Quando la violenza diviene omo-transfobia

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Di Massimo Mele il 8 Agosto 2011. Nessun commento

Su faccialibro gira una notizia (brutta) sull’aggressione di una trans da parte di un gruppo di donne lesbiche. La notizia ha dato adito a un percorso di riflessione molto interessante e anche a molti equivoci.

Intanto, come ho già scritto altrove, forse la parola omo-transfobia deve essere sostituita con parola altra.
Così com’è scritta letteralmente significa malattia: paura irrazionale e avversione (Fobia) dei gay e delle lesbiche.
Una fobia è una malattia. Non la omo-transfobia. Se una persona omofoba vedendo me gay inizia a scansarmi in preda a crisi d’ansia io non avrei nulla da ridire e spererei che si curasse.

Invece un omofobo (o transofobico) nella realtà mi vorrebbe a menare perchè per lui io sono un anormale, un malato, un promiscuo, un pedofilo, uno sterile, non capace di provare affetto né di formarsi una famiglia, uno moralmente disordinato, così come si sente dire e si legge da più parti. Stato Italiano compreso che non riconosce alla categoria gli stessi diritti degli altri.

Capisco che qualcuno per celia come in alcuni cartelli anche ai pride risponde che la omo-transfobia è una malattia. Ma è un modo di dire, una boutade.
Spero che nessuno creda sul serio che chi è omofobo è un malato, altrimenti gli omofobi li dovremmo difendere (in quanto malati) e curare mentre io li vorrei zittiti e in galera.
Menomale che così non la pensano i giudici altrimenti Svatsichella malato di omofobia non sarebbe stato condannato in quanto non ha agito secondo volontà ma perché costretto da malattia.
Eppure c’è chi ci gioca sull’etimo infelice (per l’uso improprio che se ne fa) di questa parola come fa Luca Di Tolve nell’articolo sul Giornale:

Come mai si parla tanto di omofobia? È una parola che sulla Treccani neppure compare. L’Ansa la usò per la prima volta, e una sola volta, nel 1984. L’anno scorso l’ha adoperata 816 volte.
Si tratta di una precisa strategia dell’attivismo gay per arrivare a sanzionare la libertà di pensiero e di espressione. Un attacco alla Costituzione. Non vogliono che si parli di loro, se non per parlarne bene. Una tattica intimidatoria: se vuoi essere considerato una persona ragionevole, e non un soggetto fobico, cioè un malato, devi condividere l’ideologia omosessualista.

e più oltre

«Secondo il Dsm, il manuale dei disordini mentali, perché si possa diagnosticare una fobia devono presentarsi almeno quattro dei seguenti sintomi: palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea, dolore al petto, nausea, disturbi addominali, sbandamento o svenimento, depersonalizzazione, paura d’impazzire o di morire, parestesie. Chi viene dipinto come omofobo prova quattro di questi sintomi mentre parla dei gay? Ma andiamo!».

Dunque cosa intendiamo con omofbia e transfobia?
Un odio per le persone omosessuali e transessuali che non si ferma alla sola opinione ma la cui espressione anche della sola opinione si traduce e/o legittima atti violenti e discriminatori.

Rientrano in questa definizione le discriminazioni sul posto di lavoro, nelle istituzioni, nella cultura, gli atti di violenza fisica e psicologica (percosse, insulti, maltrattamenti). In questa ultima accezione rientrano l’eterosessismo più generale della società (stigma strutturale) e l’attuazione concreta (stigma attuato) di sentimenti discriminatori sul piano individuale e interpersonale.

(dal sito arcigay di verona che – purtroppo – annovera, senza alcun fondamento scientifico – perchè

il termine, come nel caso della xenofobia, è solitamente utilizzato in un’accezione generica (riferita a comportamenti discriminatori) e non clinica (wikipedia) –

l’omofobia come una fobia, cioè una irrazionale e persistente paura e repulsione nei confronti delle persone omosessuali che compromette il funzionamento psicologico della persona che ne presenta i sintomi. (sic!)

