Coppie di fatto: la legge in Italia

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Di Massimo Mele il 17 Ottobre 2010. Nessun commento

Le coppie di fatto sono sempre un bel problema per la legge. Sono anni che si discute sull’uniformare i diritti di chi sceglie di non sposarsi a quelli che invece sono uniti dal sacro vincolo del matrimonio. Tra l’altro, sono in continuo aumento perché sempre più giovani o separati decidono di andare a convivere, è una presa di posizione che può avere carattere conomico ed etico. In Italia sono 564 mila, il 3,9% del totale delle coppie. Questo è l’unico dato, certificato dall’Istituto di statistica (i sondaggi risalgono agli anni 2002-2003) sull’ampiezza del fenomeno nel nostro Paese. Di queste relazioni, il 46,7% è costituito da coppie in cui almeno un componente ha già vissuto un’esperienza matrimoniale.
L’altra metà, invece, sono persone celibi o nubili. Le coppie di fatto sono soprattutto al Nord: rappresentano il 5,4% delle coppie nel Nord-Ovest e il 6,2% nel Nord-Est. Al Centro sono il 3,5% del totale. L’1,7% nel Sud e nelle Isole.

Come rendere autorevole la propria convivenza

Le coppie che convivono non hanno molto valore, purtroppo in Italia, a differenza di molti Paesi dell’Unione Europea. Per dare credibilità al rapporto bisogna mostrare una comunanza di vita, quindi essere residenti nello stesso domicilio, avere magari delle proprietà comuni. Bisogna creare quindi non solo una convivenza, ma una famiglia di fatto.

La Legge

L’8 febbraio 2007 il governo italiano ha approvato un nuovo disegno di legge che prevede i riconoscimenti delle unioni di fatto, non sotto la denominazione comune di PACS, che poi è formula che da anni funziona in Francia, ma di DICO. Purtroppo poi, per una serie di problemi di ordine giudico ed etico, non sono diventati legge. C’è stata una nuova proposta di legge sul CUS (contratto di unione solidale), aperta a tutte le coppie etero e gay, ma la caduta del Governo Prodi ha decretato il fallimento anche di questa proposta. Renato Brunetta, nel 2008, ha candidato un riconoscimento sia per coppie eterosessuali sia per coppie omosessuali chiamato DiDoRe (DIritti e DOveri di REciprocità dei conviventi). La proposta non è stata tuttavia presentata al parlamento. D’allora non c’è stato più molto in materia.

Il registro per le Unioni Civili

Esistono comunque dei registri per le unioni civili, basati sulla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che all’articolo 9 sancisce, tra i diritti fondamentali della persona, il “Diritto di sposarsi e di costituire una famiglia“. Nel 2006, il comune di La Spezia ha deciso di aprire agli omosessuali il registro delle unioni civili, questo provvedimento determina l’equiparazione amministrativa delle coppie di fatto (diritto alle case popolari, etc.). Non è molto, ma è già un primo passo.

E i figli?

Il padre deve riconoscere legalmente il figlio nato fuori dal matrimonio, affinché possa avere il suo cognome. Per motivi di eredità, proprio come accade in caso di adozione, anche ai nonni paterni è richiesto il riconoscimento. In caso di separazione della coppia o di morte di uno o di entrambi i genitori, la legge per la tutela dei minori agisce esattamente come con bimbi nati da unioni legalizzate.

Articolo tratto da coppia.pourfemme.it di venerdì 15 Ottobre 2010

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