La famiglia naturale fondata sul “bunga bunga”

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Di Massimo Mele il 12 Febbraio 2011. Nessun commento

Dopo anni di discussioni sulle unioni civili, alle quali cattolici e Vaticano oppongono la superiorità della “famiglia naturale”, che non si capisce bene cosa sia (la Costituzione parla di “società” naturale), è giusto fare il punto sulla schizofrenia che intercorre fra le posizioni pubbliche e i comportamenti privati, sopratutto del Vaticano sempre impegnato a condannare gay e lesbiche e ad appoggiare Berlusconi e il suo mondo di vizio e depravazione*

“Cosa fa Silvio Berlusconi nel pochissimo tempo libero che gli rimane? Innanzi tutto adora stare in famiglia con Veronica e i suoi figli, a fare il marito e il papà”. Si descriveva così Berlusconi nel suo pamphlet “Una storia italiana” spedito, in milioni di copie prima delle elezioni del 2001, alle famiglie italiane. Era da poco passato il Family day, la manifestazione indetta dalle associazioni cattoliche contro la proposta di legge sui Dico, e voleva capitalizzare il suo sostegno alle posizioni più oltranziste del Vaticano e dei suoi devoti fedeli. Alla manifestazione, il Silvio delle libertà, attaccò anche i cattolici che votano a sinistra per la loro incoerenza perchè, se si è cattolici, gli insegnamenti della Chiesa si rispettano sempre: “Non si può essere allo stesso tempo cattolici, e come tali riguardosi della dottrina della Chiesa e dei suoi insegnamenti su varie questioni, e stare invece con chi è frontalmente dall’altra parte”.
Nei suoi governi non si è fatto mancare nulla: legge contro la droga (“la lotta alla droga è una battaglia di libertà” scrisse a Muccioli), contro l’immigrazione (“dobbiamo fermare l’invasione di stranieri” disse contro Fini) e contro la prostituzione (“Indignato per la presenza di donne poco vestite sulle strade” disse a don Benzi). Di queste, solo la legge sulla prostituzione si arenò in Parlamento e nemmeno la cattolicissima Carfagna che voleva “togliere linfa al mercato della prostituzione e punire un fenomeno vergognoso” riuscì a farla approvare. L’istituzionalizzazione dell’utilizzo delle escort come moneta negli scambi commerciali e nelle trattative politiche era ormai in stadio avanzato e renderla illegale avrebbe complicato le cose. Infatti, le inchieste che si susseguono nel tempo, hanno tutte come sfondo l’utilizzo di belle ragazze come strumento di persuasione o di ringraziamento, come nella “cricca”, la struttura parallela che si spartiva gli appalti pubblici grazie alle decretazioni d’emergenza: il G8, la ricostruzione post teremoto, la mondezza di Napoli o i campionati di nuoto romani.
Al di la del piano giudiziario, è proprio questo che salta all’occhio. I festini di cui tanto si parla, quelli che videro partecipare anche Noemi Letiziala e la D’Addario, fatta fuori perchè parlò troppo, o Tarantini, lo spacciatore barese con amicizie mafiose, attualmente in carcere, che chiamava Silvio al cellulare personale, ruotavano proprio attorno a queste tre cose: droga, principalmente cocaina ed erba, immigrate clandestine, meglio se minorenni e le prostitute, o escort o semplicemente belle ragazze in cerca di un lavoro a Mediaset o di qualche decina di migliaia di euro per avviare una nuova impresa o rifarsi labbra e tette.
Una realtà desolante e piuttosto squallida, ricca di miserie umane su cui prevale sicuramente quella di Berlusconi, ridotto a pagare qualunque tipo di compagnia, anche quella pseudo amicale, come rivelano le intercettazioni di Emilio Fede che fa la cresta sui soldi a Lele Mora. I suoi media lo avevano presentato come il grande latin lover sempre circondato da ragazze bellissime ammaliate dal suo charme ma intercettazioni e deposizioni danno un’immagine diametralmente opposta: quella di un vecchio ormai in completa decadenza fisica e intellettuale da spremere come un limone finchè ancora si regge in piedi. E’ davvero questo l’esempio di maschio italico che in tanti ancora oggi sognano? Si può davvero invidiare una così triste esistenza?
Ma oltre la compassione c’è anche la rabbia. La rabbia per aver cercato, attraverso leggi, decreti, dichiarazioni pubbliche, finanziamenti e quant’altro, di accondiscendere il più possibile il Vaticano e le pulsioni più razziste e omofobiche di una popolazione impoverita e alienata, ridotta a semplice comparsa della grande fiction berlusconiana fatta di soldi, feste sfarzose, successi commerciali, ville e sorrisi. E mentre il re e la sua corte sprofondavano nella dissolutezza, l’Italia si trovava alle prese con un aumento progressivo della povertà e della violenza omofobica e razzista e con una inaccettabile restrizione delle libertà individuali a partire dall’autodeterminazione femminile (vedi legge 40, attacchi all’aborto ecc.).
Oggi invocano la privacy, accusano di moralismo chi condanna l’”orgia del potere”, rivendicano il diritto alla libertà sessuale. Si, ma di chi?
Non certo quella di gay e lesbiche, diventati bersaglio privilegiato di bulli e neofascisti (picchiare un gay è meno grave che picchiare qualcuno per futili motivi di cui è riconosciuta l’aggravante) e talmente integrati nella nuova italia berlusconiana da mutuarne anche le dinamiche di scontro politico come ha tristemente dimostrato l’affaire Arcigay, con intercettazioni, attacchi personali ed epurazioni.
Lo scandalo Ruby ha sollevato il velo dell’ipocrisia del “sogno italiano” e ci ha aperto gli occhi sulla degenerazione maschile e autoritaria del potere. Riusciremo a tenerli aperti o li chiuderemo di nuovo?

*la differenza fra una sessualità libera e consapevole, per quanto selvaggia, e la depravazione e il vizio, sta nella percezione dell’atto. Berlusconi e la Chiesa condannano la sessualità al di fuori della famiglia per cui, le orge di Berlusconi, oltre che generate dai soldi, sono un vizio o una depravazione. Il sesso selvaggio fra adulti consenzienti, che non condannano tali pratiche in pubblico, è invece da rispettare come libera scelta. E’ la nostra consapevolezza a fare la distinzione fra vizio e libertà sessuale.

Massimo Mele

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