“Russia, aumentano le aggressioni contro gay e lesbiche, ma la polizia fa finta di niente”

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Di Massimo Mele il 20 Dicembre 2014. Nessun commento

Lo denuncia Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato oggi. Un numero crescente di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sono stati attaccati e perseguitati in tutta la Russia, dopo l’adozione delle misure anti-LGBT sancite da una legge federale del giugno 2013

Violenze contro un omosessuale a Mosca

Violenze contro un omosessuale a Mosca

MOSCA – Le autorità russe hanno fallito nel loro obbligo di prevenire e perseguire la violenza omofoba. Lo denuncia Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato oggi. Un numero crescente di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sono stati attaccati e perseguitati in tutta la Russia, dopo l’adozione delle misure anti-LGBT sancite da una legge federale del giugno 2013. La legge ha effettivamente legalizzato la discriminazione contro le persone LGBT, lasciando che fossero percepiti come cittadini di seconda classe.

Il rapporto di 85 pagine. Il titolo del rapporto: “Violenza e molestie contro le persone LGBT e attivisti in Russia”. Si basa su decine di interviste dettagliate con le persone LGBT e attivisti in 16 città in tutta la Russia che hanno avuto attacchi o molestie aggressive a causa del loro orientamento sessuale o identità di genere. Persone picchiate, rapite, umiliate o chiamate “pedofili” o “pervertiti”, in alcuni casi, da parte di gruppi di vigilantes omofobici e da sconosciuti nelle metropolitane, per strada, nei locali notturni, nei caffè, o nei colloqui di lavoro. “La violenza vissuta da persone LGBT in Russia – ha detto Tanya Cooper, la ricercatrice che ha svolto l’indagine per Human Rights Watch in Russia – è inconfondibilmente motivata da omofobia, ma le autorità ignorano deliberatamente che si tratti di crimini di odio e non riescono a proteggere le vittime”

Gli abusi pubblicati on line. Human Rights Watch ha documentato le molestie e la violenza verso le persone LGBT in Russia nella loro vita quotidiana. La maggior parte degli intervistati ha detto che questi problemi si sono intensificati dal 2013. In alcuni casi, sono stati attaccati da gruppi di vigilantes anti-LGBT che è apparso in decine di città e piccoli centri russi alla fine del 2012. Questi gruppi di nazionalisti radicali usano la tattica di attirare gay e adolescenti con un pretesto e poi umiliarli ed esporli videoregistrando l’incontro. Centinaia di questi video che ritraggono abusi sono stati pubblicati on-line. “Ho sentito il sangue in bocca, ma solo dopo mi sono accorto che mi avevano rotto la mascella in due punti,” ha detto una delle vittime di un gruppo di vigilantes.

La polizia fa finta di niente. Attivisti LGBT devono affrontare anche la violenza fisica e le molestie in occasione di eventi pubblici che sostengono l’uguaglianza LGBT. La stragrande maggioranza di loro che sono stati ascoltati da HRW era stato attaccato almeno una volta nel corso di eventi pro-LGBT pubblici del 2012. Hano descritto gli attacchi in diverse città. Hanno detto che gli anti-LGBT molestano e attaccano, mentre la polizia, sistematicamente, fa finta di niente e non di adotta misure adeguate per prevenire gli attacchi e proteggere i manifestanti dalla violenza.

La paura delle denunce. Su 78 vittime di violenza e molestie omofobica e transfobica intervistati per la redazione del rapporto di HRW, 22 non hanno segnalato attacchi contro di loro alla polizia perché temevano molestie da parte della stessa polizia e non credevano che gli agenti avrebbero preso sul serio le loro denunce. Molte vittime hano sentito riferire che l’andare in una postazione di polizia a riferire un’aggressione, si rivela sempre una perdita di tempo, perché mai nessuna indagine si avvia dopo ogni denuncia di assalto omofobo. “Le forze dell’ordine russe hanno gli strumenti per perseguire la violenza omofoba, ma non hanno la volontà di farlo – si legge nel rapporto – l’incapacità di fermare e punire la violenza espone, di fatto, le persone LGBT e i loro sostenitori ad ulteriori rischi”.

 

Tratto da Repubblica.it del 15 dicembre 2014

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