Condannati i due poliziotti che perquisirono i miltanti del MOS

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Di Massimo Mele il 15 Febbraio 2011. 4Commenti

Si è concluso questa mattina, con una condanna a quattro mesi e il pagamento delle spese processuali, il processo contro i due poliziotti accusati di abuso di potere e perquisizione non autorizzata nei confronti di Massimo Mele e Paolo Giuliani, esponenti del Movimento Omosessuale sardo.

Pina Zappetto, Massimo Mele e Paolo Giuliani

SASSARI. Il giudice monocratico del Tribunale di sassari ha giudicato colpevoli di abuso di potere e perquisizione non autorizzata i due poliziotti leccesi, Antonio Casto e Guglielmo Cirino, che, nell’aprile 2005, fermarono e perquisirno Massimo Mele, Paolo Giuliani e altri due candidati della lista Liberiamo Sassari.

Una settimana prima del voto per il rinnovo del consiglio comunale di Sassari, Massimo Mele, candidato a Sindaco per la lista Liberiamo Sassari e Paolo Giuliani e Gianuario Muntoni, candidati nell stessa lista, furono fermati dai due poliziotti per un controllo durante un giro di campagna elettorale. Erano le due di notte e i candidati erano attesi per un comizio in un circolo del centro storico. I due poliziotti mostrarono da subito poco interesse per gli impegni elettorali e, dopo aver verificato le generalità, decisero di effettuare una perquisizione sul posto “in cerca di armi o esplosivi”, come scrissero poi nel verbale. Non contenti della perquisizione con esito negativo, i due poliziotti decisero di condurre in questura i tre candidati “per dimostrare che loro possono fare questo ed altro” come disse uno dei due a Massimo Mele che si lamentava del trattamento. Una volta in questura i tre vennero condotti in una stanza, fatti spogliare e controllati nelle parti intime con l’ausilio di guanti di lattice, sempre alla ricerca di armi ed esplosivi. Vana la richiesta di un avvocato o di parlare con il magistrato di turno, per i due leccesi la legge, in quel momento, erano solo loro. “Possiamo trattenervi qui 24 ore” dissero minacciosi. L’arrivo in Questura di decine di persone, avvisate dai militanti di IRS di quanto avvenuto, convinse i due poliziotti che forse non era il caso di continuare e, alle sei del mattino, i tre attivisti vennero rilasciati.

Dopo le elezioni, Massimo Mele e Paolo Giuliani presentarono un esposto contro i due poliziotti che trovò alcune resistenze iniziali. La Procura ne chiese per due volte l’archiviazione e, alla fine i due poliziotti furono imputati coattivamente dal giudice delle indagini preliminari Massimo Zaniboni. Il lungo processo, che ha visto come testimoni esponenti del MOS e di IRS, tra cui lo stesso Gavino Sale, si è concluso questa mattina con la condanna dei due poliziotti a quattro mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali e del danno morale quantificato in cinquemila euro. “Sono molto contento della sentenza” è il commento di Massimo Mele, presidente del Movimento Omosessuale Sardo, “E’ stato riconoscito il principio che nessuno, anche se ha una divisa, può essere considerato al di sopra della legge”. Anche Paolo Giuliani si ritiene soddisfatto “dopo sei anni è stata fatta giustizia”.

In un comunicato il Movimento Omosessuale Sardo esprime piena soddisfazione per la condanna “Chi indossa una divisa non può permettersi, in alcun modo, di disattendere quelle leggi che è chiamato a far rispettare. Ne va della credibilità stessa dello Stato e delle forze dell’ordine. La sentenza di oggi riconosce che nessuno è al di sopra della legge e che anche i poliziotti devono rispondere in tribunale dei loro comportamenti”.

4 Responses to Condannati i due poliziotti che perquisirono i miltanti del MOS

  1. Giuseppe   17 Febbraio 2011 a 09:50

    Bravi!!! Era ora che qualcuno di loro venisse condannato. Non succede mai! Adesso forse anche gli avvocati avranno meno problemi in casi del genere, perchè sono i primi a sconsigliare azioni del genere che non si vogliono inimicare i pm e la polizia. Auguri e continuate così!

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  2. giuliano p   17 Febbraio 2011 a 16:24

    Cerchiamo di fare il punto della situazione.
    I benemeriti Radicali tentarono attraverso un referendum di abrogare le famigerate “leggi speciali” del 1975 e persero, ovvero gli italiani adorano le perquisizioni preventive (senza uno straccio di “fumus”).
    Nel 1990 si sono estese le perquisizioni preventive pure per la ricerca di stupefacenti, anche in questo caso senza indizi gravi e concordanti, basta il “fondato motivo di sospettare” (tradotto: basta sembrare infastiditi durante un controllo dei documenti).
    Il risultato è che in base alle leggi su armi e droga, chiunque in divisa può perquisire auto, persone, abitazioni a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza consultare il PM di turno (basta notificare l’atto entro 48 ore).

    Dunque, la notizia della condanna dei due sbirri ha del miracoloso e se guardiamo bene si basa esclusivamente su un clamoroso errore dei due pugliesi, che hanno applicato in maniera erronea la legge del 1975 (potevano perqusire persone e auto per strada, non altrove). Se invece avessero fatto ricorso alla legge del 1990 sulla droga, non sarebbero stati condannati.

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    • admin   17 Febbraio 2011 a 21:50

      No, non solo. La legge sulla droga non gli avrebbe permesso di inseguirli da santa Maria a Corso vico per poi fermarli e perquisirli. e se anche fosse non avrebbe permesso una perquisizione sul posto ma solo in questura e li avrebbe obbligati a rilasciarli subito dopo la perquisizione con esito negativo. La doppia perquisizione, averli trattenuti dopo la perquisizione per liberarli solo su pressione delle urla delle persone giunte sul posto gli ha impedito l’utilizzo della legge sulla droga e la falsificazione dei verbali, di cui esistono tre versioni diverse firmate tutte da loro, hanno permesso al pm e all’avv. di parte civile di parlare di falso ideologico e sequestro di persona. Comunque sia direi che è una vittoria storica .. 🙂

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  3. BENITO   3 Aprile 2011 a 00:27

    Ben fatto condannare i POLIZIOTTI,
    VORREBERO MANDATI IN CONGEDO.

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