Fatta questa debita premessa procediamo alla notizia dell’aggressione. La fonte di tutti i commenti su internet (compreso questo)  è una nota di Federico Pinci comparsa su faccialibro:

Ieri pomeriggio mi telefona Helena chiedendomi informazioni circa un episodio appena consumatosi a Bologna: una trans è stata pestata da un gruppo di lesbiche nel corso di un raid.

Veramente ho già da ridire sulle parole gruppo di lesbiche e su Trans.
Se dobbiamo uscire fuori dall’omo-transfobia dobbiamo partire dall’uso delle parole.
Soprattutto dal perchè si puntualizzano certe cose piuttosto che altre.
Perché gruppo di lesbiche e Trans mi dà fastidio?
Perché io credo che prima del mio orientamento sessuale (o identità transgender) è l’appartenenza al genere umano che mi definisce, come uomo e donna, qui usato non come identificativo di genere ma come marcatore di appartenenza al genere umano con un termine meno maschilista.

Quindi uomo e donna=appartenenti al genere umano.
Donne lesbiche donna Trans (così anche i giornalisti più distratti la smettono di scrivere il trans…).

Ma al di là della precisazione la notizia qual è?

Un gruppo di donne lesbiche ha picchiato una donna trans.
Basta questo per farne un caso di transfobia?

NO.

Per essere un caso di transfobia – data la definizione di cui sopra – è il motivo dell’aggressione che distingue un caso di semplice (sic!) violenza urbana (delinquenza? Bullismo? usate il termine che volete) da un atto omo-transfobico.

Tralascio alcune parti della nota perchè non inerenti al discorso che voglio fare qui. Per chi vuole leggere la nota nella sua interezza può cliccare qui.
Prima di proseguire però voglio notare en passant come il linguaggio di Pinci sia maschilista e patriarcale e un po’ misogino. Eccovi qualche perla:

Se una lesbica scorreggia nella gay street, sotto gli uffici di Arcigay, di fronte alle attività commerciali, a due passi dalle sedi nazionali dei partiti, dalle redazioni dei quotidiani, da Montecitorio, è un tripudio di titoloni sulle prime pagine dei giornali.
Quando ad essere picchiata è una transessuale e il fattaccio si materializza “sopra altri colli”, è difficile per la stessa comunità glbt raccogliere qualsivoglia informazione.

Bel linguaggio vero? Comunque.

Pinci – che dobbiamo considerare fonte autorevole in mancanza di altra fonte più diretta (per esempio il blog dell’aggredita…) – riporta la testimonianza di Net questo il nome – ci dice Federico – della donna Trans aggredita. Anche qui riporto solo i brani che ci interessano:

“(…) mi son fermata a parlare con la ragazza in questione incuriosita dalla lunghezza dei suoi capelli superdecolorati…per il semplice fatto di averle rivolto la parola la sua compagna mi si è scagliata contro pensando che ci stessi provando:

pensando… E’ una ipotesi di Net o la lesbica glielo ha detto esplicitamente?

il che è stato escluso oltre che da me

escluso? Si esclude una ipotesi di ricostruzione, non escludo una intenzione equivocata, la chiarisco. Quindi cosa ci sta dicendo Net che, a posteriori, nella sua ricostruzione lei esclude che la donna lesbica possa davvero aver interpretato  il suo interesse per la ragazza come una molestia o che si è chiarita prima o durante l’aggressione con la donna che l’ha aggredita ?

Attenzione non sto minimamente giustificando la reazione delle donne che hanno aggredito. Voglio solo capire qual è la causa dell’aggressione perchè non basta aggredire una donna trans senza saperne il motivo per farne un caso di transfobia.

dalle sue amiche che tirandola indietro m’hanno detto di andarmene perchè molto gelosa e particolarmente aggressiva…

Ma allora il motivo è quello della classica coatta che imbruttisce se qualcuno, chiunque sia, vede la sua donna. Stessa dinamica se la donna lesbica fosse stata un uomo, e l’aggredito un maschietto etero.
In quel caso avremmo parlato di eterofobia? No di certo!
Possiamo trovare un’altra etichetta se volete gallismo, bullismo, in ogni caso coattagine (attenzione non perchè a esserlo è una donna sarebbe lo stesso identico caso con un uomo). Quante volte abbiamo letto di uomini che si accoltellano per una ragazza? Si tratta della stessa dinamica mutatis mutandis.
Allora perchè dovremmo fare differenze solo perchè le persone coinvolte sono delle lesbiche e una trans?

