Arcigay: deriva “eterista” o preda del PD?

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Di Massimo Mele il 14 Aprile 2011. Nessun commento

Parafrasando il Vaticano, “eterista” è l’unico aggettivo che ci viene in mente a commento dell’elezione di un etero alla guida dell’associazione a Bari. Ma le accuse principali riguardano il ruolo del PD nella vicenda. Svolta storica o semplice caso di strumentalizzazione partitica?

BARI. Francesco Brollo, eterosessuale trentasettenne, è il nuovo presidente di Arcigay Bari. E’ stato eletto, nel corso del terzo congresso per il rinnovo degli organismi, con il sostegno di Enrico Fusco, l’ex presidente, amico della deputata PD Paola Concia. Il neopresidente chiarisce subito di non condividere la politica di lobby, nè di conoscere il signifcato profondo della “comunità gay” e le problematiche insite in un percorso di autoacettazione. “Di fronte al cambiamento c’è sempre chi non comprende” sostiene “Io non mi rivolgo alla comunità omosessuale, io parlo con le persone e vivo in una società. E con le persone spero di contribuire a ottenere che la società riconosca i diritti di tutti”. Detta da un rappresentante politico non farebbe una grinza, ma da un presidente di Arcigay pone seri interrogativi. “Per quanto sensibile, che ne sa il neopresidente di cosa significa essere chiamati “ricchione di m…”?” si chiede qualcuno a Bari. Per Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, l’elezione di Brollo rappresenta un paradosso e, per quanto legittima, lascia perplessi: “Mi riesce difficile pensare ad un Marchionne a capo della Cgil, tanto per fare un esempio” chiosa.
E il mondo omosessuale si divide. Gay e lesbiche di area PD plaudono all’elezione. La deputata PD Paola Concia, che non ha mai militato nel movimento ma solo nel partito (e si vede ndr) definisce la sua elezione “un fatto epocale”, Imma Battaglia esclama con gioia “Questo e’ il mondo che vorrei: una società senza steccati, in cui non bisogna essere gay per difendere i gay” e Aurelio Mancuso lo definisce “un segno positivo”. Ma il resto del movimento che ne pensa? La sua elezione sarebbe una «provocazione», secondo diverse voci della comunità omosessuale barese, dentro e fuori da Arcigay. L’opposizione interna potrebbe chiedere il commissariamento e per ora punta almeno sul riconteggio dei voti. Sulla rete impazzano i commenti “E’ stato eletto solo perchè ha la tessera del PD. Non conosce nemmeno l’associazione in cui si è iscritto due mesi fa” scrive un militante barese su facebook.
Ci sfugge quale sia l’aspetto esaltante di questa “svolta storica” che, in molti, bollano come strumentalizzazione politica targata PD. Paola Concia, del PD, unica deputata lesbica eletta in parlamento, è di sicuro il politico meno amato da gay e lesbiche. “Quando la sento parlare, con le sue difficoltà dialettiche e la sua confusione politica, provo una vergogna profonda, quasi mi fa pentire di essere gay” è il commento di molti esponenti del movimento GLBT.
Brollo, nato a Venezia, si è trasferito a Bari per vivere con la sua compagna barese con la quale ha avuto una bambina. È laureato in regia alla Nuova università di cinema e tv di Roma. Ha vinto un premio per il miglior cortometraggio al quinto Festival del cinema europeo di Lecce. E, mentre lavora alla sceneggiatura del suo primo lungometraggio, Over the rainbow, insegna regia in alcune scuole medie e superiori della provincia di Bari. L’impegno nel sociale, per lui, non è una novità. L’avvicinamento alla comunità omosessuale barese, invece, una cosa accaduta in modo naturale, nei vicoli di Bari Vecchia dove Brollo vive «molto meglio che al Nord». «Io – spiega il presidente di Arcigay Bari – non ho passione per il concetto di “comunità”. Che sia quella omosessuale o altro tipo di comunità. Io conosco persone, entro in contatto con persone. Non entro ed esco da comunità. Con tutte le persone mi sento in una società. Che stenta a riconoscere dei diritti. Per questi diritti voglio battermi». Brollo, insomma, non fa sforzi per attirarsi le simpatie di quegli omosessuali che, invece, sembrano fidarsi poco o niente del nuovo corso. «Sono certa che Brollo avrà tutta la sensibilità che anch’io mostro dinanzi alle ingiustizie della vita – dice per esempio Viviana Loprieno, tra le fondatrici di un’altra associazione, Between – ma il neopresidente saprà cosa significa essere chiamati “ricchioni di m…”? Certe cose se non le vivi sulla pelle…». Brollo replica annunciando che si batterà prima di tutto proprio contro questa mentalità, quella di chi lo sente altro, diverso. (dal corrieredellasera.it)
