Lìberos, rispetados, uguales o … tollerati? Corongiu, i “gajos” e le polemiche

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Di Massimo Mele il 17 Aprile 2012. 1 Commento

“Sos gajos: lìberos, rispetados, uguales” è l’intervento pubblicato dall’intelletuale sardo PEPE Corongiu su Sardegna Democratica, sito del PD, lo scorso 11 Aprile.

Un intervento in sardo per sostenere che i “gajos”, libera traduzione in sardo dell’inglese gay, dovrebbero avere piena cittadinanza su questa terra, come dovunque, perchè “La libertà di esprimere la propria natura sessuale è un diritto universale“. Certo, la parola gajos fa sorridere, ma la prendiamo come un tentativo di neologismo nel vocabolario sardo con l’utilizzo del termine oggi più diffuso, ovvero gay. Nell’articolo non compaiono però, insieme ai gajos, transgender, transessuali, travestiti e intersex, le lesbiche, forse accomunate agli uomini nel termine gajos, o forse semplicemente “non menzionate” così come spesso avviene in Italia (come fa notare Moju Manuli nella risposta che pubblichiamo sotto). Una mancanza che pesa in un articolo che pure presenta risvolti interessanti anche se dispersi in troppi tentennamenti “So che il ragionamento è delicato. Che qualcuno si scandalizzerà e arrabbierà. Se offendo altri, chiedo perdono. Se è una bestemmia la sconterò in qualche purgatorio. Ma abbiamo il dovere di essere tolleranti se chiediamo tolleranza. E di essere liberi se chiediamo libertà. E di rispettare tutti come noi vogliamo essere rispettati.“. Tolleranza è una parola che dà piuttosto fastidio, poichè presuppone una superiorità di chi si trova a dover tollerare qualcosa di diverso. Ma se tolleranza racchiude una logica valoriale gerarchica, lo stesso non si può dire per libertà e rispetto, che seguono nello stesso ragionamento, che invece presuppongono una “relazione alla pari”, un porsi sullo stesso piano. Il paragone con la battaglia per la lingua sarda non è forse esaltante, ma per uno che ne ha fatto la sua principale battaglia di vita è anche comprensibile (e personalmente è una battaglia che condivido appieno) “Cosa c’è di diverso in confronto alla questione della lingua? E’ sempre una condizione repressiva, se non di una nazione di individui. Non è una scelta libera. Uno che lotta per le nazionalità minori può essere contro la difesa delle differenze sessuali? Non credo, almeno per come la vedo io. Per caso mi sbaglio?“.
Eppure, se si evitano queste piccole cadute di stile, l’articolo risulta piuttosto interessante e rispettoso di tutte le diversità (a parte, come già detto, l’assenza delle lesbiche o di uno specifico termine a loro riferito). Corongiu entra nel merito della difficoltà, stante l’oppressione sociale, in particolar modo quella religiosa, del vivere liberamente la propria sessualità “Perchè dovrebbe causare nausea (l’omosessualità ndr)? Perchè più di altri movimenti, fatti o comportamenti? E perchè, se anche ambienti religiosi fondamentalisti sono rigidi alla tolleranza, lo stato non prende decisioni più liberali e umane? C’è da restituire rispetto a queste persone che sono costrette, ancora oggi, a nascondere la loro identità, o ad ammorbidirla, o a nasconderla in fondo ai pensieri, o a difenderla contro ad un sentire comune che non sopporta le differenze sessuali. Anche le famiglie, se uno non è fortunato, possono calpestarlo. Per non parlare della difficoltà a trovare affetto, amore e compagnia contro alla solitudine umana. Che tocca a tutti gli uomini e le donne, ma specialmente a chi non “sente” la vita sessuale come la maggioranza.”. A volte fuoriesce un pizzico di paternalismo ma anche quella convinzione, radicata nella cultura eterosessista, che debbamno essere gli eterosessuali, quelli che hanno il potere (forse ignaro di quanti omosessuali siedono nelle stanze dei bottoni, anche se la loro condizione nascosta non gli permette di lavorare per un avanzamento dei diritti delle persone GLBT) a decidere tempi e modalità di riconoscimento di quei diritti che, comunque, lo stesso Corongiu ritiene necessari per vivere in maniera dignitosa “Non sono un tecnico degli ordinamenti giuridici in questo campo. Non so se è giusto farli sposare o fare unioni di altro tipo o semplici “sistemazioni” a livello civico. Di sicuro so che la Costituzione italiana non è contro e non chiude la famiglia in un’unica definizione maschio-femmina, ma parla di “coniugi”. E in più credo che non vada bene, se uno divide la vita con un’altra persona, che, se si ammala o muore, il compagno o la compagna dello stesso sesso, possa essere escluso dalle decisioni importanti sulle terapie, o anche dalle visite o dall’eredità. Mentre magari, una famiglia che ha fatto mancare l’affetto all’omosessuale, si può anche impadronire di quello che ha lasciato quando è morto.“.
Corongiu si spinge però ben oltre il riconoscimento della coppia ed affronta un tema su cui, ancora in tanti, anche a sinistra, anche omosessuali, storcono il naso: i bambini e le adozioni “E anche le questioni dei “figli di anima” (ndt prima in Sardegna persone single o famiglie potevano allevare figli di altre persone, in sé adottandoli e crescendoli come figli propri, che pure conoscevano le famiglie d’origine e ci interagivano; questi figli erano detti “fillu de anima”), delle adozioni date alle coppie dello stesso sesso, dev’essere guardata, se mi consentite, con occhio laico e attento fuori da pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi.“.
Le persone omosessuali non sono forse “più sarde degli altri“, per quanto possono comprendere più a fondo la negazione del diritto ad autodeterminarsi, tanto sull’identità sessuale quanto su quella nazionale, ma la conclusione dell’articolo è sicuramente condivisibile “… che anche i “gajos”, come i sardi, come tutti gli uomini e donne, abbiano il destino di essere liberi, rispettati, uguali..

