Primo matrimonio lesbico a Bologna. In ospedale due donne dicono si!

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Di Massimo Mele il 25 Settembre 2012. Nessun commento

Sergio Lo Giudice, capogruppo PD al comune di Bologna, indossa la fascia tricolore del sindaco di Bentivoglio ed unisce in matrimonio Ida e Mariagrazia. «La vita è solo un fiato, a mia moglie ho promesso che le starò vicina per sempre» dice Ida con la voce rotta dalla commozione. La cerimonia si è svolta all’Hospice Seragnoli, la struttura per i malati incurabili dove Mariagrazia è ricoverata.

Un'immagine della cerimonia da Repubblica.it

Bologna. “Il matrimonio omosessuale è un diritto fondamentale – scandisce Lo Giudice -. Lo dicono la Corte europea dei diritti dell’Uomo, la Cassazione, la Corte costituzionale. Si tratta di un concetto giuridico che c’è, esiste, ma in Italia non è recepito”. Il primo matrimonio lesbico della città scatena la reazione scomposta della Curia e dello stesso PD di cui Lo Giudice è capogruppo in comune. “Un atto che va oltre la natura delle cose” sostiene il vescovo vicario Giovanni Silvagni. “Un eccesso, una forzatura. Questa non è la nostra linea politica” aggiunge Tommaso Petrella, cattolico del PD. Reazione contraria anche da Benedetto Zacchiroli, anche lui democratico e anche lui omosessuale dichiarato: “Ci avrei pensato due volte. Il matrimonio gay è così importante che viene sminuito se ridotto a un gesto politico. Io non lotto per le imitazioni”. Nessun accenno al significato che quel matrimonio simbolico ha avuto per le due donne. Nessun accenno alla loro felicità, alla gioia di un momento che potrebbe essere uno degli ultimi di Mariagrazia. Per la Chiesa bolognese la felicità così come il dolore sono variabili insignificanti davanti al dogma cattolico del primato eterosessuale. E lo chiarisce bene monsignor Silvagni, che, senza un briciolo di umanità, lamenta “Il nostro matrimonio è sempre più impoverito dei suoi requisiti fondamentali. E’ stato un atto del quale non si comprende il significato. Le unioni omosessuali non rientrano nella natura delle cose, nella loro logica intrinseca, e svuoterebbero il matrimonio di un altro valore fondamentale: la realtà eterosessuale“.
Volevano andare ad Amsterdam per suggellare la loro unione formalmente “Ma poi, per via della malattia, abbiamo capito che c’era poco tempo. Ad ogni modo quello che abbiamo fatto rappresenta una battaglia di civiltà che anche in Italia deve essere vinta” dice Ida. Mariagrazia sta lottando da tempo contro una malattia che lascia poche speranze, ma non volevano in alcun modo rinunciare a quel breve momento di felicità.
Franco Grillini, consigliere regionale Idv, difende invece la scelta di Lo Giudice: «Sergio ha fatto benissimo, è stato un atto di giustizia. A chi storce il naso dico di guardare prima la volontà delle persone. Si vede pure dalle foto: quelle due donne, dopo questo atto, ora sono felicissime»
“Noi abbiamo portato in dono due mazzi di fiori – racconta Emiliano Zaino, presidente di Arcigay Bologna – uno rosa e uno color arcobaleno. La comunità Lgbt era qui per festeggiare queste due donne”. C’erano Flavia Madaschi, presidente di Agedo (associazione che riunisce i genitori di figli omosessuali), Rossella Carpiniello di Arcilesbica, esponenti delle Famiglie arcobaleno (genitori  omosessuali con figli), coppie sposate come lo stesso Sergio Lo Giudice e Michele Giarratano, che l’anno scorso volarono a Oslo per il loro sì. O i bolognesi Matteo e Matteo, che invece andarono a New York.
La voce di Ida trema ancora, a pochi minuti dal fatidico si. Non si cura delle polemiche perchè per loro i problemi sono ben altri, ma la speranza non muore mai «Io credo nei miracoli», sorride Ida.

Il video della cerimonia da Repubblica.it

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