Comunicato stampa: Considerazioni sull’intervento delle associazioni GLBTQ sarde al Sardinia Reggae Festival

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Di Massimo Mele il 13 Agosto 2013. 2Commenti

Venerdì 2 Agosto le associazioni GLBT sarde MOS, ARC e Pandela Transgender sono salite sul palco del Sardinia Reggae Festival per un intervento contro l’omofobia violenta e l’istigazione all’omicidio di gay e lesbiche del cantante giamaicano Capleton, ospite del festival.
Dopo la nostra dura presa di posizione contro la partecipazione di Capleton e la richiesta di cancellazione del concerto, di alcuni giorni prima, l’Ass. Sardinia Reggae ci contattò esponendo le proprie ragioni, ovvero che Capleton da anni aveva preso le distanze dai contenuti omofobi dei suoi testi non solo impegnandosi a non cantare più quelle canzoni ma anche manifestando la disponibilità a rinnegare pubblicamente l’omofobia con un messaggio durante il concerto. Contemporaneamente, proprio per suggellare tale “conversione” dell’artista, chiedevano a noi di lanciare un messaggio contro la discriminazione di gay, lesbiche e trans dal palco del festival. MOS, ARC e Pandela Transgender, come da accordi, sono salite sul palco e hanno lanciato il proprio messaggio (vedi oltre) contro omofobia, razzismo e sessismo, ricordando anche il violento pestaggio della settimana prima a Sassari, quale conseguenza dei troppi discorsi carichi di odio contro le persone omosessuali e transessuali. Le tre associazioni hanno inoltre invitato chi organizza eventi culturali a porre più attenzione nella scelta degli artisti da invitare e ad essere più responsabili delle proprie scelte. L’esempio di Capleton è significativo dato che durante il concerto il cantante non ha detto alcuna parola chiara di condanna della violenza verso gay e lesbiche. Il suo generico invito all’amore universale non ha per noi alcun significato: anche quando istigava ad ucciderci sparandoci in testa o impiccandoci vivi, nei testi delle altre canzoni cantava di
amore e faceva proclami contro il razzismo. Amore che per lui non coinvolgeva quello omosessuale. Inoltre ci è stato fatto intendere che la sua pseudo “conversione” sarebbe limitata ai palchi occidentali mentre in Giamaica continua ad inneggiare all’odio ed alla morte per gay e lesbiche. Quindi deduciamo che, secondo gli organizzatori, ammazzare un gay europeo sia sbagliato, mentre impiccarne uno giamaicano non sia un problema.
Per quanto pensata, forse, in maniera strumentale, rivendichiamo la nostra partecipazione al festival ed il messaggio che abbiamo lanciato contro l’odio e la violenza, l’unico che spettatori e spettatrici abbiano capito dato che Capleton parlava in gergo giamaicano. Ma prendiamo le distanze dall’organizzazione di un festival che avrebbe dovuto lanciare un messaggio di pace e di amore e che invece si è piegato alle logiche del profitto (che, data la partecipazione, non è stato neanche granchè!) così come abbiamo appurato che la “conversione” di Capleton non era sentita ma semplicemente una scelta di natura discografica-commerciale.
Rinnoviamo pertanto l’invito a tutte le associazioni che organizzano eventi culturali ad assumersi “pienamente” la responsabilità dei messaggi che le proprie manifestazioni ed i propri ospiti lanciano dal loro palco. Con internet non è difficile conoscere la storia umana e politica, e non solo artistica, degli artisti che si invitano.

Questo è il testo dell’ intervento letto dal palco:

Siamo qui perchè oggi si esibisce un cantante che in passato ha istigato all’odio e alla violenza contro gay e lesbiche, un messaggio in netto contrasto con lo spirito di pace, amore e fratellanza che dovrebbe essere trasmesso dalla musica, ancor di più quella reggae. Troppo spesso siamo portati a giustificare messaggi di odio nascosti in discorsi politici, religiosi, musicali o nell’arte… ma le parole hanno delle conseguenze e possono portare ad atti di violenza come è successo nella notte di Sabato in una piazza di Sassari in cui due trentenni sono stati aggrediti e selvaggiamente picchiati da un branco al grido di “odiamo i froci, odiamo i negri”. Quando ignoriamo messaggi di odio diventiamo complici delle violenze che producono… e allora siamo qui per affermare con voi no all’omofobia, al razzismo e al sessismo … Capleton oggi sul palco condannerà la discriminazione verso gay e lesbiche dimostrando che dall’omofobia si può guarire

L’impegno per contrastare ogni forma di discriminazione deve essere quotidiano e continuo ancora di più per chi ha un palco a disposizione… speriamo quindi che le sue ragioni non siano solo di natura discografica-commerciale…

Ci auguriamo anche che le associazioni che organizzano gli eventi culturali stiano più attente al messaggio che gli artisti portano

Un ultima cosa: chi vive bene con se stesso non discrimina gli altri . . . solo chi ha problemi lo fa.

Movimento Omosessuale Sardo
Arc Cagliari
Pandela transgender

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