Brollo ha ragione, lui è eterosessuale, non sente e non capisce l’esigenza di “entrare ed uscire da una comunità”. Non ha mai vissuto l’omofobia, nè quella interiorizzata nè quella esterna. Non sa che cosa sia un percorso di autoacettazione, nè cosa voglia dire “coming out”. Ma, sopratutto, non ha la minima idea di cosa rappresenti per gay, lesbiche e trans la parola “Orgoglio”, quel Pride oggetto di tante polemiche e di tanti scandali, proprio per la difficoltà, per gli eterosessuali, a capire il senso profondo di un momento di liberazione, di visibilità, di profonda soldarietà, che ci fa sentire vivi e orgogliosi di noi stessi e ci permette di camminare a testa alta, fieri del nostro corpo, della nostra sessualità, delle nostre relazioni. Il neopresidente di Arcigay è anche convivente ed è padre, ma l’omogenitorialità è altra cosa rispetto alla paternità eterosessuale. I suoi discorsi, sterilmente paternalistici e ormai superati come lo è il politically correct, danno anche un pò fastidio. Giusto che gli etero lottino per di diritti dei gay, fondamentale che scendano in piazza a combattere l’omofobia e rivendicare diritti di cittadinanza per tutti e tutte. Ma perchè farlo seduto sulla poltrona di una associazione gay?
Su Queerblog, forse per la carenza di motivazioni, per difendere l’elezione di Brollo hanno scritto: “Barack Obama non rappresenta solo gli afroamericani degli Stati Uniti”. E che c’entra? Parliamo di un Presidente degli USA, non del presidente delle Black Panters. La confusione tra la politica di partito e quella di movimento è alle stelle. Arcigay non è un partito politico (almeno speriamo), in cui qualcuno si iscrive per dare il proprio contributo alle battaglie politiche più diverse. Nichi Vendola non rappresenta gli omosessuali, ma è un omosessuale che fa politica per rappresentare bisogni ed istanze della popolazione. Susanna Camusso non rappresenta le donne ma è una donna che rappresenta il mondo del lavoro. Un concetto così semplice che sembra assurdo che possa generare una qualche minima confusione.
Ma oltre l’aspetto della “rappresentanza omosessuale”, da Bari arrivano altre motivazioni alla base della protesta contro la sua elezione. Sempre su Queerblog, tra i commenti troviamo quello di EvaBellatrix “[…] non hanno rispettato lo statuto di arcigay Bari per diversi aspetti, ma soprattutto perché Francesco Brollo non ha MAI frequentato Arcigay, non ha nessun tipo di esperienza a riguardo, non ha MAI seguito il comitato di Bari come nessun altro comitato arcigay, non si è MAI impegnato nella lotta contro l’omofobia a fianco degli omosessuali MAI! Non sapeva nemmeno che il 17 maggio è la giornata mondiale contro l’omofobia”.
Massimo Mele, attivista storico del Movimento Omosessuale Sardo, ironizza “Un presidente etero ad Arcigay? Si, e magari un corruttore di giudici e minorenni come capo del Governo”. Ma poi, serio, aggiunge “A parte gli scherzi credo che il PD farebbe meglio a smettere di pensare di strumentalizzare il mondo omosessuale imponendoci improbabili rappresentanti come la Concia o, peggio, occupando posti nel movimento come a Bari. Comincino piuttosto a rivendicare i diritti e a ripulire il partito da tutti i fondamentalisti, gli omofobi e i razzisti. Se l’Italia è a pezzi la colpa non è di quel criminale, ma dell’assenza di una sinistra”.
Il comunicato del presidente nazionale di Arcigay esprime tutto l’imbarazzo dell’associazione che non vuole puntare sull’eterosessualità ma sul mancato rispetto della democrazia interna.
Una brutta pagina da chiudere in fretta

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