In realtà come vedremo una ragione a specificare che si tratta di lesbiche c’è: l’intenzione di dimostrare che le persone omosessuali sono transfobiche. Ci ritorneremo.

Prima ricapitoliamo. Una donna trans è stata aggredita da un gruppo di donne lesbiche perchè una di queste ha frainteso l’interesse che la trans aveva dimostrato per una delle lesbiche.

mi sono immediatamente defilata con questa che mii gridava dietro: “e vedi di andartene, prima che ti becchi una sberla”. son tornata a divertirmi con i miei amici…dopo un bel po’ passando dietro al loro tavolo m’è venuta la brillante idea di fare una battuta acida…”gliel’avrei voluta dare io ‘na sberla”…pessima idea…io l’ho detto una del gruppo delle picchiatrici indemoniate

a questo punto del racconto ancora non lo sono picchiatrici… lo saranno…

lo ha fatto, s’è girata e allungandosi m’ha tirato un gran schiaffone…non sono mica ‘na santa, istintivamente ho tentato di ricambiare la cortesia ma l’unica cosa che son riuscita a fare è stato scacciar via le mosche…non ho colpito nessuno!

Quindi io guardo una che mi piace, la sua donna mi vuole aggredire, viene trattenuta dalle amiche, io me ne vado, quella mi grida dietro vattene o ti meno. Io me ne sto buona con i miei amici. Poi dopo un po’ ripenso a quella battuta e mi avvicino al loro tavolo e rispondo per le rime. Non subito spinta dall’ira. Ma dopo… Ricevo uno schiaffo. Cerco di darne uno a mia volta ma non ci riesco.

le signore erano circa una decina

Ma non erano 6? Ah beh circa una decina=6

e avano un tavolo prenotato con tanto di seau a glace, inutile dire che sia stato chiesto a me di uscire…

beh questo è classismo…

chissà come mai… io ho subito detto che lo stavo già facendo e mi sono avviata alla porta prendendo il buttafuori sottobraccio….
il mio amico che poi ha cercato di difendermi mi ha visto ed è andato a chiedere spiegazioni alla sicurezza…lì davanti c’erano già le ragazze a fomentarsi l’un l’altra nell’organizzare la spedizione punitiva alla “trans impertinente”…e nessuno della sicurezza è uscito a controllare cosa stesse per succedere…

Nessun addetto alla sicurezza purtroppo può controllare cosa c’è fuori dal locale…

per concludere, al di là dei generi, dei gusti, etc. mi sono ritrovata incredula con 6 ragazze tutte più impostate e avvezze alla rissa di me che a breve m’hanno messa K.O. buttata a terra e presa a calci e pugni…soprattutto nella schena, in pancia e in testa…urlandomi “travone di merda…MUORI!”…ma poi travina casomai peso 52kg…

Allora. Il gesto è di una violenza inaudita. Questo sia chiaro. Anche il fatto che Net sia stata invitata a lasciare il locale è criticabile (ma non per i motivi su cui ironizza…).
Ma basta questo a farne una violenza transfobica?
No.
Una offesa, certo.
Ma le offese funzionano amplificando una caratteristica presunta o reale della persona che si vuole insultare.
Se vogliono insultare me mi diranno a ciccione di merda. Ma si tratta di cicciofobia? No!
La distinzione è chiara.
Se il motivo per cui ti picchiano non è il fatto che tu sia trans ma un motivo altro per quanto ridicolo o criticabile (ma esiste poi un motivo non tale per picchiare qualcuno?) indicare che quel gesto di violenza è transfobico è in realtà una forma di transfobia.
Cioè lì non si vede una persona picchiata si vede un travone picchiato
Se la legge sull’omotransfobia funzionasse davvero così allora le pregiudiziali di costituzionalità sarebbero fondate.
In questa specifica dinamica un etero (quello del mio esempio di prima ) sarebbe di fatto discriminato dalla donna trans perché il suo aggressore non prenderebbe le aggravanti come l’aggressore della Tras.
Ma non sono questi i motivi per cui si chiede una legge contro l’omofobia né gli ambiti e i casi in cui l’omotransfobia si manifesta.

