L’ignoranza omofobica che favorisce la trasmissione dell’HIV

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Di Massimo Mele il 1 Ottobre 2012. Nessun commento

La scorsa settimana un cittadino olbiese si è visto negare il diritto alla donazione del sangue per via della sua omosessualità. Il suo rapporto stabile con un uomo da cinque mesi è stato considerato un “comportamento a rischio”. Con grande coraggio, Mario Angeletti, ha denunciato il caso alla stampa con una lettera firmata, segno di sicurezza personale e totale mancanza di vergogna.

Immagine di repertorio

Dopo anni di battaglie sull’Aids credevamo che l’ignoranza omofobica del personale medico, e sanitario in genere, fosse superata e che ci si attenesse strettamente alle direttive nazionali in materia. Secondo il Ministero della Salute, infatti, sono comportamenti a rischio i rapporti non protetti con partner occasionali in un periodo fino a due mesi prima della donazione. I due mesi riguardano il cosiddetto periodo finestra, ovvero il tempo necessario al corpo per sviluppare gli anticorpi al virus dell’HIV che sono l’oggetto del test. In realtà tale periodo si riduce, nella maggior parte dei casi, a due settimane. Non è in nessun caso considerata a rischio una relazione stabile. Nel caso di Olbia il divieto è scaturito non da comportamenti a rischio ma dall’idea, superata da tempo, che esistano le ”categorie a rischio”. Idea che ha avuto grande responsabilità nella diffusione del virus dell’HIV in Italia. Secondo i dati del COA (Centro Operativo AntiAids del Ministero della Salute) attualmente la distribuzione dei casi di Aids per modalità di trasmissione vede in cima alla classifica i rapporti eterosessuali con quasi il 45%, seguiti dai tossicodipendenti con il 27% e infine gli omosessuali con il 22%.
Da questi dati si capisce come l’ignoranza omofobica di certo personale medico e sanitario, oltre essere gravemente lesiva della dignità delle persone omosessuali, possa favorire la trasmissione, anche accidentale, del virus dell’HIV. Infatti, il divieto di donazione per le persone omosessuali si contrappone alla leggerezza ed alla superficialità con cui si trattano le persone eterosessuali, purtroppo meno consapevoli ed informate sull’HIV, con conseguente rischio per la salute dell’intera popolazione. Medici e sanitari dovrebbero sapere che nel relazionarsi ad un paziente si devono usare sempre, e non solo con le persone omosessuali, tutti gli accorgimenti necessari per evitare eventuali trasmissioni dell’HIV o di altre patologie trasmissibile o contagiose. Ma non sempre queste norme vengono rispettate nel caso di persone eterosessuali. Nel caso della donazione invece, dato che il sangue donato viene comunque testato, devono preoccupare unicamente i comportamenti a rischio e non l’orientamento sessuale delle persone. Per tanti omosessuali a cui viene impedito di donare il sangue ci sono molti più eterosessuali, inconsapevolmente sieropositivi, a cui viene permesso.
Il Movimento Omosessuale Sardo annuncia che effettuerà nelle prossime settimane delle incursioni in centri pubblici e convenzionati per verificare il trattamento delle persone omosessuali rispetto alla donazione del sangue, ma anche la politica seguita in materia di test dell’HIV che, contrariamente a quanto previsto dalla legge italiana, non viene eseguito in forma anonima, quando richiesto, e, alcune volte, nemmeno in forma gratuita. Tutte le infrazioni registrate verranno denunciate alla direzione sanitaria ed alla magistratura.

Fonte Movimento Omosessuale Sardo

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