Espulsioni e censure politiche: l’ARCIGAY si spacca

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Di Massimo Mele il 7 Febbraio 2011. Nessun commento

Espulsioni, censure e assemblee infuocate all’interno dell’Arcigay.

Il consiglio nazionale di Arcigay, riunito in una due giorni a Bologna, ha espulso, su richiesta del presidente nazionale Paolo Patanè, due dirigenti dell’Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo e Alessandro Poto. Respinta invece la richiesta di radiazione con divieto di iscrizione anche al circuito commerciale, di Carlo Guarino, che si è presentato dimissionario all’appuntamento bolognese. L’espulsione dei due dirigenti, che ha visto un’assemblea divisa quasi a metà (per l’espulsione di Fabrizio Marrazzo i sì sono stati 30, i no 23 e gli astenuti 5, per alessandro Poto, 27 i sì, 26 i no, 7 gli astenuti) ha avuto come prima conseguenza le dimissioni di gran parte dei consiglieri nazionali: “Esprimiamo – si legge in un documento firmato dai rappresentanti dei comitati di Torino, Cuneo, Aosta, Genova e Liguria, Roma e Lazio, Reggio Emilia, Napoli, Bari e Puglia – la nostra indignazione per l’avvenuta espulsione di soci che hanno ricostruito una presenza attiva dell’Arcigay a Roma, portando a casa moltissimi risultati a favore e a tutela della comunità gay, come Fabrizio Marrazzo e Alessandro Poto. Questo gravissimo atto politico passato per pochissimi voti – prosegue la nota – non ha alcun fondamento giuridico e stravolge la convivenza e le regole democratiche all’interno dell’Associazione. I valori di Arcigay sono strumentalizzati da un gruppo di persone portatrici di visioni estremiste, che hanno un’idea di associazione chiusa in se stessa, dove il ruolo dei territori deve essere estromesso a qualunque costo, anche con accuse false e costruite a tavolino. Arcigay è stata trasformata in una caserma autoritaria e non è più un movimento di liberazione”.
“Valuteremo – conclude la nota – in quali forme proseguire il nostro impegno di persone che intendono cambiare la condizione concreta di milioni di persone omosessuali e transessuali ed il nostro ruolo e la nostra presenza in un’associazione alla quale l’attuale dirigenza ha oggi inferto un durissimo colpo”.
Il Consiglio nazionale di Arcigay smentisce con un comunicato gli articoli che parlano di spaccature interne e gli stessi dissidenti. Di fatto siamo agli stracci e ai piatti rotti anche in casa dell’Arcigay. La guerra dei comunicati esplode con una nota in cui i vertici provavano invece a tranquillizzare “Prive di fondamento tutte le -speculazioni che vorrebbero l’Associazione spaccata a meta’, bloccata e in via di scioglimento – si legge nella nota- Resta intatta la sua unita’ e la sua piena operativita’ su tutto il territorio.”. ”Arcigay ha espulso due soci per gravi violazioni dello Statuto e degli obblighi associativi”.
Dopo le espulsioni del primo giorno e la fuoriuscita di metà dei consiglieri nazionali in Consiglio Nazionale, i cui lavori si sono conclusi ieri, la linea del Presidente e della Segreteria nazionale è stata messa in minoranza. I consiglieri nazionali rimasti si sono opposti a mettere ai voti il documento presentato come “condanna politica” nei confronti di due esponenti di Arcigay Roma e il biasimo a tutto il suo gruppo dirigente.
“E’ una evidente sconfitta del presidente – commenta Daniele Stoppello, responsabile dell’Ufficio Legale di Arcigay Roma e consigliere nazionale dimissionario – Si voleva portare Arcigay ad esprimere una linea vicina a culture politiche superate dalla storia, esprimendo in un documento ufficiale dell’associazione una non meglio precisata condanna politica verso una dirigenza eletta con una larghissima maggioranza. Il Consiglio Nazionale ha fatto un gesto autorevole nel respingere un provvedimento di questo tipo dimostrando che si trattava di una linea profondamente anti-democratica”.
Intanto Marrazzo, l’ormai ex presidente di Arcigay Roma, minaccia un ricorso al TAR e condanna l’espulsione: “Ci troviamo di fronte ad un grave atto di miopia politica dell’attuale Presidente che ha voluto procedere con un vero e proprio processo inquisitorio fondato sul niente, su accuse pretestuose contro chi in questi anni ha rappresentato a partire da Roma un argine al dilagare di episodi omofobi – dice Fabrizio Marrazzo, tra i principali esponenti di Arcigay colpiti dal provvedimento e fondatore di Arcigay a Roma Gruppo Ora – La nostra battaglia per i diritti e contro l’omofobia, che a Roma ha saputo gestire momenti di grave crisi in un rapporto di dialogo anche con le diverse amministrazioni di tutti i colori politici, non si ferma – continua Marrazzo – andremo avanti a Roma come in tutta Italia. Chi ha voluto dividere Arcigay in un momento in cui serve unità e forza per il movimento lgbt dovrà assumersene le responsabilità. Ricorreremo alla magistratura per riaffermare le nostre ragioni, atti di verità e di giustizia mentre il nostro impegno su Roma e in tutta Italia proseguirà a partire da subito e nelle forme che presto renderemo note”.

Ora non resta che attendere per vedere gli svolgimenti. Quello che è certo è che Arcigay è il simbolo dell’integrazionismo inteso nella sua forma più deteriore: lo scimmiottamento della politica maschile eterosessuale. Scontri, minacce, intercettazioni, espulsioni, condanne, sembra di stare nel PdL o nel PD. Qualcuno gli dica che siamo frosci e che posti da sottosegretario non ce n’è, forse magari si calmeranno.

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