Massimo Mele

Ecco la risposta, a caldo, che Moju Manuli ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook

Lettera di una lesbica sarda al signor Pepe Coròngiu

Coròngiu,

ho letto il suo articolo sui “gajos”…avrei una serie di cose da dirle in merito, cercherò di essere breve.

Innanzitutto le dico che mi ha dato da pensare il fatto che lei prendesse a esempio di persona rappresentante di un’identità “colonizzata” un leghista, e che si stupisse del linguaggio, delle parole usate -cito: “E tando nde so abarradu ispantadu meda, sende chi pòngio in fatu a fitianu, pro chistiones linguìsticas, a su chi costat in Friuli, cando apo lèghidu chi su presidente de sa provìntzia de Udine, Pedru Fontanini a un’addòbiu pùblicu at naradu una cosa chi no m’est pràghida pro nudda.”

La sua riflessione parte da là. Lei resta interdetto perchè un personaggio, che per appartenenza politica è dichiaratamente e ostentatamente razzista, omofobo, sessista, se ne esce con delle affermazioni simili (ha detto bene quando ha parlato di nazismo e fascismo, perchè ritratta??).

Io mi sorprendo di trovare nello stesso testo un ragionamento articolato, quasi un paragone con la situazione proposta da un leghista (!!!) e quella sarda, e nello stesso testo l’invito a “qualsiasi libertario, democratico etc.” cito: “Defensare s’ìndula lìbera de òmines o fèminas, o gajos, o transgender, o transessuales, o travestidos o intersessuales, diat dèpere èssere sa punna de ogni liberale, o libertàriu, o democràticu, o persone tzivile de custu mundu.”

Ora, io non credo che lei abbia le idee confuse, immagino voglia essere un suo modo di far politica, sicuramente non lo condivido ma preferisco pensare così piuttosto che lei sia un ingenuo.

Ingenuo no, ma ignorante sì. Non la prenda come un’offesa, è un dato di fatto.

