Riccardo e Marco, la prima unione civile

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Di Massimo Mele il 27 Dicembre 2014. Nessun commento

Riportiamo di seguito l’articolo della Nuova Sardegna sulla prima coppia gay iscritta nel registro delle Unioni Civili di Olbia. Purtroppo il giornale riporta alcuni errori: con la registrazione non si ottiene un «attestato di famiglia anagrafica con vincolo affettivo», istituto già esistente dagli anni ’50 al quale chiunque può accedere (e che comporta però l’ingresso nello stato di famiglia del partner con conseguente cumulo dei redditi), ma di “Unione Civile basata su un vincolo affettivo”, poca differenza nei termini ma sostanziale nelle conseguenze.

Riccardo e Marco

Riccardo e Marco

La coppia gay si è iscritta nel registro comunale e ha ricevuto l’«attestato di famiglia anagrafica con vincolo affettivo» di Alessandro Pirina

OLBIA. Per loro è il coronamento di un amore che va avanti da cinque anni. Ma per la città è la prima grande vittoria in una lunga battaglia di civiltà. Un balzo in avanti verso il progresso, verso una società più moderna, più evoluta. Ieri, per la prima volta, una coppia gay si è iscritta nel registro delle unioni civili di Olbia, varato a luglio dal consiglio comunale. Per il Comune Riccardo e Marco sono ora una “famiglia anagrafica con vincolo affettivo”. La prima famiglia omosessuale riconosciuta nella storia della città.

«Finalmente anche la mia Olbia è diventata più moderna, più aperta, più civile». Riccardo Asara, 27 anni, olbiese doc, non riesce a staccare gli occhi dall’attestato che certifica il riconoscimento della sua unione con Marco Bianchi, tre anni più grande, originario di Avezzano, in Abruzzo.

La pagina della Nuova Sardegna

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«Fosse stato per noi questo passo lo avremmo compiuto già due anni fa – racconta –. Eravamo pronti già da tempo. Per mia madre Marco è uno di famiglia, un vero e proprio genero. E, infatti, per me questa firma ha il valore di un vero matrimonio, perché sono consapevole che lui sarà la persona che mi dovrà sopportare tutta la vita. Questo, però, non vuole dire che non speriamo di arrivare a un vero matrimonio civile. Come quello che viene celebrato tra un uomo e una donna. Il nostro auspicio è che anche noi, magari vecchi e rugosi, un giorno riusciremo a pronunciare il fatidico sì. Sarebbe una conquista civile, ma anche una soddisfazione per chi questa battaglia la conduce da sempre».

La decisione di mettere su famiglia Riccardo e Marco, dunque, l’avevano presa da tempo, ma fino all’estate Olbia era sprovvista di un apposito registro per le coppie di fatto. La svolta a luglio, quando l’aula di Poltu Cuadu, quasi all’unanimità ma senza voti contrari, ha dato il via libera. L’iscrizione può essere richiesta da due persone maggiorenni, di sesso diverso o dello stesso sesso, di qualsiasi nazionalità, residenti e coabitanti a Olbia. E al momento dell’iscrizione viene rilasciato un “attestato di famiglia anagrafica con vincolo affettivo”. La disciplina comunale delle unioni civili ha rilevanza solo amministrativa: chi si iscrive al registro è equiparato al parente prossimo del compagno o della compagna ed è quindi legittimato ai fini della possibilità di assistenza, ma solo per quanto riguarda gli atti amministrativi di competenza del Comune e senza produrre effetti in contrasto con le leggi dello Stato e della Regione.

«Volevamo iscriverci subito – dice ancora Riccardo –, ma prima di settembre non era possibile. Poi tra una cosa e l’altra abbiamo dovuto rimandare. Ieri siamo tornati in municipio per compiere questo passo. La prima coppia gay riconosciuta della storia di Olbia. Io non sono uno a cui piace vantarmi, ma questo è per me davvero un motivo di vanto e di orgoglio. Mi auguro che la nostra scelta possa essere d’esempio per tante altre persone». Riccardo Asara è da sempre in prima linea nelle battaglie Lgbt, anche nelle vesti di Imperatrice Galaxia, la drag queen con cui calcato le scene di molti locali del nord Sardegna. In questo momento, però, i suoi vestiti di scena e le sue parrucche sono tutti in un armadio. «Ho deciso di fermarmi per un po’, non avevo più gli stimoli artistici. Aspettiamo e vediamo cosa mi riserverà il futuro».

Articolo tratto da La Nuova Sardegna del 23 dicembre 2014

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