Al via il processo contro il MOS per l’occupazione del Consiglio Comunale nel 2007

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Di Massimo Mele il 13 Dicembre 2010. Nessun commento

L'occupazione simbolica del Consiglio Comunale

Sassari. Comincia domani, martedì 13 Dicembre, il processo contro il Movimento Omosessuale Sardo per l’occupazione simbolica della sala del Consiglio Comunale avvenuta il 28 Giugno 2007, giornata dell’orgoglio Gay, Lesbico e Trans, per protestare contro la mancata approvazione del registro delle Unioni Civili

L’accusa in realtà non riguarda l’occupazione in sè, dato che l’aula del Consiglio Comunale, che è un luogo pubblico, era vuota, ma, secondo l’accusa, l’aver disatteso le prescrizioni contenute nell’autorizzazione della Questura. Nel documento si faceva espresso divieto di spostamento dal luogo indicato, piazza del Comune, per non ostacolare il traffico delle persone e degli autoveicoli. In pratica  una richiesta di non trasformare il preannunciato sit in in manifestazione itinerante per le strade della città con eventuale intralcio al traffico.
A firmare il rinvio a giudizio Roberta Pischedda, la stessa PM che, dal 2000 al 2010, ha firmato numerosi procedimenti contro il circolo Borderline e il Movimento Omosessuale Sardo, di cui, la maggior parte, finiti in un nulla di fatto ma costati decine di migliaia di euro alla collettività e al MOS.

Rispetto ai fatti contestati: la manifestazione non si mosse da piazza del Comune ma, al termine del sit in, molti manifestanti entrarono senza alcun problema in Comune e si sedettero nelle sedie dei consiglieri comunali inscenando un consiglio comunale autogestito che approvò, simbolicamente, il registro delle Unioni Civili e una mozione di condanna dell’omofobia. Indirizzo del Comune? Piazza del Comune.

Il Movimento Omosessuale Sardo esprime forti perplessità sul fondamento del procedimento che si apre domani : “Ci domandiamo se il costo del processo, a carico della collettività, così come il costo della difesa, a carico del MOS”, scrivono in un comunicato, “non potevano essere evitati con un utilizzo più oculato delle poche risorse a disposizione del Tribunale e, più in generale, della Giustizia nel nostro Paese” .

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