Lei decide di dire la sua su un argomento che a quanto pare le è totalmente sconosciuto, “il Mondo gay, questo pianeta alieno”. E lo fa usando la nostra lingua, sa limba, per dimostrare che la si può impiegare anche per parlare di argomenti così “delicati”, a suo dire.

Deve sapere che a una prima lettura sono rimasta interdetta, ma ho pensato che non valesse la pena scrivere un commento a un articolo simile. Poi ho letto i commenti, il plauso di diverse persone a quello che secondo me era uno scritto privo di sostanza concreta, di persone che probabilmente hanno scritto nell’idea di sostenere la causa dei “gajos”, oppure ancora commenti di cosiddetti “sardi puri”che da questa prendevano le distanze, e che per me sono altrettanto allucinanti.

Da una parte concessione all’esistenza con argomenti di raffronto quali handicap o pedofili (ma dico rileggete quello che scrivete o proprio le connessioni sono tipo scarico?), o ancora approvazione verso le sue argomentazioni così a pera (lei chiede che chi non è d’accordo si pronunci sul perchè, io chiedo che lo faccia anche chi sostiene quello che lei dice), dall’altra sardi col bollino blu (il volo pindarico fra banana col bollino e testa di cazzo è cosa sottile, ma sa, mi definisco un’artista e penso per immagini) chè non si sa da con quale divinità abbiano parlato per decidere cosa è naturale e cosa no, cosa è giusto e cosa no, cosa è tradizione e cosa no…a costoro dedico solo due veloci parole: liberate le vostre menti dai preconcetti, uscite dai musei dove avete rinchiuso la vostra “sardità” e guardate la realtà, intervistate i vostri anziani e anziane, scoprite i tabù, invece che credere in tradizioni mummificate inventate per non perdere chi siamo vivete conoscendo la storia, vivete! Una donna sarda di 93 anni mi disse una volta che le lesbiche ci sono sempre state, ma che “non se ne parlava”, dirlo di qualcuna voleva dire “calunniarla”…lo sapevo già ma vorrei lo sapeste anche voi.

La prima cosa che vorrei dirle signor Coròngiu è: come le salta in mente di parlare per bocca d’altri/e?

Mi scusi ma anche se ammetto di avere a suo tempo sentito il suo nome mi ritrovo a chiederle: scusi lei chi è?

Con quale arroganza lei si erge a sostenitore della “tolleranza” verso le persone lgbti?

La seconda cosa che vorrei dirle signor Coròngiu è: per piacere si informi (lo so, l’avevo già lasciato intendere prima, ma è il succo di questa mia lettera).

Lei si permette prima di tutto di coniare il neologismo “gajos” che, come qualcuno le ha gentilmente fatto notare su facebook, dovrebbe essere semmai scelto da chi “gajo” è.

Signor Coròngiu ho dimenticato, mi scusi, una premessa importante: io sono sarda, sono lesbica e sono anche femminista. Ah dimenticavo (che sbadata), sono indipendentista e fervente sostenitrice della causa per la difesa della nostra lingua, cosa che penso sia l’unica ad accomunarmi in qualche modo alla sua figura.

In quanto sarda e in quanto lesbica mi permetto di prendere parola su una questione che mi riguarda, e che non considero affatto delicata. Che significa delicata, cosa intende? Che bisogna parlarne sottovoce o chiedere scuse se qualcuno si offende, come ha fatto lei nel suo articolo? Si decida, se difende una cosa poi non si scusi di aver offeso qualcuno.

Io non mi sento offesa dal suo essere eterosessuale, lei non creda che qualcuno possa essere offeso/a dal mio essere lesbica.

Il razzismo non è causato da chi ha la pelle nera, ma da persone ignoranti che credono nella propria superiorità rispetto ad altre e soprattutto è causato da questioni di potere che pongono la “razza” bianca in supremazia su questa Terra; allo stesso modo omofobia, lesbofobia, transfobia non sono causate dall’esistenza di persone lgt, ma da chi esercita odio e disprezzo nei loro confronti.

Se guarda bene c’è una differenza enorme fra questi due approcci, non se la faccia sfuggire.

