«Noi del Mos, vent’anni di lotta contro i pregiudizi sugli omosessuali»

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Di Massimo Mele il 19 Febbraio 2012. Nessun commento

Il leader Massimo Mele: abbiamo abbattuto molti tabù e aiutato tanti giovani a vivere sereni la loro condizione

Un momento dell'iniziativa al Borderline. Foto Marco Mura

SASSARI. «La battaglia vinta di cui sono orgoglioso? Aver sdoganato l’omosessualità a Sassari, abbattuto quello che era un tabù ed essere riuscito ad aiutare tanti giovani a prendere coscienza con serenità della loro sessualità». Per Massimo Mele, presidente del Mos e per tutti gli attivisti ieri è stata una giornata importante: il Movimento omosessuale sardo ha compiuto vent’anni di lotte per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali, transgender e queer (termine, quest’ultimo, che definisce in maniera ampia un orientamento sessuale diverso da quello etero).

L’importante tappa è stata ricordato con una serata al circolo Borderline di via Rockefeller. Oltre ai rappresentanti istituzionali, dal sindaco Ganau all’assessore alle Culture Dolores Lai fino alla presidente della Provincia Alessandra Giudici tanti ospiti che hanno accompagnato questa avventura. Rappresentanti di associazioni, gruppi teatrali, gli amici dell’Ex Q, l’ex sindaco Anna Sanna che per la prima volta, era il giugno del 1997, ricevette ufficialmente il Mos a Palazzo Ducale, e la drag queen Karl Du Pignè, alias Andrea Berardicurti, del circolo romano Mario Mieli.

Nello storico punto di aggregazione sociale e culturale della comunità gay sassarese una mostra multimediale ha ripercorso l’attività svolta. Volantini, manifesti, locandine, articoli di stampa, comunicati e video delle molteplici iniziative organizzati in questo lungo arco di vita. Politica e cultura che si fondono nel modo di essere del Mos, un percorso che, nato quando Massimo Mele era poco più di un ragazzo, si è via via arricchito. «Siamo nati come circolo Arcigay nel gennaio del 1992 – racconta -. Allora a Sassari l’omosessualità era un argomento tabù, nemmeno esisteva un punto d’incontro. Se c’è un merito di cui ci possiamo vantare è che uscendo allo scoperto abbiamo portato l’argomento all’attenzione generale e messo il primo seme per un cambio di mentalità generale.

In una città di provincia che, se può essere ignorante o avere atteggiamenti di stupidità in materia di orientamento sessuale, ha finora comunque dato prova di non essere rozzamente omofoba. Anche se non posso dimenticare le parole con cui ci apostrofarono in seguito alcuni consiglieri comunali nel 2007 quando occupammo l’aula del consiglio comunale: «malati, schifosi e viziosi». Dall’Arcigay ci siamo staccati perchè la vedevamo più come un’organizzazione sindacale, mentre noi ci riteniamo più politici.

Nel 2005 ci siamo amche presentati alle elezioni con una nostra lista, non era mai avvenuto prima. Non vogliamo tutelare solo i diritti di gay e lesbiche, ma i diritti di tutti perché è così che non saremo discriminati nemmeno noi. Le nostre rivendicazioni, infatti, sono state negli anni il diritto all’articolo 18, la condanna delle guerre, la battaglia per il registro delle unioni civili che ci portò, appunto, all’occupazione dell’aula consiliare. Ricordo che occupammo una sala vuota, ma fu quasi lesa maestà. Il registro delle unioni civili è un atto simbolico, finora non si è registrato nessuno, perché finchè non ci sarà una legge nazionale non serve realmente, ma è di stimolo a vararla».

I vent’anni del Mos sono stati anche battaglie giudiziarie. «Festeggiamo questo anniversario nel nostro circolo Borderline – afferma Mele – per il quale siamo stato sottoposti a decine di processi per undici anni. Il locale è stato chiuso perché rumoroso, o perchè secondo le accuse non avevamo rispettato il sequestro giudiziario, ma alla fine abbiamo sempre vinto noi».

Fonte La Nuova Sardegna 18/02/2012, foto Marco Mura

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