Sassari: un 25 Ottobre dedicato alla lotta all’omofobia

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Di Massimo Mele il 24 Ottobre 2011. Nessun commento

Martedì 25 Ottobre giornata incentrata sull’omofobia: la mattina l’udienza, speriamo ultima, del processo contro il Movimento Omosessuale Sardo per l’occupazione simbolica della sala del consiglio comunale avvenuta il 28 giugno 2007. La sera la discussione, in consiglio comunale, dell’ordine del giorno su “Prevenzione e lotta all’omofobia e alla transfobia”.

Il consiglio comunale autogestito del 28/06/07

A distanza di 4 anni e mezzo dall’azione di protesta, arriva alle ultime battute il processo che vede imputato il Movimento Omosessuale sardo per l’occupazione simbolica della sala del consiglio comunale di Sassari per protestare contro la mancata approvazione del registro delle Unioni civili e della mozione contro l’omofobia. Il caso ha voluto che, nello stesso giorno, il Consiglio Comunale discuterà, e speriamo approverà all’unanimità, l’ordine del giorno contro omofobia e transfobia che, con il registro delle Unioni civili approvato dal Consiglio lo scorso Luglio, fu una delle motivazioni alla base della protesta.
Era il 28 Giugno 2007, giornata mondiale dell’orgoglio gay e lesbico, quando un centinaio di attivisti, dopo un sit in in piazza del comune, entrò nell’aula vuota del consiglio ed inscenò una seduta autogestita che approvò i documenti respinti da una maggioranza trasversale che attraversava maggioranza ed opposizione. Immediata la condanna politica da tutti i partiti ma il ricorso alla magistratura non fu possibile dato che l’occupazione si svolse in maniera pacifica e l’ingresso, in una sala pubblica, avvenne senza alcuna infrazione. Per questo, la richiesta di perseguire vie legali contro l’associazione, venne depennata dalla mozione di censura votata a larga maggioranza dal consiglio. Ma per il pm Roberta Pischedda, la stessa che ha firmato una ventina di rinvii a giudizio nei confronti del MOS e del Borderline negli ultimi dieci anni, l’illegalità c’era. Certo non palese ma da ricercare in un impianto accusatorio ridicolo ed ai limiti della legalità. L’ingresso a palazzo Ducale, secondo l’accusa, trasformò il sit in in una manifestazione itinerante con relativo “intralcio al traffico dei veicoli” (sic!), da qui la denuncia per aver disatteso le prescrizioni della Questura in calce al permesso accordato per la manifestazione. Ma le prescrizioni si riferivano piuttosto alle vie adiacenti e non sicuramente alle scale di palazzo Ducale.

Protocollato ad Agosto, subito dopo la seconda bocciatura della proposta di legge contro l’omofobia, l’ordine del giorno si perse fra i documenti del consiglio. Calendarizzato nel consiglio di martedì scorso, venne rinviato per mancanza di tempo e, domani, verrà finalmente discusso come primo punto all’ordine del giorno.
L’omofobia, ovvero quell’insieme di atti, vessazioni, discriminazioni e violenze contro le persone omosessuali e transessuali, è, da qualche anno, una parola piuttosto comune nelle cronache locali e nazionali. La severa condanna religiosa dell’omosessualità e l’acceso dibattito sul riconoscimento dei diritti di cittadinanza a gay e lesbiche, a partire dalle coppie di fatto, hanno portato ad una polarizzazione sempre più forte dei favorevoli e dei contrari, incentivando discriminazioni e violenze di stampo omofobico così come il bullismo giovanile, sempre più spesso motivato da omofobia o sessismo.
La legge Mancino del 1993, che sanziona i crimini di odio generati dal sesso, dalla religione, dalla politica ecc., non contemplava l’omofobia nell’elenco delle cause e i vari tentativi di integrazione del testo sono sempre stati bocciati da una maggioranza trasversale formata da conservatori e cattolici sparsi nei vari partiti, anche di sinistra. La mancanza di una chiara condanna della discriminazione contro gay e lesbiche, così come l’assenza di diritti elementari come il riconoscimento e la regolamentazione delle relazioni omosessuali, hanno contribuito all’aumento degli episodi di omofobia che fanno dell’Italia uno dei paesi europei più colpiti da questo triste fenomeno. A parole tutti si dicono contrari all’omofobia, nei fatti molti di loro omofobi lo sono: la denigrazione, l’offesa o la riduzione dell’omosessualità a malattia, devianza o comunque ad un fatto privato da tenere nascosto sono espressioni di un’omofobia interiorizzata così a fondo da nasconderne il senso fortemente discriminatorio.
Da anni sosteniamo che non ci può essere una reale lotta all’omofobia ed al bullismo senza il previo riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche, ovvero senza il riconoscimento della pari dignità e trattamento, davanti alla legge, di tutti i cittadini a prescindere dal loro orientamento sessuale. Così come è necessario dichiarare illegale l’incitamento all’odio, la violenza e la discriminazione, anche dialettica, delle persone GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e trans/gender). Questo significa che se qualcuno, come l’assessore regionale lombardo Prosperini, invitasse ad ammazzare i gay con la garrotta, sarebbe processato e incarcerato e non potrebbe continuare a sedere nelle istituzioni come invece faceva fino all’arresto per corruzione di qualche mese fa.
Con l’approvazione del registro delle Unioni Civili, anche per le coppie gay e lesbiche, e l’approvazione dell’ordine del giorno contro l’omofobia, Sassari entra finalmente in Europa e, insieme a molte città italiane, province e regioni, si schiera a favore di una legge nazionale per le coppie di fatto, per l’introduzione di una aggravante per i reati a sfondo omofobico e si impegna a sviluppare, in concerto con le associazioni del territorio, delle campagne di sensibilizzazione ed informazione sull’omosessualità e la transessualità e di contrasto dell’omofobia, della trasnfobia e del bullismo.