Tornando a noi e sorvolando sul fatto che, come sempre, le lesbiche non sono neanche nominate nell’esistente: siamo noi in quanto popolazione lesbica, gay, bisessuale, transessuale, transgender e intersessuale a definire e scegliere gli epiteti per nominarci nella nostra lingua.

La stupirà forse ma c’è chi si rivendica il termine “frosciu” con orgoglio, e non ama affatto il termine da lei proposto. Uomini che hanno fatto la storia del movimento lgbt in Sardegna, la cui lotta per la propria identità passa anche per la trasformazione ed evoluzione del linguaggio.

Io personalmente invece non apprezzo affatto il termine “mascru-emmina” che qualcuno ha citato per nominare le lesbiche, non solo perchè non designa in sardo le lesbiche stesse ma invece le donne comunemente viste come “mascoline”, ma anche perchè al contrario non tutte le lesbiche sono “maschiacce” come negli stereotipi…siamo come ci pare, il “maschile” e il “femminile” sono costruzioni sociali delle quali auspico ci libereremo, e le vostre definizioni non ci piacciono.

A me piace usare, in sardo “lesbicas” o “lesbianas”.

Sempre a proposito di lesbiche, sa qual’è il nostro principale problema? La visibilità, si rilegga il suo testo, vede se riesce a trovarci nominate, e capirà perchè ora non mi dilungherò a spiegare la cosa, mi sembra che ancora una volta sia stata palesata la nostra difficoltà di esistenza.

Signor Coròngiu io leggendo il suo testo mi sono sentita un panda.

Una specie di animale strano e anche un po’ sfigato, forse bello ma insomma…un poveraccio in difficoltà. Ma si rende conto?

Vorrei comunicarle che fra queste mille difficoltà che lei cita c’è anche tanta felicità, orgoglio, soddisfazione nelle nostre vite, c’è lotta quotidiana e amore. Essere lesbica o gay non è una maledizione divina cadutaci dal cielo, ha a che fare con aspetti naturali e aspetti sociali, siamo felici di essere chi siamo.

Ogni persona è differente e ha un’identità a sé, proprio come le persone eterosessuali, semplicemente forse lei non si è mai chiesto da quando è eterosessuale, o come lo è diventato, o se ci è nato, e nessuno glielo chiede mai. Sarebbe interessante ribaltare la frittata e pensarci un po’, non dia le cose per scontate.

Questa società che crea difficoltà alle minoranze (e ne fa capri espiatori per difficoltà più grandi), come lei dice, è malata, perversa, oppressiva, va cambiata.

Lei sostiene l’umanità dei “gaji” e poi si scusa se ha offeso qualcuno “Si ofendo a àtere, pedo perdonu. Si est frastimu giai mi l’apo a gherrare in carchi purgatòriu. Ma tenimus su dovere de èssere tollerantes si pedimus tolleràntzia.”.

Lei afferma con decisione che siamo soffocati dalla chiesa cattolica e poi però subito corre a dire che lei è cattolico “Nois totus, sardos, friulanos e italianos, semus cumassados in su mollu de sa Crèsia catòlica, deo etotu non so contra a sa religione catòlica e non de so angenu”, mi scusi ma può prendere una posizione chiara? La chiesa cattolica è un’istituzione che ha un potere temporale fortissimo a livello mondiale, se lei è cristiano ci dovrà fare i conti ma, più che mettere in questione i gay, a quel punto, perchè non mette in questione la difficoltà tra il sentire il proprio credo, essendo cresciuti in ambiente cattolico, e lo scontro con la cruda verità dei fatti che porta molti cattolici a definirsi non più tali pur riconoscendosi come cristiani proprio per i motivi appena detti?!! Guardi le viene un bellissimo articolo se lo fa (solo che non so quanto attiri consensi).

