Il Papa si ricorda della “fame nel mondo”. E per un giorno lascia in pace i gay

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Di Massimo Mele il 2 Luglio 2011. Nessun commento

Papa Ratzinger, con i suoi modi gentili e i suoi piedini delicati fasciati Prada, incontra la Fao e, per una volta, non parla di gay, il suo principale chiodo fisso ormai da decenni

Ratzinger chiede alle organizzazioni e alle strutture sovranazionali di garantire il necessario a tutte le popolazioni, magari rivedendo le proprie strutture organizzative, a volte faraoniche, che sottraggono fondi alla lotta stessa. Forse il Vaticano potrebbe dare l’esempio e devolvere tutti i soldi che lo IOR guadagna dal riciclaggio del denaro sporco proprio alla lotta alla fame nel mondo. Che sia la volta buona che Ratzy ne faccia una giusta?? Staremo a vedere ….

un articolo della Nuova Sardegna

Ratzinger, no a speculazioni sul cibo

ROMA. Non «possiamo tacere»: «il cibo è diventato oggetto di speculazione», «milioni di bambini» non hanno da mangiare, «sono condannati a morte precoce, a un ritardo nel loro sviluppo fisico e psichico o costretti a forme di sfruttamento pur di ricevere un minimo di nutrimento». Il Papa si appella ai governi e chiede alla comunità internazionale di passare dalle parole ai fatti, di uscire dalla logica delle «emergenze», di agire concretamente per uno «sviluppo solidale». Non si morirebbe di fame, ha ammonito, se l’«agire sociale» non fosse vittima della stessa logica di «egoismo» di cui sono vittime le persone.
Benedetto XVI ha ricevuto ieri i partecipanti alla XXXVII Conferenza della Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per il cibo e l’agricoltura, con il direttore generale uscente, il senegalese Jacques Diouf e il direttore generale eletto, il brasiliano Josè Graziano da Silva.
«L’ alimentazione», ha ricordato Ratzinger, «tocca il fondamentale diritto alla vita», e «garantirla» richiede «agire direttamente e senza indugio su quei fattori» che gravano su «lavorazione» e «meccanismi di distribuzione» e sul «mercato internazionale». Alla Fao ha inoltre chiesto di cooperare con i governi e di snellire la «propria struttura, liberandola da ostacoli che l’allontanano dall’obiettivo di garantire la crescita nutrizionale e la disponibilità della produzione alimentare».

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