Dopo il si di Obama, i matrimoni gay nell’agenda politica di destra e sinistra.

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Di Massimo Mele il 11 Maggio 2012. Nessun commento

“Le coppie dello stesso sesso dovrebbero potersi sposare”. Dopo il “coming out” di Obama nel mondo si susseguono le dichiarazioni favorevoli e contrarie. Si dal primo ministro conservatore neozelandese, no dalla premier laburista australiana

Ci voleva Obama per portare i matrimoni gay a coprire le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Ma sopratutto a buttare nella confusione gli schieramenti politici dei cinque continenti. Se negli USA i democratici, volenti o nolenti, si dovranno schierare con il loro presidente, nel resto del mondo le carte si mescolano di continuo. Favorevoli il premier conservatore britannico Cameron e quello neozelandese John Key. No della premier laburista australiana Julia Gillard.
Anche il candidato repubblicano, Mitt Romney, esce allo scoperto, e dichiara “Il matrimonio in sé è tra un uomo e una donna”. Ma il suo no diventa un boomerang quando il Washington Post pubblica un articolo che lo descrive come “un figlio di papà, viziato, arrogante ed aggressivo. Una specie di bullo che amava prendere in giro altri ragazzi, colpevoli solo di avere i capelli lunghi e di parlare a bassa voce“. La denuncia arriva da cinque testimoni, ex compagni della Cranbrook School, che ricordano alcune sue bravate quando, a 17 anni, guidava le spedizioni punitive contro studenti considerati gay. Come ad esempio l’aggressione a “John Lauber, una matricola della scuola, maltrattato solo perché parlava a bassa voce e aveva i capelli lunghi. Secondo il racconto di alcuni suoi compagni dell’epoca, oggi rispettati professionisti, dopo averlo perseguitato a lungo, Romney volle dargli una lezione. Un giorno lo fermò e, alla presenza di altri ragazzi, prese delle forbici e cercò di tagliargli i capelli con la forza. Il ragazzo, in lacrime, tentò una debole resistenza. Chiese aiuto, ma alla fine dovette soccombere al compagno più grande. Mitt lo sbatté per terra e fece quello che voleva”.
Una nuova grana per il candidato repubblicano, che già non gode di buona fama tra i gay, per aver di fatto licenziato un suo portavoce apertamente omosessuale. “Da ragazzo, a scuola, ho fatto molte sciocchezze. E se qualcuno s’é sentito insultato o colpito chiedo scusa. Ho partecipato a molti scherzi e credo che in alcuni casi sono andato oltre” si difende Romney in un’intervista radiofonica dell’emittente amica Fox news. Ma le accuse riguardano non solo l’omofobia, ma anche il bullismo violento, vera piaga sociale negli USA. E per il candidato repubblicano la strada si prospetta sempre più in salita. Sono già diversi i suoi compagni di partito ad essersi espressi favorevolmente, come Rudolph Giuliani, il sindaco Michael Bloomberg e John McCain, così come si sono schierati a favore di Obama e hanno criticato Romney, i Log Cabin Republican, il gruppo che riunisce “leali repubblicani” convinti “che il Gop possa diventare piu’ forte se non esclude gay, lesbiche e transgender”.
In Italia esprimono piena condivisione con le parole di Obama Franco Grillini dell’IdV e Nichi Vendola “Dal presidente Obama parole coraggiose e limpide”. “Ha ragione Obama, sì alle nozze gay” dichiara invece Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, che si appresta ad approvare il registro delle Unioni Civili e lancia una frecciatina al PD “C’era anche nel programma di Prodi, che fine ha fatto?”. Sulla stessa lunghezza d’onda Barbara Pollastrini che chiede che “le nozze gay siano un punto fermo del programma del centrosinistra del 2013”. E mentre ricerca condotta da Datamonitor rileva che ben oltre la maggioranza degli italiani, 53,4%, è favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, è Maurizio Lupi a parlare per il PdL con le stesse parole del candidato repubblicano “Sono contrario e meno male che vivo in Italia e non in America. Sono contrario perche’ per me il matrimonio e’ tra un uomo e una donna. Per me e’ questa la famiglia, credo che la costituzione lo abbia riconosciuto. La Repubblica e’ fondata sul matrimonio e sulla famiglia”. Peccato che la Costituzione non parli di uomo e donna ma solo di coniugi. Non sarà che anche la laurea di Lupi è stata comprata in Albania?
A dargli “man forte” ci pensa il Vaticano che, per bocca della CEI, fa sapere di trovare le parole di Obama “profondamente rattristanti”. Sic!