Se Net fosse stata aggredita in quanto trans allora sì sarebbe transfobia, ma aggredita in quanto giudicata, non importa se a torto o a ragione, come molestatrice di donna altrui è violenza sì, le donne lesbiche devono andare in galera ma senza aggravanti per transfobia (se ci fossero…).
In chi ci vede sempre e comunque una transfobia pecca di ingenuità politica oppure fa il\la furbo\a, tradendo un omocentrismo interiorizzato – che è l’altra faccia dell’omofobia  – che induce a pensare che siccome sono divers* merito un trattamento speciale in quanto omosex e trans.
Invece anche se sono divers* ho gli stessi diritti degli altri non dei diritti per me e solo per me.
La legge mi dovrebbe tutelare non in quanto omosex o trans ma se il comportamento e le opinioni degli altri su di me in quanto omosex e trans non mi permettono di accedere a quegli stessi diritti e a goderne nello stesso modo.

La tutela non nasce da me bensì nasce sempre dall’avversione di una terza perosna che mi discrimina in quanto omosex o trans.

Questa e solo questa è omo-transfobia.

Finché noi gay e lesbiche e trans non capiamo questo punto il movimento non avanzerà di un millimetro.

A Pinci in realtà, che stupido non è, gli viene qualche dubbio

Sarò impopolare ma a me sembra che la matrice omotransfobica sia dubbia.
Quanto meno abbiamo un problema: basta un insulto in una situazione di effervescenza emotiva per fare di una aggressione fisica una aggressione a sfondo transfobico?

Per rimangiarselo subito dopo

Ciò che è certo è che si tratta di una violenza “interiorizzata”.
Introiettata a partire da chi, da dove, da quale catacomba della nostra analità?
Siamo in effetti una minoranza composita che divide uno spazio legislativo, fisico, democratico, etico, economico e psicologico troppo piccolo: i migranti tra loro si sparano, non mi sorprende che lo facciano i froci.
Rimane però da capire fino a che punto questa disgregazione della nostra e delle altre minoranze venga orchestrata da intelligenze esterne a queste minoranze (e pertanto a qualunque dinamica davvero democratica).
Questo direi è il cuore del problema.

A tutte le lesbiche e i froci che nutrono risentimento per le transessuali voglio invece dire una cosa semplice: se io dovessi salvare solo una fetta di frocità salverei prima le trans. Salverei prima loro perchè sono le più maschie; maschie nel senso che indossano la propria diversità senza macchia e senza paura e la portano in trincea tra la gente. E per me che tutti accusano di essere un para-fascio questo è un maschio: un guerriero senza paura.

Salverei prima loro, non fosse che poi so bene che nessuna minoranza si salva da sola.
Fareste bene a pensarci un pò su.

Ora a parte il fatto che non si capisce perchè bisogna scegliere, i concetti espressi da Pinci sono machisti, patriarcali, maschilisti, misogini e nella fattispecie omocentrici (omofobici). Omofobici non tanto perchè lui afferma (anche se per provocazione lo capisco) che

se io dovessi salvare solo una fetta di frocità salverei prima le trans.

Se per frocità si intende discriminati va bene. Ma se si intende l’orientamento sessuale con tutto rispetto io non ho nulla a che fare con una trans (come lei non ha nulla a che fare con me)  perchè orientamento sessuale e identità di genere o transgender sono due aspetti molto diversi tra loro nell’ambito dell’identità sessuale. Stessi diritti ma non stesse dinamiche personali o psicologiche.

Salverei prima loro perchè sono le più maschie; maschie nel senso che indossano la propria diversità senza macchia e senza paura e la portano in trincea tra la gente.

Sono considerazioni omofobiche perchè mentre in questa vicenda ci sono delle persone coinvolte in una rissa per aggressività e gelosia, Pinci ci vede sei lesbiche e una trans.
Ricordate il motto per il diritto all’indifferenza dell’Ilga Portoghese?
Quella è la nostra meta politica!

