Tre anni a fianco delle donne

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Di Massimo Mele il 22 Settembre 2010. Nessun commento

la Nuova Sardegna — 22 settembre 2010

SASSARI. Tra gli obiettivi quello del bilancio «di genere». Cioè dare voce concreta nel bilancio comunale alle esigenze del mondo femminile. In pratica, avere certezza di fondi che possano essere destinati a politiche ed interventi mirati a favore delle donne, nel 21º secolo ancora costrette a fare lo slalom tra cura della famiglia e lavoro. Perché il problema è sempre quello: la mancanza di servizi che possono alleviare le fatiche del mondo rosa. La commissione comunale per le Pari opportunità spera si arrivi a questo traguardo, difficile da raggiungere ma non impossibile. L’occasione per riproporre nella sua importanza forse il tema principale di quella che un tempo veniva chiamata emancipazione femminile, è arrivata ieri. La commissione, il cui mandato è cessato e che opera in deroga, ha presentato con il sindaco Gianfranco Ganau un volume in cui ha raccolto i tre anni di lavoro svolto dal 2007 a oggi. La presidente Maria Antonietta Sale si è detta soddisfatta: «Abbiamo realizzato quasi per intero il nostro programma occupandoci di discriminazioni sui luoghi di lavoro, di diritti umani, di famiglia e omofobia e di legge 194». Ampio il rapporto con le scuole per diffondere la cultura di genere. Nives Biosin ha evidenziato «l’attività formativa condotta in tutte le sedi per far conoscere alle donne i propri diritti». Diritti troppo spesso calpestati. Franca Maria Sabino ha lanciato l’allarme: nel settore privato, soprattutto in quello delle cooperative sociali, cresce il mobbing verso le donne, viene sempre più messo in discussione persino il diritto al congedo per maternità. Che ha fatto constatare amaramente alla vicepresidente Giovanna Tuffu come «a fronte di una legislazione all’avanguardia, a Sassari la donna lavoratrice madre non è tutelata e il precariato contribuisce ad aggravare questa situazione». E Chiara Sanna ha aggiunto: «Basti pensare che il 95 per cento delle donne si dimette entro l’anno di età del bambino perché non riesce a conciliare lavoro e famiglia». Non a caso la commissione ha proposto uno sportello d’ascolto per capire e affrontare le situazioni di disagio legate alla specificità di genere.

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