’indice di popolarità tra quella moltitudine di italiani che ormai non si fida più di giornali e tv e si rivolgono alla rete come espressione di media non asservito ai “padroni” o ai “partiti”.

“Io non sono un fenomeno – ha detto Vendola -. Il fenomeno è la domanda di cambiamento”. E all’accusa di rischiare il “populismo”, proprio attraverso il magico strumento di internet, Vendola si è difeso così: “Il populista accarezza gli istinti peggiori del popolo, il populista dice al popolo quello che per il popolo è agevole sentirsi dire perché non comporta spese, non comporta responsabilità, non comporta sacrifici, io faccio un discorso pubblico che è molto aspro, nei confronti del mio popolo, ed è un discorso pubblico in cui dico che si possono anche perdere i voti ma non bisogna perdere l’anima…”.

Vendola con il suo linguaggio “letterario”, ha spaziato nelle sconfinate praterie dei temi della politica italiana. Lo storico contrasto tra Nord e Sud, il lavoro, la famiglia, le città distrutte dalle periferie, i giovani e l’ambiente simboli del precariato…

Lo spazio non ci consente un resoconto di un messaggio politico narrato come fosse un racconto, un poema facendosi aiutare più volte da Leopardi e Pasolini . Il presidente della Puglia, rispondendo alle domande del Prof. della NYU Pasquale Pasquino e della Columbia Nadia Urbinati,  ha provato a spiegare –  e vista la reazione del pubblico ci è riuscito –  che una vera vittoria politica per la sinistra in Italia può arrivare solo dopo aver conquistato quella culturale contro il berlusconismo. Così citiamo questo passaggio di Vendola come emblematico di una importante serata alla Casa Italiana Zerilli Marimò:

“Significa mettere insieme economia, lavoro, ambiente, cultura e immaginare un profilo culturale di un programma di alternativa che recupera i valori che abbiamo smarrito, l’idea che essere è piu importante che avere, l’idea che gli esseri umani senza relazioni umane non valgono un fico secco, l’idea che l’ombelico è anche patetico, il tuo ombelico, la rivelazione del tuo ombelico, la pornografia del tuo ombelico è una cosa che fa ridere, perche il senso della vita non è nei fianchi, nell’ombelico, e nell’apparire come una velina e come un tronista, il senso della vita è nel conoscere, nel costruire rapporti di solidarietà. Noi abbiamo amato Giacomo Leopardi perche nella splendida poesia la Ginestra contro la natura matrigna diceva bisogna fare catena umana, bisogna prendersi per mano, e allora ecco un programma che ha anche questo fiato. Permettetemi di citare un uomo che è stato tanto importante per me, il mio vescovo, che oggi è oggetto di un processo di beatificazione, Don Tonino Bello, un pugliese oggi santo per devozione popolare, lui diceva così in una preghiera meravigliosa, diceva gli uomini sono angeli con un’ala soltanto, devono tenersi abbracciati per poter volare…”.

Per poi concludere con un giuramento:“Io vi giuro che nella mia sinistra post-ideologica c’è una missione speciale, che è quella di liberare Berlusconi dalle sue ossessioni, perché io non voglio sconfiggere Berlusconi, voglio sconfiggere il berlusconismo di cui Berlusconi è prigioniero per dirgli guarda come è bello avere le rughe, come è bello vivere tutte le stagioni della vita, come è bello sentire i racconti dei vecchi, com’è riconoscere che la nostra bellezza è la nostra fragilità, che noi siamo belli non perché vogliamo rubare il mestiere a Dio, siamo belli perche sappiamo che siamo esposti al dolore e alle intemperie della vita, e che ci aspetta un esito che ci rende fratelli che è la morte. Ecco, io credo che se combattessimo anche su questo piano il berlusconismo forse avremmo anche più fortuna.”

Nella stampa berlusconiana abbiamo letto che il Cavaliere stravede per Nichi Vendola e che per questo motivo non lo attacca mai. Come per dire, se la sinistra sceglie un gay che per giunta è stato “comunista” anche dopo l’ultima ora, la vittoria della destra è assicurata. Può essere, anche se così la pensava il vecchio senatore John McCain quando sperò che quel senatore nero chiamato Barack Hussein Obama battesse Hillary Clinton.

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