Pur avendo un valore principalmente simbolico, il documento di condanna dell’omofobia che domani verrà discusso in consiglio, ricopre, a nostro avviso, un ruolo fondamentale nello sviluppo di una cultura del rispetto e dell’incontro e della reciproca contaminazioni, quali valori fondanti della Sassari in cui tutti noi vorremmo vivere.

Il testo dell’odg in discussione:
Oggetto: Prevenzione e lotta all’omofobia e alla transfobia
Premesso che:
il Parlamento Europeo il 18 gennaio 2006 ha approvato più risoluzioni attraverso le quali invita gli Stati membri ad agire per contrastare i diversi fenomeni in cui la omo-transfobia si manifesta: P6_TA (2006)0018, P6_TA(2006)0273, P6_TA(2007)0167-;
la Costituzione della Repubblica Italiana (art. 3) stabilisce che: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”;
la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani all’articolo 2, comma 1 recita: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.”;
la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2000/C 364/01) all’articolo 1 recita: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”. E all’articolo 21 ribadisce: “E’ vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”.
Considerato che:
il 17 maggio del 1991 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’omosessualità una “variante naturale del comportamento umano”;
presso il Parlamento Europeo è in preparazione una specifica direttiva sulla prevenzione e la lotta all’omofobia, mentre presso la Commissione Giustizia della Camera è allo studio un testo unificato per introdurre nel Codice Penale il riconoscimento del reato inerente all’orientamento sessuale della persona offesa dal reato e all’identità di genere;
una cultura diffusa ancora oggi anche in Italia spinge a considerare le persone omosessuali, transessuali e transgender come perverse o malate, rendendole spesso oggetto di scherno e discriminazione e obbligandole a nascondersi e spesso a rinunciare, per paura di essere scoperte, al diritto di denunciare maltrattamenti, percosse, furti o ricatti.
Tenuto conto che:
in Italia non ci sono specifiche politiche tese a contrastare le forme di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, transessuali o transgender e non esistono dati statistici utili per valutare il fenomeno;
i dati statistici (2009) dell’Agenzia UE per i diritti fondamentali dimostrano che l’omofobia è un fenomeno socialmente in piena diffusione nei paesi europei ed in molti casi tollerata se non sostenuta apertamente da esponenti politici ed istituzionali;
la lotta all’omofobia e alla transfobia non riguarda solo le persone omosessuali, transessuali o transgender, ma interessa l’autorità pubblica e la volontà collettiva della società, soprattutto se si considera che le difficoltà hanno spesso inizio sin dalla scuola, non sempre adeguatamente preparata ad affrontare l’argomento;
i ripetuti e recenti episodi di violenza e di aggressione omofobica e transfobica in Italia e anche nella nostra città,e che non sempre assurgono agli onori della cronaca poiché le vittime non denunciano, dimostrano senza ombra di dubbio e con drammatica evidenza il clima di intolleranza e insicurezza cui è sottoposta l’intera categoria dei cittadini omosessuali, transessuali o transgender.
Tutto ciò premesso e considerato,
Il Consiglio Comunale di Sassari:
approva e sostiene l’adesione dell’Italia alla proposta di decriminalizzazione universale dell’omosessualità presso l’ONU, presentata dalla presidenza di turno francese dell’Unione Europea, e accolta da tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea;
sollecita il Parlamento Italiano all’approvazione di una normativa specifica che tuteli le cittadine ed i cittadini contro ogni forma di manifestazione di tipo omofonico e transfobico, ad iniziare dall’estensione della legge Mancino per i reati di violenza commessi contro le persone omossessuali;
invita il Governo Italiano a contrastare il fenomeno dell’omofobia e della transfobia con iniziative formative nelle scuole, nella pubblica amministrazione, tra le forze dell’ordine nonché nei luoghi di lavoro con specifici programmi di “diversity management” e a dotare l’ISTAT dei fondi necessari per il finanziamento dell’indagine contro le discriminazioni per orientamento sessuale;
a promuovere l’introduzione nei programmi delle scuole di ogni ordine e grado di elementi formativi che conferiscano agli studenti autonomia e capacità d’analisi, nonché spirito critico contro ogni forma di violenza e di discriminazione basata sull’identità di genere o sull’orientamento sessuale, ai fini della promozione di una reale autodeterminazione delle persone e a verificare che le istituzioni scolastiche controllino il materiale scolastico adottato dai docenti affinché non contenga stereotipi sessisti o discriminatori;
a promuovere, anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, iniziative destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica;
a promuovere interventi nella scuola, in collaborazione con gli organismi istituzionali di competenza, affinché l’istituzione deputata all’educazione dei futuri cittadini sviluppi una cultura della diversità e operi quindi quale luogo principale per lo sviluppo di iniziative dedicate alla lotta contro le discriminazioni.

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