La religione non può diventare una scusa per discriminare gay e lesbiche

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Di Massimo Mele il 16 Gennaio 2013. Nessun commento

Due sentenze, una della Corte Europea per i diritti dell’uomo e una di una corte d’appello canadese, hanno ribadito che non si possono discriminare le persone omosessuali sulla base di una fede religiosa.

La sede della Corte Europea per i diritti dell'uomo

In Gran Bretagna due impiegati, una nel settore pubblico e uno nel privato, sono stati licenziati perché hanno rifiutato di prestare i servizi delle loro aziende a persone omosessuali adducendo incompatibilità con le loro credenze religiose. La prima Lillian Ladele si rifiutò di celebrare un rito di unione civile per una coppia gay; il secondo, Gary McFarlane, rifiutò la consulenza di coppia a due omosessuali. A seguito del licenziamento, essi hanno fatto causa alle rispettive aziende appellandosi alla Corte Europea dei Diritti Umani ritenendo che il loro diritto al rispetto della fede religiosa fosse stato violato.
Ma la Corte ha dato ragione alle due aziende che hanno opportunamente tutelato le persone omosessuali da discriminazioni.
L’articolo 9 della Convenzione europea tutela il diritto a manifestare la propria religione in pubblico, ma questo diritto non è illimitato,” afferma Alli Jernow, Senior Legal Advisor della International Commission of Jurists. “Con la sentenza odierna la Corte sostiene l’importanza di proteggere gli altri dalle discriminazioni”.
La corte d’appello canadese ha stabilito che un pubblico ufficiale non può rifiutarsi di celebrare un matrimonio tra coppie delle stesso sesso per motivi religiosi, lo riporta in una notizia di lunedì The Canadian Press.Alla corte era stato chiesto di pronunciarsi su una proposta di legge della provincia del Saskatchewan, con questa sentenza giudicata incostituzionale, che avrebbe permesso appunto di non officiare un matrimonio gay se il celebrante avesse addotto la religione come causa del rifiuto. La legge era stata proposta in seguito alla causa per discriminazione intentata e vinta da una coppia omosessuale che si era vista rifiutare il matrimonio nel 2005 da Orville Nichols, devoto battista e ufficiale civile dal 1983.
I promotori del progetto sostenevano che i matrimoni omosessuali sono pochi e la legge non avrebbe impedito che le coppie cercassero un altro ufficiale civile disposto a sposarli; le associazioni che sostengono i diritti di gay e lesbiche si opponevano dicendo che fosse un chiaro esempio di discriminazione. Il giudice Robert Richards ha dato ragione a queste ultime, dichiarando incostituzionale la legge perché discriminatoria. Il governo del Saskatchewan ha fatto sapere che non ricorrerà in appello ma prenderà del tempo per analizzare la sentenza e decidere il miglior modo di procedere.

La sentenza della corte europea

Fonti ILGA.Europe e UAAR

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