Sardegna: baci gay, i bagnanti chiamano il 112

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Di Massimo Mele il 17 Agosto 2010. Nessun commento

Il caso. Uno dei due giovani racconta l’aggressione verbale: «Ci hanno detto che siamo degli esseri spregevoli»

giovedì 05 agosto 2010, di L’Unione Sarda

L’episodio è avvenuto lunedì scorso, nella zona dell’ottava fermata del Poetto, di fronte alla Torre spagnola.
Max si aggiusta il ciuffo di capelli neri e cerca di riordinare le idee: «Quando ho visto le divise in mezzo alla sabbia, che si dirigevano verso di noi, ho pensato ci volessero rimproverare perché stavamo giocando a pallavolo». Il motivo invece era un altro. Poco prima aveva baciato il compagno sulla battigia. Poi un abbraccio accompagnato da qualche carezza sul viso. E due bagnanti, che hanno notato la scena, hanno chiamato il 112.

L’EPISODIO Sono le 19.30 di lunedì quando all’ottava fermata del Poetto, nel fazzoletto di spiaggia che guarda da vicino la Torre spagnola, arriva una gazzella dei carabinieri. A chiedere l’intervento, pare con più di una telefonata, è stato un uomo che insieme a un’amica ha assistito alla scena. «Ci sono dei bambini, state dando uno spettacolo indecente». I militari chiedono i documenti alla coppia di ragazzi, identificano anche le due persone che hanno chiamato il 112, poi vanno via.

GLI INSULTI Nelle orecchie di Max («no, il cognome non scrivetelo, in famiglia non tutti sanno che sono omosessuale») però rimane anche un grappolo di insulti: «Ci hanno detto che siamo due esseri spregevoli, e che non potevamo capire le loro preoccupazioni e il perché di tutto quello visto che non possiamo avere bambini». Ventinove anni, cagliaritano, commesso in un grande centro commerciale, racconta gli ultimi minuti di una giornata al mare ormai agli sgoccioli: «Eravamo arrivati dopo pranzo, mano nella mano, insieme ad altri amici. Saremo stati una dozzina, sia omo che eterosessuali. Ci siamo baciati, abbracciati come fa una coppia qualunque. Niente di cui vergognarsi, sono il primo a non ostentare queste cose e ad evitare di accarezzare il mio compagno di fronte a bambini piccoli, per evitare domande imbarazzanti ai genitori».

GAY PRIDE Rifiuta le etichette, ma il suo modo d’essere potrebbe essere definito da gay moderato: «Ho partecipato al Gay pride e ad altre manifestazioni, certo, ma non mi piace quel modo di chiedere le cose. Penso che si possano ottenere anche in altre maniere, senza urlare e con un comportamento più soft». Altri episodi simili? «Mai, neanche una volta. Insulti, quelli sì. A volte per strada mi dicono “finocchio” (in realtà usa un’espressione cagliaritana, decisamente più colorita e offensiva) ma io rispondo: “non mi stai dicendo niente di nuovo”».

I carabinieri, dopo aver chiesto gentilmente a lui e Alex, il fidanzato trentacinquenne, di avvicinarsi all’auto di servizio, sono risaliti sulla gazzella e sono andati via. Non prima di aver domandato, alle persone che avevano chiesto il loro intervento, se avessero intenzione di presentare una denuncia per «atti osceni in luogo pubblico». La risposta è stata negativa, ma Max aggiunge: «Sono rimasto turbato da questo episodio, non credevo che in giro ci fosse tanta gente omofobica. Ci hanno trattato come spazzatura, siamo stati umiliati e ridicolizzati solo per esserci dati un bacio, oltretutto in un tratto di spiaggia che storicamente è frequentato da omosessuali e dove non c’è mai stato un problema di questo tipo».

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