E Tiscali notizie pubblica una mappatura dei matrimoni gay:

Un quadro delle differenti legislazioni sui matrimoni omosessuali nel mondo, legali in 10 Paesi; in altri cinque le nozze gay costituiscono un reato punibile con la pena di morte, in 39 con il carcere.
– Paesi Bassi: dopo aver creato nel 1998 una partnership aperta agli omosessuali, l’Olanda è stato il primo paese, nell’aprile 2001, ad aprire ai matrimoni civili per le coppie dello stesso sesso. Obblighi e diritti dei congiunti sono identici a quelli delle coppie eterosessuali, tra cui quello di adozione; dall’entrata in vigore della legge al 2005 sono stati registrati 6mila matrimoni.
– Belgio: i matrimoni tra omosessuali sono legali dal gennaio 2003. Le coppie gay hanno gli stessi diritti di quelle etero, ad eccezione delle leggi sui figli; hanno tuttavia ottenuto nel 2006 il diritto di adottare dei bambini.
– Spagna: il governo socialista ha legalizzato nel luglio 2005 le nozze tra omosessuali ed è possibile per queste coppie, sposate o meno, di adottare dei bambini; i conservatori – tornati al potere quest’anno – avevano tuttavia fatto appello alla Corte Costituzionale, che deve ancora pronuciarsi; secondo i sondaggi il 66% della popolazione è a favore del provvedimento.
– Canada: matrimonio e diritto di adozione per le coppie gay è legge nazionale dal luglio 2005, primo Paese nel continente americano a riconoscere questo diritto. In precedenza la maggioranza delle province canadesi concedeva già le unioni tra persone dello stesso sesso.
– Sudafrica: nel novembre 2006 il Sudafrica è divenuto il primo Paese africano a legalizzare le unioni tra due persone dello stesso sesso tramite “nozze” o “partenariato civile”.
– Norvegia: una legge del gennaio 2009 mette sullo stesso piano le coppie omosessuali ed eterosessuali, sia in merito alle nozze che all’adozione di bambini e ai benefici legati alla fecondazione assistita (nel caso di un matrimonio fra due donne e una successiva gravidanza per inseminazione, entrambe avranno il diritto di maternità). Dal 1999 esisteva la possibilità di stipulare un patto civile.
– Svezia: pioniera in materia di diritto all’adozione, la Svezia concede dal 2009 alle coppie gay di sposarsi civilmente o tramite rito religioso, con il sostegno della Chiesa svedese. Dal 1995 erano autorizzate le unioni di fatto.
– Portogallo: Una legge del primo giugno 2010 modifica la definizione di matrimonio, cassando il riferimento “tra sessi diversi”, ma per le coppie gay è escluso il diritto all’adozione; stando ai sondaggi solo il 29% della popolazione era favorevole al provvedimento, molto al di sotto della media europea (44%).
– Islanda: il primo ministro Johanna Sigurdardottir ha sposato la sua compagna il 27 giugno 2010, giorno in cui è entrata in vigore la legge che legalizza le nozze gay. Dal 1996 gli omosessuali potevano stipulare delle unioni civili, diverse tuttavia dai matrimoni.
– Argentina: il 15 luglio 2010, l’Argentina è diventato il primo paese a autorizzare i matrimoni omosessuali in Sudamerica, la più grande regione cattolica del pianeta. Le coppie gay possono adottare e hanno gli stessi diritti degli eterosessuali, indipendentemente da nazionalità e residenza.
Ci sono poi Paesi che autorizzano le nozze omosessuali su buona parte del loro territorio, come Stati Uniti (negli Stati di Iowa, Connecticut, Massachusetts, Vermont, New Hampshire e la capitale Washington; altri nove riconoscono delle unioni legali), e Messico (nella capitale federale).
Altri Paesi hanno adottato una legislazione sulle unioni civili che concedono dei diritti più o meno estesi agli omosessuali, tra cui la Danimarca, che ha aperto la strada nel 1989 creando un “registro di partenariato”, la Francia che ha creato i Pacs (Pacte civil de solidarité, 1999), la Germania (2001), la Finlandia (2002), la Nuova Zelanda (2004), il Regno Unito (2005), la Repubblica Ceca (2006), la Svizzera (2007), l’Uruguay e la Colombia.
L’Italia non ha attualmente una legislazione effettiva nè per i matrimoni gay, nè per le unioni civili. Alcune regioni italiane hanno tuttavia approvato degli statuti favorevoli ad una legge sulle unioni civili, anche omosessuali, tra cui la Calabria, la Toscana, l’Umbria e l’Emilia-Romagna.

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