David Berger “Lobby gay in Vaticano? No, solo pratica diffusa dell’omosessualità”

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Di Massimo Mele il 21 Marzo 2013. Nessun commento

In Vaticano mi capitava spesso di essere avvicinato per avere “contatti” con i religiosi. E poi c’erano i monsignori, ognuno con il loro segretario, il loro autista, il loro aiutante personale. Spesso giovane e latino-americano“.
Parole di David Berger, 45 anni, teologo tedesco e omosessuale dichiarato, in una intervista a lettera43.it. Nel 2010 Berger venne radiato dalla Pontificia accademia di San Tommaso d’Aquino, dove era professore, e interdetto dall’insegnamento della religione nelle scuole, in seguito alla pubblicazione del suo libro “La sacra apparenza, un teologo gay nella Chiesa cattolica” (Der heilige Schein Als schwuler Theologe in der katholischen Kirche, pubblicato da List, mai edito in Italia).
Prima di questa data Berger, giovane e di bell’aspetto, oltre che brillante teologo, frequentava gli ambienti curiali conservatori e la scena gay romana.
Negli anni in cui ha vissuto nella Capitale, il teologo era solito incontrare preti e «monsignori» nei locali gay e nei luoghi del cruising, gli spazi informali dove ci si conosce per fare sesso. Leggere di prelati in saune e appartamenti a luci rosse, come rivelerebbe il dossier segreto sugli scandali di Vatileaks, che papa Francesco prenderà in carico, per Berger non è dunque una sorpresa.
«Benedetto XVI avrà probabilmente saputo di qualche episodio. Alcuni scandali erano noti ai suoi intimi e anche di dominio pubblico. Ma mai, credo, il papa si sarebbe aspettato un fenomeno di tali dimensioni. Per lui sarà stato uno choc».
Secondo Berger non esisteva una vera e propria “lobby gay” ma, più semplicemente, “la pratica diffusa dell’omosessualità. Non dichiarata, ma palese. E nemmeno legata al desiderio di fare carriera in Curia”.
Nei primi tempi il giovane si stupiva degli incontri che faceva in locali o luoghi di cruising  “Mi ricordo bene degli incontri fatti all’Hangar, un locale gay di Santa Maria Maggiore. E, all’aperto, nel parco di Monte Caprino, vicino al Campidoglio”
Secondo il teologo, Ratzinger conosceva solo qualche caso sporadico ma non aveva idea della diffusione della pratica omosessuale anche all’interno del Vaticano “In Vaticano, la pratica omosessuale è consolidata e inconfessabile, anche se è molto più frequente rispetto alle sedi periferiche. Dubito che il pontefice si fosse reso conto di un fenomeno di tali proporzioni”. Ma Benedetto XVI ” … ha un’enorme paura, quasi il panico, degli omosessuali. Per lui deve essere stato uno choc. Una profanazione inimmaginabile”.
Dalle risposte alle domande su Ratzinger sembrerebbe che la paura dell’ex pontefice derivasse da una mancata accettazione della propria omosessulità, tesi che è andata per la maggiore negli ultimi 8 anni “In privato, c’è chi concorda nell’attribuirgli chiare tendenze omosessuali. Questo, voglio sottolinearlo, non vuol dire essere gay. Molti sacerdoti sublimano queste loro tendenze nell’estetica. Magari non sono neanche consapevoli della loro natura”. Di certo è provata la forte omofobia di Ratzinger “Ha teorizzato che gli omosessuali sono esseri inferiori all’uomo e alla donna, le sole creature di Dio“.

L’intervista può essere letta integralmente su lettera43.it

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