Sassari dice no all’omofobia e alla violenza

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Di Massimo Mele il 1 Agosto 2013. 28Commenti

Grande partecipazione al sit in promosso dal MOS ed altre associazioni lo scorso martedì in risposta all’aggressione di due ragazzi, sabato notte, in piazza Tola. Al grido di “odiamo i froci e i negri” 4 giovanissimi hanno aggredito a calci, pugni e fibbia della cinghia due ragazzi che tranquillamente bevevano una birra seduti in una panchina della piazza verso le 3:30 del mattino. Uno dei due è ancora oggi in ospedale sotto controllo per via dei violenti calci alla testa ricevuti mentre l’altro è stato rilasciato dopo che la profonda ferita in faccia è stata ricucita con numerosi punti di sutura. In attesa di conoscere l’evoluzione della vicenda e di pubblicare maggiori dettagli sull’accaduto, vi proponiamo il volantino distribuito dal MOS durante il sit in, il testo letto da Rita Marras ed una parziale rassegna stampa della giornata.

No alla repressione, si all’educazione!

Bandiere del MOS in piazza Tola. Foto di Giovanni Salis

Sabato notte, nella centralissima piazza Tola, due ragazzi sono stati aggrediti a calci e pugni e “cinghiate” da un gruppo di giovani che urlavano tutto il loro odio contro froci e negri. Dopo settimane di continue provocazione omofobe e razziste, che hanno attraversato l’Italia dal Parlamento in giù, l’odio seminato si materializza in violenza e aggressioni. In questi momenti in molti invocano più sicurezza, più repressione e più emarginazione dei soggetti disagiati, forse autori della violenza, ma probabilmente no. Per noi questa è invece la diretta conseguenza del libero diritto all’offesa ed alla discriminazione che vige in Italia dove un vicepresidente del Senato può chiamare “scimmia” una ministra nera, la prima della nostra Repubblica e rimanere al suo posto. Così come politici e religiosi di ogni ordine e grado possono discriminare a piacimento gay, lesbiche e trans trincerandosi dietro la libertà di opinione. Ognuno è libero di pensare ed esprimere il proprio pensiero, ma non lo è di istigare all’odio ed alla violenza contro qualcun altro per il colore della pelle, la religione, il sesso o l’orientamento sessuale. E sopratutto non dovrebbe poterlo fare se rappresentante delle Istituzioni politiche, economiche o religiose che siano. La violenza di sabato è frutto dell’ignoranza, di quella cultura dell’odio e della violenza che sembra ormai regolare i rapporti di forza non solo tra Istituzioni e cittadini ma fra le stesse persone.
Noi pretendiamo ora e subito l’estensione della legge Mancino all’omofobia ed alla transfobia, le dimissioni di tutti gli esponenti delle Istituzioni sarde e nazionali che hanno espresso odio razzista, sessista ed omofobo, serie campagne di informazione ed educazione ad una cultura del rispetto di tutte le differenze che parta dalle scuole elementari, progetti di assistenza e di recupero dal degrado e dall’emarginazione di interi quartieri.
L’odio e la violenza interrogano tutti noi, la nostra indifferenza, la nostra incapacità a reagire quando le vittime sono lontane da noi. La nostra ultima campagna è “Fai squadra contro l’omofobia” e quella “squadra” siamo tutti e tutte noi che ci dobbiamo sentire violentati/e in prima persona ogni volta che qualcuno viene offeso, discriminato, aggredito, violentato o ucciso. Per combattere l’odio e la violenza dobbiamo prima superare i nostri pregiudizi e le nostre paure.
Chiudiamo con un appello: Venerdì 2 Agosto il Sardinia Reggae Festival ospiterà Capleton, un cantante che ha fatto dell’odio omofobico violento il proprio tratto distintivo con canzoni che inneggiano all’omicidio di gay e lesbiche da “bruciare, impiccare o sparare in testa”. Quel concerto deve essere bloccato!

Movimento Omosessuale Sardo

Di violenza e di miseria…

Intervento di Rita Marras. Foto di Giovanni Salis

Sono un’accudidda anch’io, vivo inquesta città da pochi anni, ho comprato la mia casa in questo quartiere a pochi metri da qui, ho comprato qui la mia casa per due motivi il primo perché mi sono voluta mischiare alla gente viva di altri paesi in quello che è il quartiere più multiculturale di questa città, il secondo perché per anni ho sentito dire a tanti “che bisogna rilanciare il centro storico” ma io è meglio se vivo a Luna e Sole, e invece credo che le scelte che facciamo mettendoci la faccia o addirittura il proprio corpo sono quelle che ci differenziano dagli altri è ovvio che il primo passo per rilanciare il centro storico è naturalmente quello di viverlo….
In questo quartiere è tanta la sofferenza, l’emarginazione e la violenza, l’intolleranza verso l’altro nasce dentro le case che spesso sono tuguri fatiscenti e il nero il rom o il gay fanno paura perché mancano gli strumenti della conoscenza.
E’la guerra tra poveri che conosciamo bene senza essere sociologi o economisti, dove viene relegata la miseria economica e culturale, dove manca il lavoro e si vive di assistenza ed espedienti il salto verso la violenza è un passetto piccolo così.
Per troppi anni una intera classe politica ha alzato muri, costruito barricate alimentato paure e insicurezza per nascondere la propria inettitudine ma con la volontà di indebolire un tessuto sociale fatto di relazioni e solidarietà, spingendoci verso la solitudine e l’egoismo. E noi li abbiamo lasciati fare, perché tanto non sono nera non sono gay non sono povera, e invece oggi scopro che sono nera sono gay e sono povera e allora dico basta e chiedo ad alta voce investimenti strutturali per questo quartiere e le pari opportunità per i figli di questa comunità, la repressione non è una soluzione. voglio vivere e crescere mia figlia in questo quartiere senza dovermi guardare alle spalle, senza dover venire in piazza a denunciare atti intollerabili come questo ma provando a costruire un’altra comunità possibile.

