Diario di un’emigrata: a Praga con la Sardegna nel cuore

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Di Massimo Mele il 18 Ottobre 2015. Nessun commento

silvia_partenzaRicordo il momento in cui lasciai la Sardegna, il cuore mi si stringeva al pensiero che da quel momento in poi non averi più respirato l’aria profumata del mare, niente più pizzate con gli amici e potevo scordarmi i culurgionis di mamma. Una realtà che si faceva viva in me mentre passavo il check in della Rayanair che avrebbe suggellato l’addio alla mia terra. In quello spazio anonimo e senza nazionalità che è l’aeroporto le lacrime scendevano calde e rigavano le guance, non era un addio lo sapevo bene, ma allo stesso tempo non riuscivo ad essere felice di quella partenza.

Trovavo ingiusto il dover lasciare quella che è sempre stata la mia casa per un lavoretto che mi avrebbe permesso di sopravvivere. 
Ma a parte questa partenza drammatica ora mi trovo qui, a Praga, un mondo simile ma allo stesso tempo estraneo al mio essere. Passo i giorni circondata dai turisti, ogni giorno imparo una parola nuova che sia ευχαριστίες, grazie in greco, o до свидания, arrivederci in russo. Ogni giorno è come essere a scuola, si imparano sempre cose nuove. Vivere qui è difficile non solo per il tempo, al freddo ci si abitua, ma anche per le difficoltà linguistiche, una lingua non tua non ti permette di esprimere quelle sfumature che i sentimenti hanno.

pragaVivere all’estero ti tempra l’anima, lo so io come lo sanno i milioni di emigrati che nel passato hanno attraversato il mare per raggiungere un futuro più roseo per loro o per la loro famiglia, ma al contrario di ciò che molti pensano dopo la partenza si è sempre persone a metà, perché parte di noi resta a casa. Ho sempre sentito parlare dell’attaccamento dei sardi verso la propria terra, di quell’amore viscerale che ci lega al posto natio, ma solo quando si va via lo si percepisce in tutta la sua forza. Con questo non voglio dire che emigrare sia sbagliato, anzi. Praga è una città stupenda ed entrare a contatto con un modo diverso di vivere e di pensare aiuta inequivocabilmente a comprendere quanto siamo fortunati o quando possiamo ancora dare o fare.

Io, come forse molti miei coetanei, vivo la distanza da casa come se fosse una nuova scuola. Cerco di imparare il più possibile, cerco di rafforzarmi e perfezionarmi, non solo a livello lavorativo ma anche personale. E anche se inizialmente vedevo l’allontanarmi dall’Italia, e in modo specifico dalla Sardegna, come un tradimento, ora sono sempre più convinta che tutto ciò mi servirà. Un giorno tornerò e avrò qualcosa di bello da offrire alla terra che mi ha dato tanto.

Di Silvia Cannas

Questo post è disponibile anche in: Sardu

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