Lei promuove la tolleranza, ma signor Coròngiu cosa intende? Io tollero, e a malapena, le zanzare che d’estate cercano di parassitarmi mentre lavoro. Cosa vuol dire che chiede tolleranza per i “gajos”? Forse i “gajos” vorrebbero tolleranza, ma le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali vogliono rispetto, vogliono essere trattate con dignità, vogliono vivere liberamente le proprie vite. Della tolleranza non ce ne facciamo niente, potete tenerla per voi o per le zanzare (e non è per essere specista eh). Personalmente non me ne faccio niente neanche della tolleranza dell’istituzione chiesa, credo che le posizioni prese dai “grandi” al suo interno siano perfettamente in linea con duemila anni di supporto a guerre, dittature, stupri, massacri, caccia alle streghe etc., io vorrei solo tacessero: per la serie “se proprio non potete migliorarvi almeno state zitti, non influite ancora sulle nostre Vite”.

Io non so quale sia la sua esperienza, ma leggo nel suo testo che parla di queste tematiche anche perchè a suo tempo ha letto un libro che l’ha colpita. Ma vorrei chiederle: lei conosce persone gay o lesbiche? Ha amici/che gay o lesbiche? Se sì ci ha mai parlato? Ancora vorrei chiederle: lei sa che sul territorio sardo c’è un’associazione che lavora da vent’anni sia per i diritti che per diffondere la cultura lgbt? Sta a Sassari, è il Movimento Omosessuale Sardo, quest’anno festeggia i suoi vent’anni, vent’anni signor Coròngiu…per piacere si informi! A Cagliari invece c’è l’ARC, un’altra associazione, e c’è anche un coordinamento cittadino di femministe e lesbiche. L’Isola è poi ovviamente popolata IN OGNI PAESE (rabbrividiamo dalla gioia) da persone gay, lesbiche, transessuali, transgender, intersessuate, chi impegnata/o a difesa della causa lgbt, chi no, chi visibile chi “invisibile” (troppe/i purtroppo), ma ci sono, ci siamo!

Ancora una cosa vorrei dirle, a proposito dell’essere lgbti in Sardegna…ma come le è venuto in mente di dire che siamo più sardi degli altri?

Mi ha veramente lasciata a bocca aperta con questa frase, signor Coròngiu, e sa perchè?

Perchè oltre a parlare tutto il tempo con un atteggiamento cerchiobottista lei ha assunto anche un atteggiamento che è tipico dei colonizzatori, sa chi mi ha ricordato?

I “buoni” colonizzatori durante la conquista del continente SudAmericano.

L’ho studiato per un esame di Storia Moderna, lei ha fatto proprio come quelli là.

Sa cosa facevano signor Corò? Mentre i “cattivi” colonizzatori sterminavano le masse indigene asserendo che quelle non erano persone, non erano esseri umani, erano dei senza dio, esseri bestiali e meritavano quella fine, i “buoni colonizzatori” dicevano che queste genti non solo non erano diverse da loro, ma erano più uguali, erano più umane, perchè più vicine allo stato primordiale in cui dio aveva posto gli esseri umani, asserivano che queste genti erano “buone” per Natura, erano pacifiche, senza vizi.

Cazzate signor Corò, lo sa com’erano queste genti?

Erano DIVERSE!

Una parola bellissima ma così difficile da capire. Erano semplicemente diverse, e questa cosa era così complicata da accettare, che per digerirla li si doveva vedere o come bestie o come scelti da dio, via di mezzo non ce n’era, che fossero diversi ma altrettanto umani, con pregi e difetti, non si poteva pensare. E’ in effetti anche questo un atteggiamento tipico delle religioni monoteiste e caratteristico dell’eterosistema…si proclama una Verità, le cose buone sono così, le cattive cosà. Dimostrare con la propria semplice esistenza che ci sono cose buone diverse dall’unica verità accettata è bestemmia, abominio…al rogo al rogo (ha presente?).

Ecco, lei dicendo che forse siamo più sardi degli altri, fa questo, perciò le dico: non si permetta mai più, e la ringrazio anticipatamente per aver preso in considerazione la cosa.

Noi siamo sarde e sardi come gli altri, siamo persone differenti, ma non siamo né più né meno, tutto qua. Siamo “a manera tipica” o no, come le altre persone, siamo sarde e sardi nelle mille differenze che il nostro popolo può avere.

