L’Ateneo di Firenze indaga sul ricercatore “negazionista” che cura l’Aids con lo yogurt

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Di Massimo Mele il 23 Marzo 2012. Nessun commento

Marco Ruggiero

Uno yogurt per sconfiggere l’HIV: è questa la proposta di Marco Ruggiero, biologo molecolare dell’Università di Firenze, una proposta talmente azzardata da costare allo scienziato un’inchiesta interna all’ateneo fiorentino, promossa dal rettore Alberto Tesi per verificare le sue attività accademiche.

Ruggiero, secondo la lettera inviata dal gruppo di discussione Hiv Forum, nella sua attività all’università di Firenze insegna corsi negazionisti agli studenti ed è il relatore di tesi di laurea dello stesso tenore. Inoltre sarebbe arrivato a contattere pazienti in rete proponendo l’uso di yogurt addizionato di Gc-Maf, una proteina con effetti “rafforzatori del sistema immunitario” e che consentirebbe all’organismo di combattere il virus senza l’uso di farmaci antiretrovirali: un’ipotesi irricevibile per chi fa ricerca medica e per gli stessi pazienti. Nella lettera infatti si esprime “estrema preoccupazione per la disattenzione con cui l’Università di Firenze appare affrontare le teorie insegnate e le attività poste in essere dal professor Marco Ruggiero su un tema per noi di vitale interesse: quello dell’Hiv quale causa dell’Aids”.

In risposta alla lettera, che chiede all’ateneo di dissociarsi dalle attività del biologo, l’università di Firenze indagherà su “comportamenti didattici e responsabilità” di Ruggiero, come afferma un portavoce intervistato dalla rivista scientifica Nature. Pochi mesi fa Ruggiero aveva firmato insieme al capofila dei negazionisti, l’americano Peter Duesberg, un articolo scientifico pubblicato proprio da una rivista dell’università di Firenze, l’Italian Journal of Anatomy and Embriology (Ijae). La rivista è diretta da un altro biologo dell’ateneo fiorentino, il professor Paolo Romagnoli. In quell’articolo si mette in discussione il ruolo dell’Hiv nell’epidemia di Aids in Africa e si sminuisce il ruolo dei farmaci antiretrovirali usati per combatterlo.

Il virus dell'HIV

Non solo: secondo quanto denunciato nella lettera Ruggiero “contatta in Rete pazienti, cui propone uno yoghurt addizionato di Gc-MAF […], presentandolo come ‘rafforzatore del sistema immunitario’, che dovrebbe essere in grado di consentire all’organismo di avere ragione del virus senza l’uso dei farmaci antiretrovirali”.

Quando si parla di Hiv, le teorie negazioniste o complottiste non sono una novità, in Italia come all’estero. Basti ricordare che proprio sulla scorta di quanto suggerito da Peter Duesberg, il presidente del Sud Africa Thabo Mbeki, dal 2000 al 2008 ha negato che l’epidemia di Aids che colpiva la popolazione fosse causata dall’infezione da Hiv, preferendo dare la colpa alla denutrizione. I mancati interventi in termini di cura e prevenzione sui cittadini sudafricani hanno avuto effetti devastanti, come descrive un recente studio della Harvard Medical School.

“Le argomentazioni proposte sono debolissime, e più volte confutate in modo definitivo a livello internazionale”, commenta invece Stefano Vella, direttore del dipartimento del farmaco dell’Istituto superiore di Sanità e membro della Commissione nazionale per la lotta all’Aids. Ciò che spaventa di più di queste teorie, però, è il fatto che mettendo in discussione l’efficacia dei farmaci e dando eccessiva importanza ai loro effetti collaterali, rischiano di allontanare i pazienti dalle terapie. “Gli effetti collaterali della terapia antiretrovirale esistono e sono conosciuti, oltre a essere oggetto di studio”, spiega Vella. “Tuttavia nella pubblicazione sull’Ijae non vengono illustrati i benefici prodotti da questi farmaci in termini di aumentata sopravvivenza e di imponente riduzione della mortalità, osservati attraverso sia trial clinici controllati sia studi osservazionali”, continua Vella. “Né è citato il fatto che oggi l’aspettativa di vita dei pazienti in regime terapeutico è paragonabile a quella delle persone non infettate. È proprio questo straordinario effetto della terapia a dimostrare la relazione di causalità tra il virus e la malattia”.

Del resto un trattamento alternativo con il Gc-Maf non è neanche in sperimentazione. Ad ammetterlo è lo stesso Ruggiero: “Non sono a conoscenza di nessun trial clinico con il Gc-Maf in Italia”. Infatti, anche il lavoro di Yamamoto su cui Ruggiero basa le sue convinzioni, uno studio del 2009 pubblicato sul Medical Journal of Virology, è puramente osservazionale e non si basa su alcuna sperimentazione clinica. Inoltre, Ruggiero stesso non considera quella con il GcMAf una terapia alternativa: “Non credo che al momento si possa parlare di “terapia” con GcMAF. Ipotizzo, però, che in futuro l’approccio immunoterapeutico possa affiancare le terapie tradizionali”.

In rete, tuttavia, sono reperibili diverse testimonianze di pazienti che si sono recati all’estero, in Svizzera, ad acquistare yogurt arricchiti con GcMaf, abbandonando la terapia convenzionale. “Non è difficile credere che alcuni pazienti si siano rivolti a una terapia alternativa”, spiega Alessandra Cerioli, Presidente della Lila (Lega italiana per la lotta all’Aids): “Non è facile accettare una diagnosi di sieropositività. Che, del resto, rappresenta uno stravolgimento della vita e va a colpire sfere delicate e private, come quelle affettiva e sessuale”. Spesso è quindi più facile seguire chi afferma che il problema non esiste, che non è necessario cambiare la propria vita e che il sistema immunitario ce la farà da solo, senza farmaci.

“Per fortuna”, prosegue Cerioli, “la maggior parte dei pazienti, quando i sintomi si fanno più severi, comincia o ricomincia ad assumere i farmaci. Non dobbiamo dimenticare che chi interrompe la terapia ha probabilità di morire più alte rispetto a chi la prosegue con costanza. Gli antiretrovirali, con tutti i loro effetti collaterali, sono infatti proprio i farmaci che rallentano o, nei casi migliori, impediscono la progressione della malattia”.

Fonti agenziaradicale.com, ilfattoquotidiano.it, galileonet.it

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