Rita Marras

La Nuova Sardegna 31/07/2013

La città dice no a odio e violenza

Manifestazione organizzata dal Mos: «Subito la legge contro la discriminazione»

Il sit in in piazza Tola. Foto di Andrea Anelli

SASSARI. Sassari ha scelto il luogo del delitto per gridare no alla violenza, all’omofobia, al razzismo. Ieri sera in piazza Tola, nel cuore del centro storico, proprio dove tre giorni fa due giovani sono stati pestati a sangue da un gruppo di ragazzi armati di ignoranza e slogan contro i gay e i neri, la città ha manifestato la propria avversione e condanna verso l’intolleranza e la prepotenza.

Alle 20 davanti al monumento di Pasquale Tola, grazie al rullo di tamburi fatto risuonare per il capoluogo sassarese dal Movimento omosessuale sardo (Mos) iniziano a radunarsi centinaia di persone. Sventolano bandiere con i Quattro mori che si baciano e distribuiscono cartelli che incitano alla tolleranza, alla pace, al rispetto dei diritti e delle libertà delle persone. «Uguali nei diritti, liberi di essere diversi», recita uno di questi cartelli che i manifestanti impugnano con aria indignata e per niente sbigottita. Sì perché nella distratta e sonnacchiosa Sassari quello che la notte fra sabato e domenica ha mandato all’ospedale due ragazzi per il solo fatto di avere incrociato sulla loro strada un branco di teppisti, pare non sia proprio un episodio isolato.

L'intervento del Sindaco G. Ganau. Foto di Salvatore Palita

«Sembra incredibile come a Sassari fatti di questo genere si verifichino sempre con maggiore frequenza nell’indifferenza quasi totale», spiega amareggiata Barbara Tetti, presidente del Mos. «Certo i soprusi non raggiungono il grado di violenza e gravità toccato sabato notte, ma gli insulti, le derisioni, le umiliazioni sono ormai quasi un fatto scontato – continua Tetti –.

Appena pochi giorni fa un trans è stato pesantemente insultato e deriso al corso Vittorio Emanuele da un gruppo di ragazzi, e nessuno ha mosso un dito in sua difesa». Il significato del sit in organizzato dal Mos in poche ore è quello che viene spiegato con poche frasi, chiare e decise, pronunciate al microfono da Barbara Tetti e dal suo predecessore alla guida del Movimento omossessuale sardo, Massimo Mele. «Noi pretendiamo ora e subito l’estensione all’omofobia e alla transfobia della legge Mancino del 1993 (la legge che punisce azioni e slogan di ideologia nazifascista e che incitino alla violenza, all’odio e alla discriminazione religiosa, razziale, etnica)». E ancora, «chiediamo le dimissioni dalle cariche istituzionali di tutti gli esponenti che hanno assunto posizioni di odio razzista sessista e omofobo, e una seria e impegnata campagna di informazione ed educazione a una cultura del rispetto di tutte le differenze.

Barbara Tetti, presidente MOS. Foto di Giovanni Salis

Una campagna che parta dalle scuole elementari e che preveda progetti di assistenza e di recupero dal degrado e dall’emarginazione di interi quartieri». In piazza sono presenti anche diversi esponenti del consiglio comunale e della Giunta sassarese, e per loro parla il sindaco, Gianfranco Ganau. « Non posso certo dire di essere contento di essere qui questa sera», attacca il primo cittadino. «Ma ci sono perché ritengo sia doveroso e importante spiegare che Sassari non è violenza, razzismo e omofobia. Sassari è contraria a gesti di questo tipo. Fatti come questo si stanno verificando troppo spesso in tutta l’Italia, e per questo credo che la richiesta del Mos sia sacrosanta. Il Parlamento deve emanare al più presto una legge seria contro l’omofobia, per fare del nostro un Paese più civile, dove azioni di questo tenore non possano passare impunite». Al microfono si susseguono testimonianze di soprusi e intolleranze soprattutto verbali, ma la ricetta contro l’omofobia e l’ignoranza la detta Massimo Mele: «Alla violenza non si risponde con la violenza o con la repressione. Si risponde con l’educazione impartita a scuola, ma soprattutto in famiglia. Il cambiamento non può essere imposto, ma deve partire da noi».

Servizio di Cinquestelle Sardegna

Servizio del TG3 regionale

28 Responses to Sassari dice no all’omofobia e alla violenza

  1. Paolo   1 Agosto 2013 a 17:49

    Ma chi se ne frega se il mio amico é di colore;
    che mi importa se il mio amico é gay;
    non ho nessun problema ad abbracciare un capellone sporco che chiede l`elemosina; se ognuno di questi mi dimostra amicizia, affetto, tenerezza.
    Ognuno di loro ride, piange, soffre, canta, combatte, ama esattamente come me.

    Il problema io ce l`ho contro chi non rispetta questi valori e li calpesta.
    Io ce l`ho con chi quotidianamente ci impone la sua violenza muta, subola.
    Loro non urlano, non picchiano.
    Loro ti impediscono di vivere, ti tolgono la dignità, ti impediscono di lavorare, ti trattano come un numero.
    Che ci possiamo aspettare dai figli di questa generazione?
    Questi miserabili che ci costringono a subire in silenzio, sono loro i responsabili di ciò che é accaduto a quei poveri ragazzi sabato notte.
    Parlo della classe politica naturalmente. Quella classe politica che potrebbe intervenire sullo stato delle cose ma non fa.
    Non fa perche` il “sistema ” non puo` essere cambiato. Non gli conviene.

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