Non ci dica chi dobbiamo essere né come dobbiamo chiamarci, non chieda consigli a pera sul web su come ci dovremmo chiamare, stia al suo posto, ci autodeterminiamo da noi (ha mai sentito parlare di femminismo signor Coròngiu?è arrivato anche sull’Isola a suo tempo 🙂 ).

Quando decide di trattare di certe realtà, che sono anche realtà politicizzate (non mi riferisco ovviamente ai partiti), si assicuri di conoscere la situazione del territorio in cui si trova. Se ne ricordi: non parli per bocca di altri e se vuole lavorare in un certo senso sappia che non può prescindere dalle realtà esistenti, sarebbe irrispettoso e falso, sarebbe non riconoscere i percorsi fatti. E non abbiamo davvero bisogno di pietismo né di tornare indietro nella storia delle nostre lotte, c’è ancora molto da fare, tornare indietro no.

Con questo mi pare di essermi dilungata abbastanza. Spero rifletterà su queste parole come io ho riflettuto sulle sue, le lascio anche un paio di link utili, compreso quello del mio blog così, visto che le ho chiesto chi è lei, lei vede chi sono io.

http://www.movimentomosessualesardo.org/home.htm

http://www.associazionearc.eu/tag/cagliari/

http://mojumanuli.noblogs.org/

Una lesbica sarda

Moju Manuli

One Response to Lìberos, rispetados, uguales o … tollerati? Corongiu, i “gajos” e le polemiche

  1. Pepe Corongiu   19 Aprile 2012 a 06:06

    Ci sono critiche ben argomentate che posso accettare, anche se in merito a formule dubitative, tolleranza e paternalismo e altro resto convinto che questa tecnica argomentativa sia piu adatta ai mondi ai quali mi rivolgevo. se fossi stato t…roppo assertivo credo che avrei scatenato reazioni di chiusura. In realtà “chiuse” e preda dei luoghi comuni come la Sardegna, spesso declamare “la verità” non basta. Bisogna essere più insinuanti e “politici”.
    Però definire riduttivo il problema della lingua riguardo all’autodeterminazione del popolo sardo è solo un luogo comune transitato dal dominatore ai dominati, visto che in Europa Occidentale la base sulla quale si riconoscono le “nazioni senza stato” è proprio linguistica, ma questa è una trappola nella quale sono caduti in tanti in Sardegna, anche nel mondo nazionalitario e indipendentista. Non so c’è qualcosa di simile riguardo all’omofobia.
    Riguardo a rivalutazioni di termini quali “frosciu” mi ricorda la questione del “patois” valdostano che è definito così dalla cultura dominante francese con un termine dispregiativo. Loro cercano di usarlo ribaltando il significato, ma resta negativo per la maggioranza. Infatti, nella legge 482/99 è stato definito “francoprovenzale” con una nuova parola inventata dai linguisti contrapposta a quella tradizionale. Il problema del sardo è che tutti i termini a disposizione “tradizionali” contengono implicitamente un giudizio negativo.Da qui il tentativo di una redifinizione lessicale.
    A proposito, è vero che nel mio intervento mancano le lesbiche e i travestiti, e faccio ammenda, ma gli altri nominati ci sono e il sorridere del “neologismo” sardo non è altro che un assumere un punto di vista della cultura dominante italiana che vede nell’uso moderno del sardo una cosa”strana”. Diciamo, più o meno uno degli errori che vengono imputati a me sulla questione “gajos”. Molto interessante, comunque. C’è da imparare e crescere. Segno che non mi sbagliavo sui punti di contatto della questione. Andrebbe approfondito in sede pubblica, culturale e politica. Ringrazio Massimo Mele e il sito del MOS. Riguardo alla “sfuriata” di Moju Manuli, credo di aver chiarito con lei molti passaggi e penso che su molte cose abbia ragione. Ma il modo e alcune affermazioni credo che francamente siano inaccettabili.Però si discute. E’ giusto così.

    Giuseppe Corongiu

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