Pinci purtroppo è in buona compagnia.
Sul blog Furiosa critica femminista si legge

La transfobia colpisce ogni individuo, non esclude di certo le persone omosessuali, in vita mia ho sentito e visto insultare ed allontanare molte persone transessuali direttamente dalla bocca di persone omosessuali, anche attivisti del “movimento LGBT”, molto spesso le prese ingiro e le maldicenze arrivavano ” da dietro le spalle”.

Ecco il punto cui accennavo prima. Si sottolinea che sono sei lesbiche a picchiare una trans perchè si vuole dimostrare un odio fraterno.
Non vede cioè nelle donne che hanno aggredito una donna trans delle persone qualsiasi ma delle lesbiche la cui transfobia è più grave perchè viene dallo stesso alveo, insomma è fuoco amico.
Come se essere omosessuali (o trans) garantisse chissà quali forme innate di tolleranza pacifismo progressismo.
Stesso errore della sinistra che considerava positivamente in quanto tali contadini e operai che sono maschilisti omofobi etc etc proprio come possono esserlo gay e lesbiche. Come posso esserlo tutti gli uomini e le donne qualunque sia il ceto, la cultura, l’orientamento e l’identità sessuali.

Non siamo tutti uguali. Ma godiamo tutti degli stessi diritti

Siamo prima di tutto cittadini e per lo stato diventiamo (o almeno dovremmo) gay lesbiche e trans solo quando a causa  dell’omosessualità e della transessualità ci uccidono ci menano o ci tolgono diritti.

In Italia spesso accade che le persone transessuali non possano arrivare a ruoli decisionali nemmeno nelle associazioni LGBT e se ci riescono avviene perché vengono usate per dimostrare un falso interesse di una pluralità di intenti del mondo LGBT.

Queste affermazioni abbisognerebbero di pezze di appoggio ma usciremmo fuori tema.
E’ evidente come in questo caso la transfobia sia strumentale per attaccare il movimento glbtqi.

Ho preso spunto per questo articolo dal racconto di un atto transfobico avvenuto ieri 30 luglio 2011 a Bologna, ad opera di un gruppo lesbico

E qui siamo al massimo. L’autrice del blog – che è una ragazza lesbica – indica le sue consorelle (secondo la sua stessa logica) come gruppo lesbico, in maniera discriminatoria – e dunque omofobica – probabilmente per non annoverare se stessa tra un gruppo considerato transfobico (quanto è solo teppista e violento e non certo in quanto omosessuale perchè fosse stato di donne etero o di uomini sarebbe stata esattamente la stessa cosa) anche a costo trattarle con omofobia….

Più raffinata la osservazione di Helena Velena che su faccialibro scrive:

ieri sera a Bologna sei lesbiche hanno selvaggiamente picchiato una persona transgender procurandole lesioni, perche’ pensavano ci stesse provando con la compagna di una di loro…

Si risponde da sola sul fatto che non sia un caso di transfobia… Eppure non lo nota perchè Helena vuole arrivare ad altro.

Come la mettiamo ora, che la violenza non viene dai “fascisti” ma dall’interno della nostra stessa scena?

Intanto fascistiChi interpreta i rapporti sociali come rapporti di forza e quindi con prepotenza e intolleranza (dal dizionario online del Corriere) ce ne sono assai anche tra lesbiche gay e trans (come nel resto di tutto il genere umano) nessuno dotato politicamente e storicamente onesto può affermare che l’omofobia (quella vera) sia solo di destra.
In ogni caso questa osservazione cosa dovrebbe dimostrare?

Helena conclude

Questa notizia non deve venir censurata con la scusa che “i panni sporchi si lavano in casa”, ma se ne deve assolutamente parlare!!

Parlare sì, ma nei termini giusti non in quella forma terribile, dolorosamente naif e  deleteria che vede omosessuali e trans laddove in questo caso invece ci sono solo cittadini e cittadine.

Fonte elemntidicriticaomosessuale.blogspot.it

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