Il governo apre ai gay nelle forze armate «Parlate senza paura»

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Di Massimo Mele il 15 Novembre 2010. Nessun commento

Il sottosegretario Crosetto: chi farà «coming out» non sarà discriminato, e in caso di disagi interverremo

ROMA. Soldati gay e soldatesse lesbiche, è finita l’era del silenzio. Dunque, non abbiate paura di parlare. Mentre negli Stati Uniti resiste il principio «don’t ask, don’t tell», in Italia, assicura il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, i militari omosessuali devono finalmente sentirsi liberi di dichiararsi: «Chi nelle Forze armate decidesse di fare “coming out” spontaneamente, esercitando un diritto, non subirà alcuna discriminazione. Il “coming out” è benvenuto, perché non ci sarebbero conseguenza. E se ci fossero interverremo».
Nessun obbligo, sottolinea il sottosegretario. Chi decide di parlare lo farà per una libera scelta. «Questa è una struttura che premia per merito: il più bravo deve salire. Se poi sia gay o no, non interessa» sostiene. «Quanto alle “informative”, hanno un senso perché nelle Forze armate c’è un’attenzione discriminante forte, soprattutto tra gli alti gradi, nei confronti dei rapporti tra le persone: se un generale ha una storia con un uomo o una donna viene invitato a smettere, o a spostarsi. Non è discriminazione».
Ma Franco Grillini, storico lader del movimento omosessuale e responsabile per i diritti civili dell’Idv, parla di «politica degli annunci» e chiede che siano cancellate «le norme anti-gay ancora presenti nell’esercito», ovvero «le “segnalazioni”, cioé le schedature dei militari e le norme sull’arruolamento che prevedono domande su vita privata e sessuale». Ricorda Grillini: «In una trasmissione tv, nei mesi scorsi, il ministro Ignazio La Russa aveva assicurato che sarebbero state abolite, ma non è avvenuto. Lo facciano: non serve una legge, basta un decreto del ministro».
La parlamentare del Pd Paola Concia si dice pronta a incontrare La Russa: «Ne abbiamo parlato in modo informale: penso che lo vedremo presto per discutere dei modi in cui si possano creare le condizioni perché il tabù sia abbattuto dentro le forze armate».
Paolo Patanè, presidente dell’Arcigay, accoglie però con favore l’apertura del sottosegretario: «Sono parole che indicano che la discriminazione può essere combattuta in tutti i luoghi, ma andrebbero sostenute da atti concreti» afferma, sottolineando la necessitò di incontri formativi tra forze armate e associazionismo gay. «Solo se le parole di Crosetto avranno un seguito potremo vedere sfilare i gay e le lesbiche in divisa al prossimo Euro Pride di Roma nel 2011, come in altri Paesi».
È soddisfatto anche Nicola Cicchitti, finanziere e presidente di Polis aperta, la prima associazione di militari e rappresentanti delle forze dell’ordine con orientamento omosessuale, che conta 50 iscritti e 200 simpatizzanti: «È positivo che un esponente di governo faccia queste dichiarazioni, perché anche se non ci sono norme discriminanti, ci sono situazioni reali in cui le discriminazioni avvengono. Esiste però una direttiva della sanità militare (relativa al disagio psichico, ndr) che se non è stato ancora fatto va rimossa. Perché il disagio è dovuto non all’orientamento sessuale di una persona, ma all’omofobia che la circonda».

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